Svizzera

Nonnismo su tre reclute ticinesi a Emmen

La Giustizia militare ha aperto un'inchiesta sulle punizioni umilianti inferte da sottufficiali e commilitoni svizzerotedeschi

Ti-Press
16 ottobre 2018
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Tre reclute ticinesi in un battaglione tedescofono. Accade nel Canton Lucerna, durante la Scuola reclute della Difesa contraerea 33 in corso a Emmen e attualmente dislocata nei Grigioni. Risultato: i ticinesi vengono presi di mira – e non è una battuta – con punizioni umilianti inferte da sottufficiali e commilitoni d'Oltralpe. Quello che in Italia si chiama nonnismo, in Svizzera assume le stesse identiche connotazioni, con l'aggravante della “territorialità”, ossia la vecchia abitudine di troppi confederati di guardare con sufficienza i ticinesi "bravi soldà". I quali, nel caso specifico, per vergogna e temendo ritorsioni hanno sin qui sottaciuto ai loro cari e agli amici le vessazioni subite. Fino a quando una di queste è stata filmata con un cellulare e il video è diventato virale all'interno della truppa. A tal punto da finire nelle mani della Giustizia militare. Che, per mano del giudice istruttore di Thusis, dove attualmente si trova la Scuola reclute, ha avviato un'inchiesta preliminare.

Come riferito stasera dal 'Quotidiano' della 'Rsi', il video girato il 14 settembre a Emmen riprende una delle reclute ticinesi sui cui si scatena il lancio di noci e sassi. Un sottufficiale dà l'ordine, le reclute svizzero-tedesche, inscenando una sorta di improvvisato plotone d'esecuzione, obbediscono ridendosela. Meno la vittima, in piedi al centro di un prato. La scena prosegue così: a lancio ultimato il sottufficiale urla al milite ticinese di mettersi sull'attenti, e il giovane obbedisce.

Il padre – percependone il senso di umiliazione e dolore – ha deciso di rivolgersi alla 'Rsi' per dire che sì, anche nel 2018 nell'Esercito elvetico succedono fatti deplorevoli. Il giovane è stato interrogato lunedì e, stando alla testimonianza del padre, durante la scuola reclute avrebbe subito più di una vessazione. Pare infatti che quanto viene mostrato nel video sia soltanto il più grave dei soprusi subiti dalle tre reclute ticinesi. Ad esempio – per citare uno dei molti episodi oggetto d'inchiesta – durante un appello in camera uno dei tree è stato costretto ad abbassare i pantaloni e a restare a lungo sull'attenti in mutande. Il portavoce della giustizia militare a Berna si è limitato a confermare l’apertura dell’istruttoria preliminare dichiarando che una decisione di merito dovrebbe essere presa nelle prossime settimane.

Gioventù comunista reagisce: 'Intollerabile!'

“La notizia non ci stupisce”, scrive in un comunicato Samuel Iembo, coordinatore di Gioventù Comunista: “Possiamo dire che chi va a militare lo fa a suo rischio e pericolo! Si tratta infatti di uno dei vari riti di iniziazione che purtroppo perdurano nelle nostre scuole reclute. Oggi si tirano sassi sui ragazzi, ma in un’altra caserma si tirano pugni in pancia, ecc. Sono fatti solo teoricamente illegali ma fortemente tollerati dalle gerarchie militariste e che in troppi subiscono senza fiatare per quieto vivere e per evitare di subire ulteriori atti di nonnismo nelle settimane successive”.

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