Calcio

‘Arrivare decimi e potersi giocare l’Europa non ha senso’

L’ex allenatore di, tra le altre, Lugano e Acb Davide Morandi saluta favorevolmente l’allargamento della Super League ma ne contesta la formula

20 maggio 2022
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«Giusto allargare la Super League, ma non così, la formula mi trova totalmente contrario».

Non va proprio giù a Davide Morandi la rivoluzione della massima serie del calcio rossocrociato decisa dai membri della Sfl. «L’allargamento delle squadre della massima serie era auspicato e persino dovuto, perché in questo momento la realtà svizzera garantisce 12-14 squadre di un certo livello – spiega l’ex allenatore di Biaschesi, Team Ticino, Locarno, Lugano e Acb –. Se penso infatti alle prime due attuali forze di Challenge, Aarau e Winterthur, le vedo senza troppi problemi nel contesto della Super, senza dimenticare Thun, Vaduz, nobili decadute come Neuchâtel Xamax e, se dovesse andare tutto bene, lo stesso Bellinzona, che con la doppia promozione più lo spareggio rischia di poter puntare all’immediato salto nella seconda categoria del calcio elvetico l’anno prossimo. Per questo secondo me si sarebbe potuto osare ancora di più, allargare l’élite a 16 squadre – con una Challenge anche più ampia e un ricambio annuale costante fra le due leghe tra club "meteore" ma dalle storie affascinanti – e prevedere uno svolgimento del campionato "normale", come tutte le principali leghe europee. Anche perché dubito che diventeremo un esempio per queste ultime ed essere dei precursori per il campionato slovacco, non è una grande ambizione…».

Ad essere indigesta per Morandi è proprio la novità principale della riforma, i playoff… «Per me non è concepibile che una squadra che dopo le prime 22 partite si trova decima, disputa il girone retrocessione e poi però può giocarsi l’Europa, magari a discapito di chi ha chiuso al terzo posto. Per me è follia, così come che chi chiude con ad esempio 20 punti di vantaggio sulla seconda non sia campione ma debba giocarsi tutto in tre ulteriori partite. La riduzione a 22 partite nella prima fase porterà a una compressione e a una lotta furiosa per entrare tra le prime sei, con il rischio poi che a dicembre le squadre vengano stravolte in base a dove si ritrovano. Per poi però poter ancora accedere all’Europa da decima. Senza senso».

Per l’ex responsabile tecnico della Federazione ticinese di calcio, ci si è forse fatti ingolosire dal fascino degli scontri diretti… «I playoff emotivamente attirano molto. D’altronde, sono più interessanti le partite di qualificazione della Champions League o quelle a eliminazione diretta? Chiaramente le ultime, ma questo non vuol dire che bisogna infilarle ovunque».

‘Un’occasione persa anche per i nostri giovani’

Da buon formatore, Morandi torna anche sul dietrofront per quel che riguarda i giocatori non formati localmente che ogni squadra può inserire nel proprio contingente di 25 calciatori. Un anno fa era stato votato che entro la stagione 2023/2024 si sarebbe passati dagli attuali 17 a 13, ma a Ittigen è stato appunto deciso di annullare tale decisione e continuare con 17 (in Super League)… «Fossimo andati a 16 squadre ti avrei detto che non sarebbe stato un problema, in quanto ci sarebbe stata una piattaforma tale da permettere ugualmente di dare spazio a tutti, nostri giovani compresi. Se non giocavi nel Basilea o nello Young Boys avresti comunque potuto giocare in Super League nell’Aarau, nel Winterthur, nel Neuchâtel. Con 12 squadre invece i talenti svizzeri, esclusi forse i migliori, continueranno a dover cercare spazio in Challenge, dove tra l’altro si vedono già squadre con elementi che, per vissuto calcistico, fino a qualche anno fa era impensabile vedere nella lega cadetta. Oggi invece l’occupazione dei posti nelle prime squadre di Super da parte di giocatori stranieri è diventata abnorme. Anche per questo secondo me non allargando in maniera ancora più decisa la massima serie, si è persa un’occasione».

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