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Per l’Eoc il caso è chiuso. Ma non per le ex infermiere

Dai tumori in corsia all’imprenditorialità presente e futura. Nell’edizione odierna spazio però anche alla Polgiudiziaria e alla riesportazione di armi

9 febbraio 2023
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Si riparla del gruppo di ex infermiere dell’ospedale San Giovanni di Bellinzona ammalatesi di cancro. Lo specialista romando incaricato dall’Eoc di verificare l’esistenza di un nesso con i farmaci antitumorali da loro trattati in passato a mani nude, si è rifiutato di eseguire la perizia. L’Eoc ha quindi chiuso il caso, ma le ex infermiere non ci stanno e lanciano un appello pubblico.

"Gli imprenditori hanno bisogno di certezze. Meno ideologia e più discussioni". Parola del direttore della Camera di commercio Luca Albertoni. Che in una chiacchierata a 360 gradi si sofferma sulle incognite che gravano sul mondo imprenditoriale cantonale alla vigilia delle elezioni cantonali. E avverte: «La frammentazione politica ci preoccupa non poco, perché già nella legislatura che si avvia a concludersi si è dimostrato quanto si fatichi a stringere alleanze, quindi maggioranze, per far passare dei progetti. Se questa frammentazione si acuirà ulteriormente, per noi sarà un problema».

In Val Verzasca, la vicenda di Khaleda e Satayesh, madre e figlia afghane, era rimbalzata pure sui banchi del Gran Consiglio, e per loro le cose si sono poi risolte in positivo. Nel Luganese, invece, Mezhde e suo marito e i loro figli (di 8 e 4 anni) incrociano le dita e sperano. Anche se quella speranza è ormai appesa a un filo sottile: per la 32enne curda irachena e la sua famiglia lo spettro dell’espulsione è più vivo che mai, dopo che l’Ufficio della migrazione del Dipartimento delle istituzioni ha fatto sapere di essere orientato verso un preavviso negativo riguardo all’istanza presentata a fine dicembre per il caso di rigore.

Orlando Gnosca, capitano e fra i veterani della Polizia cantonale, la definisce ‘biodiversità investigativa’. Quella costituita dai quattro Reparti della Polizia giudiziaria che affiancano nel loro lavoro il Ministero pubblico. «Possiamo contare su più profili: abbiamo ispettori generalisti che provengono, tramite concorso interno, dalla Gendarmeria; abbiamo ispettori, anch’essi generalisti, che in possesso di titoli accademici sono entrati in polizia dopo aver maturato esperienze in altri contesti; così come disponiamo di persone altamente specializzate che operano in determinati settori della Giudiziaria, per esempio nella Scientifica, nella Sezione analisi tracce informatiche e, quali analisti finanziari, presso la Sezione reati economico-finanziari», è la radiografia che a sua volta ne traccia il maggiore Thomas Ferrari, capo della Polgiudiziaria, introducendo l’odierno servizio fra le divise della Polizia cantonale.

Prima i missili di difesa contraerea, ora i carri armati. E domani, forse, i cacciabombardieri. Mentre sul fronte ucraino la Russia sembrerebbe voler stringere i tempi per una nuova offensiva, cresce la pressione sui fornitori di armi a Zelensky. E i Paesi occidentali scalpitano per rafforzare l’esercito di Kiev. Anche la Svizzera, che deve però fare i conti con l’inasprimento della legge federale sul materiale bellico, inasprita proprio alla vigilia dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina. Che fare allora? Una breccia si può aprire, annota Stefano Guerra nel commento con cui apriamo l’edizione odierna, con un allentamento mirato di questa legge, posto che non faccia a pugni con la neutralità. Senza dimenticare però che non è vendendo armi che la neutrale Svizzera s’è fatta un nome sulla scena internazionale.

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