Educazione

Le vite dei Giusti, memoria e responsabilità

Un progetto didattico di educazione storica e alla cittadinanza per maggiore consapevolezza. Storie di coraggio raccontate tramite il web

Storia e tecnologia per un progetto di educazione alla cittadinanza

La memoria è il fondamento. Non si può pensare che il presente verrà compreso e che la costruzione del futuro sarà chiara senza le solide fondamenta della memoria. Così Piotr Cywinski, il direttore del Museo di Auschwitz, il più importante museo e memoriale della Shoah, scriveva nel libro Non c’è una fine. Trasmettere la memoria di Auschwitz (Bollati Borignhieri, 2017) in cui racconta la sua esperienza alla guida dell’istituzione.

Preservare la memoria: è questa la finalità ultima a cui risponde il progetto Le Vite dei Giusti, nato dalla collaborazione tra il Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI, la Fondazione Federica Spitzer (FoFS) e l’Archivio storico della città di Lugano (ASL) e che ha portato alla nascita di un sito web (www.levitedeigiusti.ch) e di un progetto sperimentato in alcune sedi di scuola media, in collaborazione con il Centro risorse didattiche e digitali (CERDD).

Il termine “giusto” è tratto dal passo della Bibbia che afferma «chi salva una vita salva il mondo intero» (Talmud, Sanhedrin 37), ed è stato applicato per la prima volta in Israele, nella fondazione di Yad Vashem, l’ente nazionale per la memoria di Gerusalemme, istituito per documentare e tramandare la storia del popolo ebraico e per ricordare e celebrare i non ebrei di diverse nazioni che rischiarono le loro vite per aiutare le vittime della Shoah. Ripercorrere le vite dei giusti, avvalendosi delle moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ha finalità educative e didattiche importanti: dall’educazione alla cittadinanza democratica alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale locale, dalla creazione di un legame diretto tra la storia generale e la storia locale a una riflessione sul legame storia-memoria fino alla costruzione di un senso comune del passato.

Le vite dei Giusti

Il progetto ha preso le mosse dall’inaugurazione del Giardino dei Giusti – il primo in Svizzera – nel Parco Ciani di Lugano, il 26 aprile 2018. Quest’ultimo rende oggi omaggio a cinque figure di ticinesi che con il loro impegno hanno contrastato l’oppressione o salvato la vita di chi era perseguitato.

Ogni albero di ulivo piantato nel giardino ricorda una di queste personalità: Federica Spitzer, deportata a Theresienstadt e attiva in seguito alla sua liberazione come testimone nelle scuole ticinesi; Guido Rivoir, impegnato in favore dell’accoglienza dei profughi della dittatura cilena negli anni Settanta del Novecento; Carlo Sommaruga e Anna Maria Valagussa, che offrirono protezione a numerosi ebrei perseguitati durante il secondo conflitto mondiale; Francesco Alberti, giornalista impegnato nella denuncia del nazifascismo, e Marietta Crivelli Torricelli, fondatrice della “Società di mutuo soccorso femminile”, delle “Case del soldato” e di numerose altre iniziative filantropiche.

Ripercorrere le vite dei Giusti significa focalizzare l’attenzione sulla filigrana della storia, su coloro che, compiendo un gesto di responsabilità civile, contribuirono a mantenere vivi gli ideali di giustizia, libertà e solidarietà tra i popoli, che finirono poi per trionfare e gettare le basi per la ricostruzione di un’Europa democratica e pacifica.


Atti di responsabilità civile che hanno mantenuto vivi gli ideali di giustizia, libertà e solidarietà tra i popoli

La formazione per un impegno che non si arresta

Ma senso di responsabilità significa anche essere consapevoli che non c’è una fine, per citare di nuovo il titolo del libro di Cywinski. Un rapporto sull’antisemitismo prodotto dall’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali, condotto in dodici Stati membri dell’Ue e pubblicato il 10 dicembre 2018, ha rivelato un notevole aumento dell’antisemitismo agli occhi della comunità ebraica in Europa. Secondo lo studio demoscopico, l’85% degli ebrei interpellati dalla Commissione europea conferma questo aumento negli ultimi cinque anni, così come si è registrato un incremento di casi d’incidenti di origine antisemita riscontrabili per il decennio 2011-2021, sempre secondo un rapporto della stessa agenzia.

Memoria, consapevolezza, responsabilità: questi tre elementi devono essere i fari di orientamento sia nella costruzione di un senso comune del passato, sia nel difficile e impegnativo compito di formare le giovani generazioni, orfane, più di noi, di testimonianze dirette.

Consapevolezza e responsabilità individuale

La valorizzazione della figura dei “Giusti” ha una ricaduta importante in termini formativi. L’educazione contro ogni forma di violenza comporta, infatti, anche una dimensione morale, di scelta di campo, che determina la posizione etica assunta da ciascuno di noi di fronte alla sopraffazione e alla discriminazione, di qualunque genere esse siano. In un momento storico, come quello attuale, rivedere nel passato esperienze individuali di esempio civico consente di decostruire l’immagine di una storia inesorabilmente determinata dal susseguirsi di crisi democratiche, economiche e sociali, per ritrovare spazi d’intervento individuali nella microstoria locale e quindi in un contesto più vicino agli allievi.

L’avanzare di una certa passività nei confronti delle vicende politiche attuali, testimoniato dall’alto tasso di astensionismo nelle votazioni politiche, può essere contrastato valorizzando l’apporto di persone comuni, che ebbero il coraggio di compiere un gesto di responsabilità e di testimoniare con il loro operato l’esercizio di una cittadinanza attiva.

Il luogo fisico-giardino, attraverso la piattaforma digitale, ha quindi generato uno spazio virtuale per la costruzione della conoscenza storica che è giunto sino agli allievi, coinvolgendoli in prima persona in un processo di apprendimento attivo.

Come scrisse il grande pedagogista brasiliano Paulo Freire:

"Nella storia come possibilità non c’è posto per un futuro inesorabile. Al contrario, esso è sempre problematico. (…) Concepire la storia come possibilità implica riconoscere o confermare l’importanza della consapevolezza nel processo di conoscenza e d’intervento nel mondo. La storia come tempo di possibilità presuppone la capacità dell’essere umano di osservare, conoscere, confrontare, valutare, decidere, infrangere, essere responsabile" (Paulo Freire, Il diritto e il dovere di cambiare il mondo. Per una pedagogia dell’indignazione, Il Margine, Trento, 2021).

La storia dunque come possibilità e opportunità per formare cittadine e cittadini consapevoli e responsabili del loro ruolo nel mondo di domani.

In collaborazione con il Dipartimento formazione e apprendimento

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