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Amicizia e Covid-19, se la quarantena è (troppo) social

La crisi sanitaria in atto come banco di prova dei rapporti sociali: fra meme di dubbio gusto e clip tutte uguali, il vero amico resta chi sa ascoltare

La quarantena è social. Troppo? (Foto Ti-Press)
8 aprile 2020
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“Ciao, come stai?”. Primavera 2020: un intercalare che si era purtroppo quasi svuotato dal proprio significato è tornato a essere una domanda. Ma quasi insidiosa: la tentazione di misurarsi la febbre prima di rispondere in alcuni momenti è tanta. Anche per chi è poco ansioso, la crisi sanitaria in atto è un test psicologico non indifferente. Ma l’attuale periodo rappresenta un banco di prova anche per i rapporti sociali e soprattutto per quelli d’amicizia. 

Partiamo dal presupposto che, è forse è ovvio, una quarantena oggi non è come sarebbe potuta essere anche solo vent’anni fa. Volenti o nolenti siamo costantemente collegati, allacciati, in rete, e adesso ancor più che in condizioni normali. Molti hanno più tempo e, complice l’apprensione generalizzata che stiamo vivendo, lo utilizzano scrivendo, chiamando, postando selfie, condividendo video o immagini pseudo-divertenti. 

Ecco, partiamo da quest’ultimi. Sdrammatizzare è sacrosanto e alcuni sono effettivamente simpatici, ma all’ennesimo fotomontaggio sul leader nazionale o mondiale di turno nelle vesti di Ken il Guerriero o all’ennesimo video dell’animale domestico – visibilmente scocciato – con la mascherina, più che chiudersi del tutto in casa il primo pensiero è quello di distruggere qualsiasi apparecchio più tecnologico di un pelapatate nei paraggi.

Poi però ti tranquillizzi, fai mente locale e ricordi di avere un padre e una madre, delle persone care, e che no, non puoi staccare la connessione ed è importante mantenere i contatti. Il problema è che c’è chi va oltre ai propri affetti. Sarà capitato anche a voi di ricevere negli ultimi giorni messaggi da persone delle quali avevate dimenticato l’esistenza: ex compagni di scuola coi quali non avete mai condiviso neanche una merendina, ex colleghi che hanno lasciato tutto per andare a ritrovare se stessi sulle Ande, c’è persino il primo amore del liceo, quello che non si scorda mai ma che per quindici anni non si è (fortunatamente) fatto sentire. Per farla breve, e senza addentrarsi sul campo minato del parentado, questo periodo si sta rivelando un fiorire di “Ciao, come stai?” decisamente inaspettati e ai quali non eravamo forse pronti.

E poi ci sono loro: gli amici, quelli veri. Quelli che solitamente il “Ciao, come stai?” non lo chiedono più tanto spesso perché è un po’ troppo formale, ma salutano con un abbraccio (quando ancora si poteva darne) e come stai lo sanno, perché vi frequentate. Quelli che adesso riprendono a chiedertelo, il giusto, perché sono davvero preoccupati e non perché si annoiano. Sono quegli amici che capiscono, da una parola scritta in un messaggio, se sei giù di morale per questa surreale situazione e non cercano di tirarlo su inviando un post inflazionato pescato a caso da Facebook, ma magari chiamando. Parlando e ascoltando. In un mare di contatti che fanno a gara per trovare il link con la spiegazione fanta-politica o fanta-scientifica più originale di quanto sta avvenendo, di annoiati da un isolamento che – per fortuna, comunque – non è tale, di ansiosi e cospirazionisti, il porto sicuro sono loro: gli amici. E in questo contesto come non mai, li riconosci facilmente. E li ringrazi.

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