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Mamma Elvezia è ricca ma i suoi bambini sempre più poveri

Secondo l’Unicef un bambino su 5 in Svizzera vive in povertà e rischia l’emarginazione sociale. E il Ticino è messo peggio di altre regioni elvetiche

(Depositphotos)
22 dicembre 2023
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Siamo un Paese ricco, eppure la povertà infantile è aumentata del 10% dal 2014 al 2021. Non è certo la miseria infantile che si incrocia per le strade di Calcutta o Addis Abeba, o la lotta quotidiana per sopravvivere in zone di conflitto come lo Yemen, Gaza o Ucraina, ma è comunque un segnale allarmante da non sottovalutare. Le conseguenze della povertà possono essere devastanti, parliamo ad esempio di svantaggi materiali, di esclusione sociale, di ridotte chance di avere un’educazione. Chi viene dalla povertà parte svantaggiato e può risentirne per l’intera vita. Insicurezza materiale, paura di non farcela, sono fattori di stress anche per i più piccoli.

La ricca mamma Elvezia si situa al 31esimo posto tra i 39 Paesi sviluppati elencati nel recente rapporto Unicef ​​‘La povertà infantile in mezzo alla ricchezza’. Secondo il rapporto, in Svizzera tra il 17 e il 20% dei bambini vive in povertà. Uno su dieci soffre di povertà a lungo termine (da almeno tre anni). E il Ticino è messo peggio di altre regioni elvetiche.

Danimarca la più virtuosa

Assieme alla Svizzera, tra i Paesi meno virtuosi anche Francia, Islanda, Norvegia e Regno Unito. Il Paese con il tasso di povertà infantile più basso è la Danimarca, dove il 9,9% dei bambini è povero. Circa 1 bambino su 10 vive in povertà in Finlandia e Slovenia. Al contrario, più di un bambino su quattro vive in povertà in Bulgaria, Colombia, Italia, Messico, Romania, Spagna, Turchia e Stati Uniti d’America. Dal 2012 al 2019, la prosperità generale ha offerto ai Paesi un’occasione d’oro per affrontare la povertà infantile. Alcuni Paesi hanno colto questa opportunità, mentre altri l’hanno lasciata passare.

‘Non è lotta per la sopravvivenza’

La Polonia, ad esempio, ha ridotto la povertà infantile del 38%. Slovenia, Lettonia e Lituania l’hanno ridotta di oltre il 30%. Al contrario, cinque Paesi – Francia, Islanda, Norvegia, Svizzera e Regno Unito – hanno registrato un aumento della povertà di almeno il 10%. Per il Regno Unito l’aumento è stato del 20%.

“Povertà non significa lotta per la sopravvivenza, come in altre parti del mondo”, ci ricorda Nicole Hinder, responsabile del settore Child Rights Advocacy di Unicef ​​Svizzera e Liechtenstein. Va intesa come un fenomeno relativo e va quindi paragonata al tenore di vita dell’intera popolazione. Dobbiamo trovare il modo di correggere questa tendenza in Svizzera. Vediamo come.

La Svizzera è uno dei Paesi che si colloca a metà classifica in termini di povertà attuale, ma ha registrato uno dei più forti aumenti della povertà infantile dal 2019 al 2021. Come mai? Quali sono le cause?

Uno dei motivi principali è l’elevata disuguaglianza di reddito: le persone che guadagnano di più sono sempre più numerose; in proporzione, il numero di coloro che si trovano al di sotto del reddito equivalente è quindi maggiore. Ciò a sua volta comporta un maggior divario tra povertà e ricchezza. A questo si aggiunge che dal 2022 nei Paesi dell’Ocse i prezzi dell’energia e dei generi alimentari sono notevolmente aumentati (del 13% ovv. del 30%). Ciò è particolarmente oneroso per i nuclei familiari a basso reddito, che ne spendono una gran parte per coprire i bisogni primari. Inoltre, quest’anno i locatari hanno dovuto fare i conti con due aumenti di pigione.

È anche aumentata la pressione sul bilancio nazionale. Maggiori investimenti confluiscono nella difesa; abbiamo una forte inflazione. I bilanci per l’istruzione, la sanità e le opere sociali sono sottoposti a pressioni sempre maggiori. Per esempio, il sostegno dello Stato per le famiglie con bambini delle classi reddituali più basse è in regressione.

Un bambino su 5 a rischio povertà nella ricca Svizzera: chi sono?

In Svizzera esistono vari fattori di rischio per la povertà infantile. Tra questi, un livello d’istruzione basso, disoccupazione, malattia o anche i divorzi. In Svizzera povertà non vuol dire lotta per sopravvivere come in molte parti del mondo. Ma le conseguenze della povertà possono perdurare nel corso di tutta la vita. Ciò comporta tra l’altro l’emarginazione sociale: i bambini non possono partecipare alle attività sociali dei loro coetanei, per esempio far parte di un’associazione sportiva. Questo può portare all’isolamento, ma significa anche risultati scolastici peggiori e un maggior rischio di abbandono della scuola.

Cosa significa essere poveri in Svizzera?

Spesso, i bambini e le famiglie a rischio di povertà vivono in spazi abitativi limitati, privi di luoghi tranquilli e riposanti dove ritirarsi per studiare indisturbati; questo a sua volta può causare deficit d’istruzione. La mancanza di sicurezza materiale limita fortemente anche la percezione dei bambini dei loro diritti e lo sviluppo del loro pieno potenziale. Dalla prospettiva dei diritti dell’infanzia, questo risultato è particolarmente preoccupante. La povertà, infine, significa anche stress psicologico per tutta la famiglia: le paure, le preoccupazioni, il bisogno sono fattori di stress non soltanto per i genitori, ma anche per i bambini che li vivono direttamente.

Ci sono cantoni più colpiti di altri?

Non esiste un monitoraggio omogeneo dei cantoni, il che rende difficile la comparabilità. Tuttavia, l’Ufficio federale di statistica raccoglie dati per grandi regioni, regioni linguistiche e grado di urbanizzazione. Dai più recenti dati del 2021 si deduce che il tasso di rischio povertà (povertà relativa, al 60% della mediana) è più elevato nella Svizzera italiana (21,9%) e più basso nella Svizzera tedesca (12,3%). Inoltre, il tasso di rischio povertà è più alto (16,6%) nelle zone densamente popolate e all’incirca uguale nelle zone a densità media e scarsa (13,7 e 13,8%). Se si considerano le grandi regioni, il tasso di rischio povertà più alto è nel Canton Ticino (23,3%), seguito dalla regione del Lemano (21%). Le restanti grandi regioni si trovano al di sotto del 13,6%; il valore più basso, 10,3%, si registra nella Svizzera orientale.

Come correggere questa tendenza in Svizzera? Le autorità fanno abbastanza?

I sussidi statali in denaro (prestazioni di trasferimento) come le misure di aiuto sociale riducono già quasi della metà la povertà reddituale dei bambini. I sussidi in denaro per i bambini e le famiglie, come per esempio gli assegni familiari, le misure di aiuto sociale, le riduzioni dei premi, sono strumenti importanti per combattere la povertà infantile in Svizzera. Senza sussidi in denaro, nel 2021 la povertà infantile si sarebbe attestata intorno al 30,3%. Il potenziamento della protezione sociale, quindi, ridurrebbe notevolmente la povertà infantile. Ad esempio, potrebbe essere di aiuto un’indicizzazione delle prestazioni di trasferimento, per preservare il potere d’acquisto degli aiuti finanziari.

Altre misure?

Altre misure sono una migliore conciliabilità tra vita professione e conduzione familiare, sotto forma di un congedo parentale più lungo. È importante che i fondi statali non vengano distribuiti a pioggia, come nel caso degli assegni familiari indipendenti dal reddito. C’è infatti bisogno di un sostegno mirato ai gruppi particolarmente colpiti dalla povertà, per ridurre le disuguaglianze. Ma se si considerano l’inasprimento delle misure di aiuto sociale, o i tagli delle riduzioni dei premi, la tendenza è piuttosto quella opposta.

Dietro le cifre

Tanta ricchezza, eppure l’indigenza avanza

Più di 144’000 bambini sono colpiti dalla povertà in Svizzera. Quasi uno su cinque. Cosa nascondono queste cifre, Unicef ce lo spiega così: “In Svizzera non esiste una definizione univoca di povertà. Esistono invece due importanti concetti che riguardano la povertà: il concetto di povertà assoluta si basa su una soglia di povertà pari al livello di sussistenza sociale (secondo le direttive Cosas). Nel 2021 la soglia di povertà si attestava su un valore medio pari a 2’289 franchi al mese per persona singola e 3’989 franchi per due adulti con due bambini. Ciò deve bastare a coprire le spese per le necessità quotidiane (cibo, igiene, mobilità ecc.) nonché i costi abitativi, ma non i premi dell’assicurazione malattie obbligatoria”. La cifra dei 144’000 bambini si riferisce a tale concetto di povertà assoluta. L’attuale studio Unicef, però, non ha esaminato la povertà assoluta, ha invece analizzato il concetto di povertà relativa, cioè la percentuale di persone che rispetto al reddito della popolazione media si trova al di sotto di un determinato valore soglia. “La povertà deve essere rapportata allo standard di vita dell’intera popolazione. Si parla anche di tasso di rischio povertà. Sono considerate a rischio di povertà le persone il cui reddito è sensibilmente inferiore rispetto all’intera popolazione: si parla di meno del 60% del reddito equivalente disponibile. Nel 2021 il reddito equivalente disponibile era di 26’389 franchi. Essere a rischio di povertà significa quindi avere a disposizione meno di 15’883 franchi (60%)”. La Svizzera registra la quota più elevata di Pil pro capite di tutti i Paesi esaminati dallo studio. “Nonostante ciò, negli ultimi anni la povertà infantile è aumentata del 10%. A causa del livello di prosperità sostanzialmente elevato della Svizzera, molte famiglie dal reddito basso, e con loro i bambini, si trovano al di sotto del valore soglia menzionato. In Svizzera, ciò equivale al 18% circa dei bambini”, conclude Hinder.

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