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‘Inedita’ e ‘Le stagioni dei Venturini’

18 febbraio 2022
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Si tratta di due cose ben diverse. Che però hanno in comune il fascino della piccola-grande poesia. "Inedita" è un documentario sulla scrittrice Susanna Tamaro realizzato dalla regista Katia Bernardi (una donna trentina) e trasmesso dalla Rsi La2 mercoledì 16 febbraio scorso. Una scoperta. Non so quanti l’abbiano visto, diffuso nei giorni delle massime tensioni tra Russia e Ucraina e delle Olimpiadi invernali di Pechino. Ma sulle programmazioni e i palinsesti della Rsi varrà sicuramente la pena ritornare quando dovesse scattare l’operazione raccolta firme per dimezzare il canone della Ssr.

Un documentario, quello sulla Tamaro, di notevole spessore artistico e antropologico. Che, soprattutto in tempi come questi di accesi dibattiti su "sezioni" e "livelli", dovrebbe venire proiettato anche nelle scuole. Innanzitutto per insegnare a vivere a tutti. Agli allievi, ma ancor prima a molti docenti e soprattutto a certi loro capi. Altro che la "realtà virtuale", "l’intelligenza artificiale" e i "metaversi"…!

"Le stagioni dei Venturini" (iet, 2021) è invece un libro; ma pure di una donna. Insomma, quando le femmine ci si mettono… addio maschietti! Si tratta della saga di una famiglia – quella dei Venturini – che, attraverso le sue diverse generazioni, copre l’intero arco del Ventesimo secolo. Quasi tutta la storia, che è suddivisa in brevi capitoletti, si snoda attorno a Bellinzona (bene le foto in b/n, distribuite misuratamente, da richiamarmi certi bei libretti di Roland Barthes). L’ha scritta Elisabetta Peduzzi: ""una della famiglia", alla sua prima prova letteraria? Complimenti! Mi sarebbe piaciuto sentire il parere di Giorgio Orelli che quei luoghi conosceva come le sue tasche, e la sua bicicletta. Per me è stata una lettura godibilissima, consigliatami da un amico già docente di italiano alle Medie di Morbio Inferiore.

Quando poi verso la fine ho scoperto che il Luisito, andato sposo a una Venturini, era quel Clericetti che devo aver conosciuto negli anni Sessanta quando ero un pivello e lui un affermato barman a livello mondiale mi si sono accese le lampadine. Lui che al Suvretta o al Kulm di St. Moritz attraverso i suoi famosi cocktail raccoglieva addirittura, con professionale discrezione, le confidenze di Soraya. Quella triste Principessa da poco allora ripudiata dallo Scià di Persia «per non essere stata capace di procurargli una degna discendenza». Ecco, alla fine mi son detto: sarà questa una piccola storia… Ma che è entrata a far parte della Grande Storia. Attraverso pure quel Luisito la cui famiglia proveniva da Scudellate.

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