Il contributo

Chi era costui?

Ritratto di un politico nostrano con l’ausilio della xenoglossia (e non solo)

26 marzo 2020
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Raccolgo volentieri l’invito de 'laRegione' e del dir. Caratti a raccontare come passo le mie giornate da 67enne ormai dead man walking, per ora solo agli arresti domiciliari! Ho avuto tempo e modo di riprendere in mano il mio ormai consunto “quaderno dei vocaboli”, dove da anni&annorum raccolgo le parole più astruse e desuete incontrate nel corso delle mie letture.

Sfogliando quelle pagine, ho ripensato a Tommaso Landolfi e al suo geniale racconto 'La passeggiata', dove lo scrittore è riuscito a infilare centinaia di lemmi sconosciuti e/o dimenticati. Tanto per dare un’idea, ecco il suo incipit: “«La mia moglie era agli scappini, il garzone scaprugginava, la fante preparava la bozzima... Sono un murcido, veh, son perfino un po' gordo, ma una tal calma, mal rotta da quello zombare o dai radi cuiussi del giardiniere col terzomo, mi faceva quel giorno l'effetto di un malagma o di un dropace!» Una lettura da affrontare certo con un buon dizionario sottomano. Ecco allora la mia idea: offrire ai lettori l’identikit di un noto politico nostrano attraverso lemmi che, credo, pochi conoscono. Il politico, invece e ahimè!, lo conosciamo bene.

Ecco dunque il mio racconto landolfiano: È abilissimo nello strologare, senza perdersi in inutili prolegomeni. Quando la sua mente corrusca, eccolo sfociare in ditirambo senza tema di aporia, bensì forte della sua noesi. Sa ben aduggiare le malefatte dei suoi corregionali, sovente finiti - non in fondo - bensì dinnanzi a un foro; anzi: è un maestro nello scomotizzare! Non teme di sputar chiussi spigolando col suo dire da spetezzo; e, sempre tutto d’un pezzo, è allergico alla palinodia. Non c’è nulla d’irenico nei suoi scritti, quasi sempre scrausi, ma sa come calettare parti apparentemente inconciliabili, da buono zelatore convinto&praticante. È adusto, eufemismo per non dir che sa di briga. Si arpica nell’anfanare, come un augello si libra nel cielo al far d’ occaso, sebbene lui sia privo di scapolare. È pure instancabile nel suo ciabare, maestro qual è di mitopoesi e di epistrofe, sebbene la sua logorrea porti quasi sempre all’indarno, senza possibilità di sgattiliare alcunché. Probabilmente necessita di un’aberrometria, senza - per carità - spingersi all’aruspicio, benché denoti un braccino corto quando si tratta di guidrigildo (soprattutto nei confronti dei “non patrizi di Corticiasca”). Non è certo un atrabile, né un facocèro, come taluni sostengono: semmai un ipocondriaco. Temo tuttavia per lui che i suoi tanti impegni lo possano portare alla clinofobia, se non addirittura alla definitiva catabasi. Infine, se mi è concesso un consiglio non richiesto, si stacchi dall’ucronia e si dedichi piuttosto al ben più rilassante ripiglino!

Tempo di lettura: 3 min. Col vocabolario accanto almeno un’ora. Poveri premi e nessun cotillon ai solutori… Spero però, cari lettori, d’avervi dato modo di trascorrere un po’ di tempo in queste giornate che sembrano non passare mai!

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