Vucic e Gasic condannano l'intesa, considerata una minaccia alla sicurezza regionale e una violazione del diritto internazionale
Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha duramente condannato un accordo di collaborazione militare e nel campo della difesa fra Albania, Croazia e Kosovo firmato di recente a Tirana, affermando che si tratta di uno sviluppo preoccupante che apre la strada a una corsa agli armamenti nella regione.
"Si tratta della flagrante violazione del cosiddetto accordo subregionale sul controllo degli armamenti del 1996, ma vediamo che a loro tutto ciò non interessa", ha detto Vucic alla stampa serba al termine di un incontro a Bruxelles con il segretario generale della Nato Mark Rutte. "Hanno aperto una corsa agli armamenti nella nostra regione, per noi è una situazione difficile, ma abbiamo compreso il loro messaggio, e difenderemo il nostro Paese da ogni potenziale aggressore", ha detto Vucic.
Analoga dura condanna è giunta in serata dal ministro della Difesa serbo Bratislav Gasic, per il quale tale accordo trilaterale, concluso senza alcuna consultazione con Belgrado, conferma la validità del programma strategico di potenziamento e modernizzazione delle Forze armate della Serbia. "Si tratta di una iniziativa provocatoria di Paesi vicini, contraria agli sforzi per il consolidamento della sicurezza regionale. Una iniziativa contraria al diritto internazionale e che viola la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell'Onu", ha detto il ministro della Difesa.
In base a tale risoluzione adottata nel 1999 alla fine del conflitto armato, l'unica forza armata autorizzata a stazionare in Kosovo è la Kfor, la Forza di pace della Nato. Gasic ha aggiunto che per la Serbia tale sviluppo della situazione non è una sorpresa dal momento che Zagabria e Tirana già da tempo cercano di favorire il cammino del Kosovo verso l'adesione alla Nato, appoggiando il "processo illegale" di formazione di un 'Esercito del Kosovo'. "E' evidente che un tale scenario è inaccettabile per il nostro Paese", ha affermato Gasic, ribadendo che il Kosovo per Belgrado resta una regione autonoma inclusa nella Serbia, indipendentemente dal fatto che altri Paesi come Albania e Croazia abbiano riconosciuto la sua indipendenza illegale".