energia e ambiente

Cop28, negoziato difficile sul taglio delle fonti fossili

Posizioni ancora lontane, la presenza record di lobbisti non aiuta le trattative a Dubai. Gli ecologisti: tutti gli indicatori dicono che bisogna fermarsi

Le proteste degli ecologisti a Dubai
(Keystone)
5 dicembre 2023
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Calibrare le parole che mettano d'accordo quasi 200 Paesi sull'abbandono dei combustibili fossili, la principale causa del riscaldamento globale secondo gli scienziati e tema centrale della Cop28 a Dubai, si sta confermando un esercizio difficile. Lo dimostra la seconda bozza dell'accordo di 24 pagine a cui i delegati dei 197 Paesi più l'Unione europea stanno lavorando e che sarà portato all'approvazione della Conferenza delle Nazioni sui cambiamenti climatici entro la chiusura del 12 dicembre.

Posizioni variegate

Le posizioni dei vari Paesi sono naturalmente variegate e lontane rispetto alle tre prospettive contenute nella bozza, di "eliminare gradualmente i combustibili fossili o di ridurli gradualmente o di non affrontare affatto la questione" con l'Arabia Saudita (il più grande esportatore di petrolio al mondo) che ha già detto che non intende assolutamente accettare nè riduzione nè eliminazione graduale. L'inviato degli Usa per il clima John Kerry ha chiarito al Bloomberg green summit che "gli Stati Uniti sostengono l'eliminazione progressiva di tutti i combustibili fossili", che "la zona di atterraggio finale" dell'accordo "non è chiara" ma "troveremo un modo per fare qualcosa che ritengo realistico e che trovi la terminologia e il quadro appropriati all'interno dei quali svolgere il nostro lavoro".

L'ex vice presidente Al Gore ha osservato che le Cop vanno riformate in modo che i petrol-stati non esercitino così tanto potere sul risultato finale visto che gli accordi sono gestiti per consenso e qualsiasi paese può bloccarli. Certo che lascia pensare in questa edizione la presenza record di lobbisti legati ai produttori di combustibili fossili. Kick Big Polluters Out (coalizione di oltre 450 organizzazioni in tutto il mondo che chiede la fine dell'influenza delle aziende produttrici di combustibili fossili nella politica climatica), ne ha registrati almeno 2’456, il quadruplo rispetto all'anno scorso e solo al terzo posto dopo la delegazione del Brasile (candidata a ospitare la Cop30) e gli Emirati arabi uniti, ricchi di petrolio, che la stanno ospitando la Conferenza quest'anno.


Keystone
Il palco della Cop28

Attivisti agguerriti

Intanto, fuori dall'Expo city dove si svolge la Conferenza, alcuni attivisti armati di cartelli e striscioni hanno manifestato per chiedere lo stop a carbone, petrolio e gas. Nella sesta giornata di negoziati, all'energia e all'industria (tecnologie per la transizione), alla transizione giusta e alle popolazioni indigene, sono stati pubblicati alcuni rapporti scientifici.

L'annuale Global Carbon Project (consorzio di scienziati) ha stimato che c'è una probabilità del 50% che il riscaldamento globale superi l'obiettivo di 1,5 gradi fissato dall'accordo di Parigi del 2015 per più anni entro il 2030. Anche l'inquinamento da Co2 è aumentato dell'1,1% lo scorso anno, con l'aumento delle emissioni in Cina e India (primo e terzo maggiore produttore di emissioni al mondo).

Un altro rapporto di Climate Analytics afferma che la cattura e lo stoccaggio di carbonio (Ccs) "potrebbe rilasciare una bomba da 86 miliardi di tonnellate in più di gas serra nell'atmosfera tra il 2020 e il 2050" calcolando le emissioni aggiuntive che potrebbero derivare dall'uso continuato di combustibili fossili giustificato dalla scelta della Ccs. Un altro rapporto della Civil Society Equity Review, indica che l'estrazione di carbone, petrolio e gas deve cessare in tutto il mondo entro il 2050 per mantenere valido l'obiettivo di aumento medio della temperatura globale entro 1,5 gradi.

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