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Accordo di Parigi sul clima, il primo bilancio è desolante

Pubblicato l’atteso rapporto dell’Onu che fungerà da base per la Cop28. La via indicata è quella di una ‘radicale decarbonizzazione’

In sintesi:
  • I Paesi di tutto il mondo devono fare “molto di più, adesso, su tutti i fronti” nella lotta al cambiamento climatico
  • Il rapporto viene pubblicato proprio mentre i leader dei principali Paesi del G20 iniziano a riunirsi a Nuova Delhi
Primo grande bilancio dell’Accordo sul clima di Parigi
(Keystone)
8 settembre 2023
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Parigi – I Paesi di tutto il mondo devono fare “molto di più, adesso, su tutti i fronti” nella lotta al cambiamento climatico, secondo un primo bilancio dell’attuazione dell’Accordo di Parigi del 2015 pubblicato oggi dall’Onu a 82 giorni dalla Cop28. “Il mondo non è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi a lungo termine” di questo storico accordo: questa la constatazione conclusiva del rapporto elaborato dalla Conferenza Strutturale delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Unfccc).

Per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, il limite più ambizioso di questo storico accordo, le emissioni di CO2 dovranno raggiungere il picco prima del 2025. E per raggiungere la neutralità carbonica sarà necessario, da un lato, sviluppare le energie rinnovabili, dall’altro uscire da tutte le energie fossili senza cattura del CO2, sottolineano gli autori del documento, che si basa sui voluminosi e allarmanti rapporti del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc). La via indicata è quella di una “radicale decarbonizzazione”.

Accese discussioni alla Cop28

Le conclusioni dell’Unfccc fungeranno da base per gli aspri negoziati attesi durante la 28esima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop28), che si terrà negli Emirati Arabi Uniti dal 29 novembre al 12 dicembre. Questa sarà la Cop più grande di sempre, col futuro delle energie fossili – carbone, petrolio e gas – al centro delle discussioni.

Il rapporto viene pubblicato proprio mentre i leader dei principali Paesi del G20 iniziano a riunirsi a Nuova Delhi, con poche speranze di compiere progressi ambiziosi sulla questione climatica. Il ‘bilancio degli sforzi globali per attuare l’Accordo di Parigi’ – ‘Global stocktake’ nel gergo onusiano – è un documento atteso da tempo e il primo esercizio di questo tipo dalla firma dell’accordo nel 2015.

In quell’occasione, quasi 200 Paesi si sono impegnati a limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e a proseguire i loro sforzi per limitarlo a 1,5 °C. Con il riscaldamento globale che si sta già avvicinando a 1,2 °C, il mondo sta già sperimentando eventi estremi: ondate di calore, siccità, inondazioni e megaincendi che hanno devastato varie regioni del mondo quest’estate, la più calda mai misurata sul pianeta. Eventi che si moltiplicano per ogni decimo di riscaldamento in più.

Per raggiungere gli obiettivi, occorre “ridurre le emissioni globali di gas serra del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019” e raggiungere la neutralità carbonica nel 2050, ricorda il rapporto.

La finestra di opportunità si sta chiudendo

“Esiste una finestra di opportunità che si sta rapidamente chiudendo per aumentare le ambizioni e attuare gli impegni esistenti al fine di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C”, avvertono gli autori, che suggeriscono ancora una volta di intensificare gli sforzi a più livelli. Servono cambiamenti di vasta portata in tutti i settori e le aree, “compreso lo sviluppo delle energie rinnovabili e l’eliminazione graduale dei combustibili fossili”. E questo “senza cattura di CO2”.

La cattura e lo stoccaggio del carbonio derivante dalle emissioni in atmosfera prodotte dalle energie fossili e dalle filiere industriali non fanno l’unanimità tra gli esperti. I costi del processo e il consumo energetico che comporta sono tra gli aspetti più controversi nel dibattito sulla transizione energetica e climatica.