La Procura di Roma respinge la richiesta di accertamenti sul materiale genetico trovato su alcuni elementi della scena del crimine
"Elementi non sufficienti per la riapertura delle indagini". Così la Procura di Roma mette la parola fine alla possibilità di tornare a indagare sull'omicidio di Pier Paolo Pasolini avvenuto il 2 novembre del 1975 a Ostia. I magistrati di piazzale Clodio hanno, infatti, respinto l'istanza depositata nel marzo scorso dall'avvocato Stefano Maccioni, a nome del regista David Grieco, dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti e dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, in cui sostanzialmente si chiedeva di accertare a chi appartenessero i tre Dna individuati su alcuni reperti dai carabinieri del Ris nel 2010 e trovati all'epoca dei fatti sulla scena del crimine.
Nel provvedimento con cui viene rigettata l'istanza il pm Francesco Minisci afferma che gli spunti "valutati alla luce delle imponenti attività svolte" nel vecchio procedimento "non sono idonei a consentire l'attivazione della procedura di riapertura delle indagini". Per la Procura capitolina si tratta di elementi "aventi natura eterogenea e generica" che non sono "focalizzati sull'omicidio", ripetizioni "di attività già svolte e orientate verso soggetti già valutati" presenti nel procedimento che portò all'archiviazione.
All'attenzione dei pm romani erano state messe a disposizione anche le dichiarazioni di Maurizio Abbatino, esponente della Banda della Magliana, relative al "movente" dell'omicidio e in particolare alle ‘pizze’ del film ‘Salò e le 120 giornate di Sodoma’ che erano state sottratte a Pasolini. Per la morte dello scrittore è stato riconosciuto responsabile Pino Pelosi, all'epoca 17enne, condannato con sentenza passata in giudicato a 9 anni e 7 mesi. Il lavoro sui Dna individuati era stato compiuto anche nell'indagine poi archiviata. Si tratta di accertamenti svolti sugli abiti che Pasolini indossava la notte della tragedia che portò all'individuazione di cinque tracce di Dna a cui però non fu possibile dare "un nome". "Prendiamo atto con malcelata amarezza della decisione presa dalla Procura – afferma Maccioni – di rinunciare all'accertamento delle effettive responsabilità per l'omicidio di Pier Paolo Pasolini. È una sconfitta per tutti coloro che credono che il nostro Stato debba arrivare a garantire Giustizia soprattutto in questa vicenda".