La corrispondenza con una traccia lasciata in una rapina finita tragicamente frutta a un nord-macedone l’accusa di omicidio e tentato omicidio
Omicidio e tentato omicidio sono le accuse formulante dalla Procura del Giura bernese-Seeland nei confronti di un 64enne originario della Macedonia del Nord coinvolto in una rapina a Bienne (Be) del giugno 1999, nel corso della quale un giovane era stato ucciso. L’imputato respinge le accuse, riferisce la stessa procura.
L’uomo aveva partecipato con altre tre persone a una rapina nel domicilio di una famiglia jenisch a Bienne, il 25 giugno del 1999. I genitori e i loro figlio minore erano stati legati e imbavagliati dagli uomini armati. Quando i due figli maggiori rientrarono a casa, uno degli aggressori sparò a più riprese attraverso una finestra. Uno dei figli, di 22 anni, venne ferito mortalmente. Gli autori erano poi fuggiti a bordo di una VW con targhe solettesi. Dall’abitazione avevano sottratto un fucile mitragliatore e gioielli.
La vicenda rimase a lungo irrisolta. Alla fine di luglio del 2001, il procedimento era stato sospeso perché non era stato possibile identificare i colpevoli. Il dossier era poi stato ripreso nell’aprile del 2016 in seguito a nuove scoperte. Il nord-macedone, ora sotto accusa per omicidio, alla fine del 2015 aveva denunciato alla polizia cantonale di Berna un furto nel suo chiosco.
Durante l’indagine sul furto è stata trovata una corrispondenza con una traccia di Dna sulla scena del crimine a Bienne. Così, dopo ulteriori indagini, il macedone è infine stato arrestato nel gennaio del 2021. Da allora è in detenzione preventiva. L’uomo è accusato di ulteriori reati, fra cui violazioni della legge sulle armi.
I tre complici non sono ancora stati identificati.