Estero

Kerry a Pechino per rilanciare i negoziati sul clima

Nell'estate più calda di sempre per la capitale cinese, l'incontro tra i due Paesi che inquinano di più al mondo

(Keystone)

L'inviato speciale statunitense per l'emergenza climatica John Kerry è sbarcato a Pechino, nell'estate più calda di sempre per la capitale cinese e gran parte del pianeta, con l'obiettivo di rilanciare i negoziati sul clima tra i due Paesi che inquinano di più al mondo.

Nonostante l'alta tensione tra gli Stati Uniti e la Cina su diversi fronti, da Taiwan all'Ucraina fino al caso dei palloni spia e dei cyber attacchi, l'inviato speciale di Joe Biden è riuscito a mantenere rapporti cordiali con le sue controparti cinesi nel tentativo di tenere aperto il dialogo, almeno sulle questioni ambientali. Tuttavia riportare al tavolo della discussione Pechino non sarà impresa facile dopo che, lo scorso agosto, per protesta contro la visita a Taiwan dell'allora speaker della Camera americana Nancy Pelosi, i rappresentanti cinesi lo avevano abbandonato.

A Pechino le temperature più alte dal 1951

E proprio nel bel mezzo della peggiore ondata di caldo in Cina degli ultimi sessant'anni, con i bacini idrici prosciugati, i raccolti distrutti, migliaia di animali uccisi e continui blackout in alcune delle più importanti metropoli. Oggi, se possibile, la situazione è ancora più grave: a Pechino si sono registrate le temperature più alte dal 1951, gli Usa sono attraversati da una calura estrema e l'Europa brucia.

Stati Uniti e Cina producono il 40% delle emissioni globali ed è per questo che la missione dell'ex segretario di Stato 79enne, la sua terza dall'inizio della presidenza Biden, è di fondamentale importanza e arriva dopo altre due visite di alto profilo dell'amministrazione americana, Antony Blinken e la segretaria al Tesoro Janet Yellen.

Nei prossimi quattro giorni Kerry incontrerà il suo omologo Xie Zhenhu e altri rappresentanti di Pechino, ma a Washington non si aspettano grandi annunci. Alla vigilia della partenza l'inviato di Biden è stato attaccato da una commissione della Camera guidata dai repubblicani per non aver fatto abbastanza pressioni sulla Cina e persino per essere volato dall'altra parte del mondo a bordo di un aereo privato altamente inquinante per dialogare con un avversario degli Stati Uniti. Kerry ha difeso la sua missione sostenendo che non parlare con Pechino "sarebbe un errore da tutti i punti di vista: diplomatico, politico e di buon senso". "Stiamo cercando di trovare modi in cui possiamo cooperare per affrontare effettivamente la crisi, perché la Cina, in quanto seconda economia e principale inquinatore mondiale, è essenziale per risolvere questo problema", ha affermato l'ex segretario di Stato.

In attesa di un segnale di Xi Jinping

Se l'inviato Usa riuscisse ad avere un colloquio con il presidente Xi Jinping, che aveva incontrato all'epoca della presidenza Obama, sarebbe un segnale che la Cina intende impegnarsi seriamente nella ripresa dei negoziati, ma al momento non c'è nessun appuntamento in agenda. In qualità di principale produttore di gas serra la Cina ha promesso di ridurre le emissioni di carbonio entro il 2030 e di limitare l'uso del carbone a partire dal 2026. Tuttavia ad aprile Pechino ha approvato un piano per un forte aumento dell'energia a carbone, una mossa che secondo gli ambientalisti rivela la poca serietà della Cina verso il raggiungimento dei suoi ambiziosi obiettivi. Per non parlare delle ricadute della guerra in Ucraina sul mercato globale del gas e degli effetti della siccità degli ultimi anni sulla capacità idroelettrica cinese.