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Scarcerati al-Bashir e Haroun, massacratore del Darfur

L'ex autocrate è in ospedale: il tribunale dell’Aja chiede l’estradizione. Prosegue intanto la fuga dal Paese, mentre i morti sono più di 450

Mohammed Al-Bashir
(Wikipedia)
26 aprile 2023
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Il caos prodotto dal conflitto fra esercito e paramilitari a Khartoum ha fatto uscire dal carcere un esponente di spicco del passato regime ricercato dall'Aja per i crimini contro l'umanità perpetrati in Darfur dalle milizie Janjaweed, i famigerati ‘diavoli a cavallo’: si tratta dell'ex ministro dell'Interno Ahmed Haroun, tornato in libertà mentre dal Sudan e dalla sua capitale prosegue l'esodo di migliaia di stranieri. Il suo caso ha fatto emergere solo ora che già da oltre dieci giorni il 79enne ex presidente sudanese Omar al-Bashir ha lasciato la prigione di Kober a Khartoum dove era rinchiuso dal golpe del 2019 che lo ha aveva spodestato dopo 30 anni di potere. Il deposto autocrate è stato trasferito in un ospedale militare della capitale, l'Aliaa Hospital, assieme con almeno altri quattro alti esponenti del suo regime.

Carceri mal presidiati

L'esercito ha sottolineato che Bashir, di cui la Corte penale internazionale (Cpi) chiede l'estradizione all'Aja dal 2009 fra l'altro per crimini contro l'umanità perpetrati sempre in Darfur negli anni Duemila, viene sorvegliato dalla "polizia giudiziaria" e il trasferimento è avvenuto a causa delle sue "condizioni di salute" in un giorno imprecisato prima dell'inizio dei combattimenti scoppiati il 15 aprile.


Keystone
Rifugiati durante la crisi nel Darfur

L'ex ministro Haroun già martedì aveva rivelato di aver potuto lasciare l'ormai mal presidiata prigione di Kober assieme ad altri esponenti del passato regime sudanese tra cui un ex vicepresidente, Ali Osman. L'esercito ha spiegato che il rilascio è avvenuto domenica perché il carcere era rimasto senza acqua, cibo ed elettricità a causa dei combattimenti per il controllo del Sudan che finora hanno causato almeno 450 morti, di cui quasi 300 civili, e oltre 4'000 feriti.

‘Pronto a farmi giudicare’

Haroun ha assicurato che è pronto a comparire davanti alla magistratura, ma solo quando tornerà a funzionare. L'ex ministro ebbe un ruolo-chiave nella brutale condotta del governo sudanese in due lunghe guerre civili (quelle del Darfur e del Kordofan meridionale) e gli Usa, che lo hanno messo sotto sanzioni, gli ascrivono responsabilità anche in un massacro degli anni Novanta che gli valse l'appellativo di ‘macellaio di Nuba’.

Haroun è stato incriminato dalla Cpi nel 2007 per le atrocità perpetrate nello Stato occidentale sudanese del Darfur provocando, solo fra il 2003 e il 2008, circa 300 mila morti e 2,5 milioni di sfollati. L'ex ministro dell'Interno e poi degli Affari umanitari deve rispondere di 42 capi d'imputazione per crimini di guerra e contro l'umanità tra cui omicidio, stupro e tortura.

Molto vicino a Bashir per gran parte dei suoi 30 anni di potere e capo del Partito di regime, Haroun era stato arrestato nel 2019 a seguito del colpo di stato contro l'autocrate. Il Dipartimento di Stato Usa lo ha descritto come il collegamento fra il governo e i Janjaweed che sparsero terrore e morte in Darfur combattendo i ribelli per conto di Bashir con tecniche da genocidio.


Keystone
Il rientro a casa di un aereo greco

Gli espatri

Sono circa 15 gli svizzeri che sono riusciti a lasciare il Paese, mentre ammonta ormai a diverse migliaia il numero di stranieri che hanno lasciato il Sudan, tra cui una nave con a bordo 1'687 civili di oltre 50 Paesi ha attraccato in Arabia saudita nelle ultime ore, quando sono state segnalate operazioni di evacuazione anche da parte di Gran Bretagna, India e Nigeria.

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