Stati Uniti d'America

Harvard Medical School: ‘I ranking? Creano incentivi perversi’

Il prestigioso istituto americano esce dalla classifica contestando il metodo e dati che potrebbero essere manipolati

Primi ma non per tutti
(Keystone)
18 gennaio 2023
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Dopo la Law School di Harvard, un‘altra prestigiosa scuola di specializzazione dell’antico ateneo americano abbandona le classifiche delle migliori università d’America pubblicate ogni anno dalla rivista ’Us News and World Report’. È la Harvard Medical School, al primo posto nel 2023 per la ricerca, che stavolta lascia la lista in cui vengono messe in graduatoria le migliori scuole di medicina degli Usa, affermando che "non riflette in modo significativo" gli obiettivi della scuola.

In novembre oltre a quella di Harvard era uscita dalla classifica anche la Law School di Yale facendo traballare il sistema dei ranking in cui entrambe le facoltà storicamente occupavano i primissimi posti. A motivare la decisione, anche allora, era stata la metodologia usata nelle classifiche che tengono in scarsa considerazione gli sforzi per reclutare studenti di classi sociali svantaggiate, assicurare aiuti finanziari in base alle necessità e incoraggiare i laureati a cercare lavoro nel servizio pubblico e non solo nel settore privato con la promessa di paghe astronomiche anche a professionisti di prima leva.

Dati manipolati

Il rettore della Medical School di Harvard George Daley ha detto che "ci pensava da anni", annunciando adesso che non collaborerà più. "I ranking creano incentivi perversi" in base ai quali le istituzioni manipolano i dati e mettono in piedi iniziative che spingano la propria posizione al rialzo, ha detto Daley. La Medical School continuerà a pubblicare le informazioni sul suo sito web senza però condividerle con ‘U.S. News’.

I ‘ranking’ di ‘U.S. News’, basati in buona parte sulle risorse a disposizione, sono usati dagli atenei nelle iniziative di marketing per reclutare nuovi studenti. Sono da tempo sotto accusa nel mondo accademico americano, finora però le università si erano piegate al sistema, fornendo, anno dopo anno, i dati richiesti per entrare in classifica.

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