Estero

Venerdì di sangue in Iran, ‘anche bimbi tra le vittime’

Amnesty International teme che almeno dieci persone siano rimaste uccise dopo che la polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti

Le proteste continuano
(Keystone)
4 novembre 2022
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Teheran – Ancora proteste, ancora scontri, ancora sangue. Amnesty International teme che almeno dieci persone, tra cui dei bambini, siano rimaste uccise oggi in Iran dopo che le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui manifestanti nella tormentata provincia sud-orientale del Sistan-Beluchistan.

Le proteste mai sopite per Mahsa Amini, la 22enne morta lo scorso 16 settembre dopo essere stata arrestata per avere lasciato incustodita fuori dal velo una ciocca di capelli, sono scoppiate dopo la preghiera del venerdì nella ‘capitale’ provinciale di Zahedan, e in altre aree della provincia, inclusa Khash. Secondo Amnesty la sicurezza ha sparato "proiettili veri" dai tetti degli edifici.

Ong vs. regime

Un venerdì di sangue che non è passato inosservato neanche al gruppo Iran Human Rights (Ihr), che ha sede in Norvegia, che ha pubblicato un video dove si mostrano alcune persone insanguinate mentre vengono portate via dalle autorità. Secondo Ihr "molti sono stati uccisi e feriti a Khash". Ancora più dura la ong Baloch Activists Campaign (Bac) con sede a Londra, convinta che le forze di sicurezza iraniane abbiano sparato "con l’intento di uccidere".

Di altro stile la versione diffusa dal regime teocratico. L’agenzia di stampa ufficiale Irna ha parlato di diversi poliziotti feriti dai manifestanti che hanno lanciato pietre, dopo avere appiccato il fuoco ad una pattuglia della polizia.

La condanna del G7

Il G7 riunto a Münster ha condannato la repressione, oltre a esprimere "sostegno all’aspirazione fondamentale del popolo iraniano per un futuro in cui la sicurezza umana e i suoi diritti umani universali siano rispettati e protetti". Parole dure anche sulla "morte violenta della giovane iraniana "Jina" Mahsa Amini" e su "l’uso brutale e sproporzionato della forza contro manifestanti pacifici e bambini".

Provincia ad alta tensione

Il Sistan-Baluchestan è popolato dalla minoranza etnica baluch, che segue principalmente l’Islam sunnita piuttosto che la fede sciita predominante in Iran. Gli attivisti lamentano da tempo forti discriminazioni nei loro confronti da parte della leadership clericale sciita iraniana.

Si tratta di una provincia che non è restata per nulla isolata rispetto al movimento di protesta scatenato dalla morte di Mahsa. Anzi. Ad innescare i disordini il caso del presunto stupro nei confronti di una 15 enne da parte del capo della polizia della città portuale di Chabahar, che si trova nella stessa provincia. Attivisti hanno accusato le forze della sicurezza di aver massacrato più di 80 persone in un altro "venerdì di sangue" a Zahedan lo scorso 30 settembre.

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