Estero

La grande truffa dell’ex star della Silicon Valley

Elizabeth Holmes aveva promesso di rivoluzionare i test del sangue con la sua start-up Theranos: ora rischia 80 anni di carcere

Elizabeth Holmes in tribunale (Keystone)
4 gennaio 2022
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Elizabeth Holmes, la 37enne ex star della Silicon Valley ed emula di Steve Jobs che aveva promesso di rivoluzionare i test del sangue con la sua start-up Theranos, è stata giudicata colpevole da una giuria del Tribunale californiano di San José per aver truffato gli investitori con una tecnologia fallace. Ora rischia sino a 80 anni ma è rimasta impassibile alla lettura della decisione, come Ghislaine Maxwell, altra donna potente condannata recentemente in Usa per i suoi traffici sessuali di minorenni a favore del finanziere Jeffrey Epstein. Il verdetto del collegio – otto uomini e quattro donne – è arrivato dopo tre mesi di processo e oltre 50 ore di camera di consiglio.

I giurati l’hanno ritenuta responsabile di quattro capi di accusa e l’hanno assolta invece per altri quattro riguardanti la truffa ai danni dei pazienti, più difficile da provare perché l’ex Ceo della società non comunicò direttamente con loro, a differenza di quanto fece con gli investitori, raccogliendo oltre 900 milioni di dollari. Tra questi nomi di alto profilo, come Rupert Murdoch, il magnate del software Larry Ellison, membri delle famiglie dell’ex ministro dell’Educazione Betsy DeVos e dei fondatori di Walmart. Su altri tre capi di imputazione invece non è stato trovato un accordo unanime. La decisione ha l’effetto di un terremoto nella Silicon Valley e suona come un monito per tutti i manager, che ora sanno di poter finire sotto inchiesta se superano certi limiti per inseguire soldi e successo sfruttando in modo fraudolento un’idea promettente, cavalcando il motto “fake it till you make it” (fingi finché non riesci), come ha fatto Holmes.

‘Ciarlatana ossessionata dalla fama’

L’accusa l’ha descritta come una ciarlatana ossessionata dalla fama e dalla fortuna. “Ha scelto la frode anziché il fallimento della sua attività, ha scelto di essere disonesta con gli investitori e con i pazienti”, hanno incalzato i procuratori, definendo la sua scelta “non solo spietata ma criminale”. Lei invece ha testimoniato per sette giorni dipingendosi come una pioniera visionaria nel mondo della Silicon Valley dominato dagli uomini e come una donna sessualmente ed emotivamente abusata dal suo ex amante e partner d’affari Sunny Balwani, su cui ha scaricato poco elegantemente tutte le colpe. Il processo a carico del suo ex chief operating officer (dal 2009 al 2016) comincerà il mese prossimo nello stesso tribunale. La Holmes aveva abbandonato dopo il primo anno l’Università di Stanford per creare nel 2003 la sua start-up.


Holmes intervistata da Fortune nel 2015 (Keystone)

L’idea vincente fu proporre una tecnologia più rapida, meno costosa e meno dolorosa per scoprire centinaia di malattie, dal cancro al diabete, prelevando poche gocce di sangue con un ago dal polpastrello anziché con una siringa dal braccio. Peccato che poi la macchina, chiamata Edison, non funzionasse come promesso. Ma nel frattempo molti investirono sulla sua Theranos (combinazione di “therapy” e “diagnosis”, anche se fa assonanza col greco thanatos, morte) e mini laboratori si diffusero ovunque, in particolare nelle catene di Walgreen e Safeway. La società arrivò a essere stimata quasi 10 miliardi di dollari. Holmes puntò molto sulle pubbliche relazioni, ingaggiando nel suo Cda personalità del calibro degli ex segretari di Stato Henry Kissinger e George Shultz, degli ex ministri della Difesa James Mattis e William Perry, dell’ex Ceo della Wells Fargo Richard Kovacevich.

La manager corteggiò anche Bill Clinton e impressionò l’allora vicepresidente Joe Biden, che visitò i suoi laboratori nel 2015. La sua ascesa fu tale che Inc Magazine la definì “il prossimo Steve Jobs” – di cui era un’ammiratrice ed emula –, mentre Forbes la lanciò come “la più giovane miliardaria del mondo che si è fatta da sola” e Time la inserì nella blasonata lista delle persone più influenti del pianeta nel 2015. Il suo sogno però si è infranto contro una serie di articoli del Wall Street Journal che hanno destato l’attenzione delle autorità e spianato la strada all’apertura dell’inchiesta.

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