Estero

Ministra francese attacca l'islamo-gauchisme

Vidal scatena le polemiche sostenendo che la sinistra sarebbe compiacente nella diffusione di idee radicali legate all'Islam. Governo in imbarazzo.

(Keystone)
18 febbraio 2021
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"L'islamo-gauchisme è una cancrena della società nel suo insieme e l'università non ne è immune": con queste parole che annunciavano l'avvio di un'indagine per verificare che la produzione accademica sia imparziale rispetto al fenomeno islamista, la ministra dell'Insegnamento superiore, Frédérique Vidal, ha dato fuoco alle polveri. Su di lei piovono le critiche: dal governo che è apparso imbarazzato, a intellettuali come Thomas Piketty, che ne chiedono semplicemente "le dimissioni". La vicenda con al centro il cosiddetto islamo-gauchisme - termine con il quale si indica una benevolenza con la quale certa sinistra guarderebbe, spiegherebbe o tenterebbe di giustificare i fenomeni legati all'islam - non è nuova ed era stata sollevata, anche allora provocando polemiche, dal ministro dell'Educazione nazionale, Jean-Michel Blanquer. Ma Vidal è andata giù pesante: "Quello che osserviamo nelle università - ha dichiarato in un'intervista - è che c'è gente che può utilizzare i propri titoli e il proprio nome, ma sono una minoranza, per diffondere idee radicali o idee militanti". "Siamo scioccati da questa caccia alle streghe degna di un altro regime - ha protestato la deputata della sinistra radicale La France Insoumise, Bénédicte Taurine, presentando un'interrogazione al governo -. A cosa si fa riferimento? Lei non ha altro da fare che creare una polizia del pensiero?".

Reazioni a catena

Prima ancora delle prese di posizione del governo, preoccupato anch'esso di veder passare in secondo piano il tema dei problemi creati all'università dalla pandemia e dall'insegnamento a distanza, Vidal ha risposto: "Ci sono universitari che si lamentano perché viene loro impedito da altri di condurre le loro ricerche, i loro studi. L'università non funziona a compartimenti stagni, essa è attraversata da tutte le correnti della società, il ruolo dell'università è sempre di studiarle, comprenderle". Il giorno dopo è stato addirittura Emmanuel Macron a intervenire, difendendo in modo "assoluto - secondo le parole riferite dal portavoce Gabriel Attal - l'indipendenza degli insegnanti-ricercatori", "garanzia fondamentale della nostra Repubblica, una concezione condivisa da tutti i membri del governo". L'inchiesta voluta da Vidal per "distinguere quello che è ricerca accademica da quello che è il militantismo" continua però ad esacerbare gli animi. Nel governo, l'unico a difendere la ministra è stato il collega dell'Interno, Gérald Darmanin. La Conferenza dei presidenti delle facoltà universitarie ha denunciato "affermazioni caricaturali" da parte di Vidal e addirittura "battute da bar".

Il Cnrs, il Centro nazionale delle ricerche che dovrebbe condurre l'indagine, ha condannato "i tentativi di delegittimazione della ricerca". A tuonare è stato anche l'economista studioso delle "diseguaglianze", Thomas Piketty: per lui, la ministra "se ne deve andare". "L'orrore degli attentati del 2015-2016 - ha scritto su Liberation - e la decapitazione di Samuel Paty nel 2020 hanno spinto tutti a cercare delle spiegazioni e dei colpevoli. Fra i più disperati, ma anche fra i più cinici, alcuni hanno avuto l'idea geniale di sospettare di complicità jihadista qualsiasi ricercatore si interessi alle questioni della discriminazione".

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