Estero

L’Iran sfida gli Stati Uniti, ‘uranio arricchito al 20%’

Ripreso il processo nell’impianto sotterraneo di Fordo. La soglia è nettamente superiore ai limiti imposti dall’accordo sul nucleare. Preoccupata anche l’Ue.

L’impianto nucleare di Bushehr
(Keystone)
4 gennaio 2021
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Istanbul – Nuova escalation di tensione in Iran, a un anno dall'uccisione in un raid Usa a Baghdad del generale Qassem Soleimani. Sotto gli occhi degli ispettori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), la Repubblica islamica ha ripreso oggi il processo di arricchimento dell'uranio al 20% nell'impianto sotterraneo di Fordo, nascosto tra le montagne della città santa sciita di Qom.

Si tratta di una soglia nettamente superiore ai limiti imposti dall'accordo sul nucleare, che fa temere possibili futuri usi militari. "Israele non permetterà all'Iran di produrre armi nucleari", ha subito minacciato il suo premier Benjamin Netanyahu. Ma reazioni preoccupate giungono anche dai partner di Teheran nell'intesa del 2015 (Jcpoa). L'Unione europea parla di "un notevole allontanamento dagli impegni sul nucleare", con "gravi implicazioni sulla non-proliferazione".

Tensione nello stretto di Hormuz

Nelle stesse ore, anche lo Stretto di Hormuz è tornato al centro di uno scontro. Le unità navali dei Pasdaran hanno sequestrato un cargo sudcoreano diretto dall'Arabia Saudita agli Emirati Arabi Uniti, i due grandi rivali regionali di Teheran. Il mercantile Hankuk Chemi, che trasporta 7'200 tonnellate di prodotti petroliferi, è stato condotto dalle Guardie rivoluzionarie nel porto iraniano di Bandar Abbas con l'accusa di "inquinamento ambientale". Nel blitz sono stati fermati anche i 20 membri dell'equipaggio internazionale.

Immediata è giunta la reazione di Seul, che ha deciso l'invio un'unità anti-pirateria nel Golfo Persico e chiesto ufficialmente il rilascio del cargo, sullo sfondo di una lunga diatriba sul congelamento di circa 7 miliardi di dollari di fondi iraniani in due banche del Paese asiatico per via delle sanzioni americane.

La portaerei Uss Nimitz resta nel Golfo

E proprio con gli Stati Uniti la tensione è tornata alle stelle negli ultimi scampoli dell'amministrazione di Donald Trump. Mentre l'Iran si prepara a tenere un'esercitazione militare "su larga scala" dei suoi "droni da combattimento e di sorveglianza", il Pentagono ha deciso di non ritirare più dal Golfo la portaerei Uss Nimitz, come annunciato solo pochi giorni fa, alla luce delle "recenti minacce" di Teheran, che a sua volta accusa Washington di voler tentare un colpo di coda per compromettere il dialogo con la prossima amministrazione di Joe Biden su un possibile ritorno all'accordo nucleare.

"In questo ampio negoziato - ha spiegato alla Cnn Jake Sullivan, il consigliere alla Sicurezza Nazionale Usa scelto dal presidente eletto - possiamo alla fine garantire limiti alla tecnologia sui missili balistici iraniani, e questo è quello che intendiamo perseguire attraverso la diplomazia".

Rohani sotto pressione

Nel frattempo, però, il presidente Hassan Rohani è stato costretto dal Parlamento, guidato dai fondamentalisti, a dare il via libera all'arricchimento dell'uranio al 20%, ben oltre l'attuale 4,5%, che è già oltre il limite del 3,67% fissato dal Jcpoa. Una risposta all'uccisione dello scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh, ma anche una bomba a orologeria nelle mani dell'esecutivo moderato.

"L'Iran ha iniziato oggi a introdurre uranio 235 già arricchito al 4,1% in sei centrifughe a cascate nell'impianto per l'arricchimento di Fordo", 180 km sud di Teheran, ha confermato l'Aiea. La Repubblica islamica aveva iniziato a ridurre i suoi impegni a partire dal 2019, in risposta al ritiro unilaterale americano e alle mancate compensazioni dell'Europa per le sanzioni. La nuova mossa di Teheran, sottolinea la Russia, "rimane reversibile". Ma con il voto presidenziale in Iran previsto a giugno, il tempo stringe sempre di più.

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