Estero

Le riserve di uranio iraniano dieci volte superiori a quelle previste

L'ultimo rapporto dell'Aiea rivela il superamento dei limiti stabiliti dall'accordo del 2015, poi stracciato da Trump

4 settembre 2020
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Le riserve di uranio a basso arricchimento dell'Iran hanno raggiunto un livello più di dieci volte superiore a quello consentito dall'accordo sul nucleare del 2015. L'ultimo rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) torna a chiedere conto a Teheran delle sue violazioni dell'intesa, che secondo il governo di Hassan Rohani sono tuttavia una risposta al ritiro unilaterale e alle sanzioni degli Stati Uniti.

L'organismo di controllo certifica che al 25 agosto la Repubblica islamica aveva accumulato 2.105,4 kg di uranio naturale, contro i 202,8 kg ammessi dal Piano d'azione globale congiunto globale (Jcpoa). Nel precedente rapporto di maggio erano 1.571,6 kg. Il livello di arricchimento dell'uranio, aggiunge l'Agenzia Onu, ha raggiunto inoltre il 4,5%, sopra il 3,67% consentito. Un passo indietro si registra invece sullo stock di acqua pesante, che torna entro la soglia massima prevista di 130 tonnellate.

La Repubblica islamica aveva iniziato a superare i limiti previsti dall'accordo firmato con i 5+1 (i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania) e l'Ue come reazione alla politica di "massima pressione" attuata degli Stati Uniti, chiedendo agli altri partner di assumere azioni compensative dei danni inflitti dalle sanzioni americane per tornare a un pieno rispetto del Jcpoa. E non ricevendo risposta.

Ispezioni autorizzate

A Teheran non arrivano però solo critiche. L'Aiea ha infatti reso noto che è stata autorizzata una visita richiesta da tempo a due siti dove si sospetta che in passato potrebbero essere state compiute attività nucleari segrete. Gli ispettori hanno già avuto accesso a una di queste località, raccogliendo "campioni ambientali". Il secondo sito verrà ispezionato entro questo mese, "in una data già concordata" con le autorità della Repubblica islamica. In attesa dei risultati, previsti non prima di tre mesi, è comunque un segnale di distensione da parte dell'Iran, che in passato aveva rifiutato questi controlli, sostenendo che non fossero previsti dall'accordo e denunciando pressioni di marca israeliana e americana sull'Agenzia.

Del resto, solo due giorni fa la Commissione congiunta dei Paesi ancora aderenti al Jcpoa aveva ribadito "l'importanza di preservare" l'intesa come "elemento chiave dell'architettura globale di non proliferazione", respingendo la richiesta Usa di reintrodurre sanzioni Onu contro Teheran, visto che Washington non fa più parte dell'accordo.

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