Estero

Covid, già in giro da un mese la variante inglese

Lo afferma il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc)

Viaggiatori alla stazione di King's Cross a Londra (Keystone)
21 dicembre 2020
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La variante inglese del coronavirus circola già da un mese. Lo afferma il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), in un rapporto pubblicato sul suo sito.

Tre sequenze di campioni raccolti in Danimarca e uno in Australia, prelevati a novembre, sono infatti risultate essere collegate al focolaio inglese causato da questa mutazione. Il che indica che si è già "verificata una sua diffusione internazionale, anche se non se ne conosce l'estensione".

L'insolito alto numero di mutazioni della proteina spike e altre proprietà genomiche della variante suggeriscono, secondo l'Ecdc, che questa mutazione "non sia emersa attraverso il graduale accumulo di mutazioni in Gran Bretagna". L'Ecdc avanza tre ipotesi sulla comparsa di questa variante.

La prima è che una prolungata infezione da SarsCov2 in un singolo paziente, forse con ridotta capacità immunitaria, possa aver portato a un alto tasso di accumulo di mutazioni che riescono a eludere il sistema immunitario.

Un'altra possibile spiegazione potrebbe essere un processo di adattamento del virus, presente in specie animali e poi ritrasmesso all'uomo dall'animale, come accaduto con la mutazione rilevata negli allevamenti di visioni in Danimarca e Olanda. Ma il Regno Unito ha segnalato all'Ecdc e all'Organizzazione mondiale della sanità che "non c'è un chiaro collegamento epidemiologico con gli animali per questa variante".

Infine è anche possibile che la variante sia emersa attraverso la circolazione in paesi con poca o inesistente copertura di sequenziamento genetico. Ma questa ipotesi è la meno plausibile, secondo l'Ecdc, perchè le mutazioni casuali acquisite dalla circolazione del virus non spiegherebbero il numero insolitamente alto di mutazioni nella proteina spike e una circolazione sottotraccia per un tempo sufficientemente lungo per l'accumulo di così tante mutazioni (si stimano circa 10 mesi) non è molto probabile per via dei flussi di viaggi globali.

Il Sud Africa ha segnalato al database mondiale GISAID EpiCoV un aumento rapido simile, da ottobre, di una variante con mutazione della proteina spike, che non ha una stretta relazione evolutiva con la variante inglese, ma dimostra che la comparsa di varianti del genere non è un evento raro.

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