Estero

I curdi siriani rilasciano 25mila civili al confine con l'Iraq

Tra i liberati dal campo di al Hol figurano migliaia di familiari di combattenti dlel'Isis

5 ottobre 2020
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Con una mossa che potrà avere ripercussioni in Siria e in tutto il Medio Oriente le autorità curdo-siriane hanno annunciato di esser pronte a liberare fino a 25 mila civili siriani, da circa due anni ammassati al confine con l'Iraq nel famigerato campo di al Hol assieme a sfollati di varie nazionalità provenienti dalle regioni in passato controllate dall'Isis. Il campo è descritto come un luogo dove l'ideologia jihadista continua a fare molti proseliti. E la decisione delle autorità curdo-siriane - che non prevede la scarcerazione di migliaia di jihadisti rinchiusi altrove del nord-est siriano - per alcuni equivale a scoperchiare un pericoloso vaso di Pandora.

Tra gli oltre 20 mila civili siriani che potranno lasciare al Hol ci sono numerosi donne e bambini, mogli e figli di jihadisti uccisi o in prigione. La maggior parte di questi siriani appartengono alle tribù arabe dell'Eufrate. Da anni, le autorità curdo-siriane chiedono che i loro alleati occidentali della Coalizione anti-Isis si prendano in carico delle circa 60 mila persone ammassate ad al Hol, uno spazio creato dopo la guerra del Golfo del 1991 per ospitare al massimo 10 mila sfollati.

Secondo stime dell'Onu, nel campo rimangono circa 25 mila siriani, 30 mila iracheni e 10 mila di altre nazionalità, tra cui occidentali, russi, asiatici. In condizioni igienico-sanitarie estremamente precarie e in un contesto di forte tensione sociale, il campo di al Hol è stato da più parti descritto come un "focolaio di radicalizzazione" e come "l'ultima roccaforte dell'Isis" in Siria. Ed è inserito in un'area dagli equilibri molto precari: dal 2012 è fuori dal controllo di Damasco, ma accanto ai miliziani curdi, sono ora dispiegati gli eserciti statunitense, russo, turco e governativo siriano. In questa stessa zona, continuano a operare in clandestinità cellule dell'Isis, sconfitto formalmente nella primavera 2019, ma finora mai annientato come forza insurrezionale e molto radicato nel territorio a cavallo delle due sponde dell'Eufrate.

Dal giugno 2019 a oggi, solo quattromila siriani sono stati rilasciati, a scaglioni, dopo una serie di accordi tra l'amministrazione curda e i clan tribali arabi della Siria nord-orientale e orientale, da cui provengono gran parte dei civili siriani rinchiusi dal 2019 ad al Hol. Proprio i civili provenienti dalle regioni siriane di Raqqa e Dayr az Zor, in parte sotto controllo curdo, saranno i primi a poter tornare a casa. Per quanto riguarda gli oltre 30 mila iracheni, questi non vogliono tornare per paura di essere condannati a morte. E il governo di Baghdad prende tempo perché li considera un problema e una minaccia.

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