Estero

Primo calo dei malati da Covid-19 in Italia

Si confermano i segnali di miglioramento, ora la partita si fa politica tra le Regioni e il governo Conte

20 aprile 2020
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È calato per la prima volta il numero dei malati di coronavirus in Italia. Una diminuzione minima nei fatti, solo 20 positivi in meno rispetto a domenica, ma consistente dal punto di vista simbolico anche perché si aggiunge ad una serie di segnali incoraggianti registrati anche oggi: a due mesi esatti dalla constatazione dell'emergenza e 40 giorni di lockdown, il totale dei ricoverati nelle terapie intensive è di 2.573, 62 in meno di ieri. In calo anche i malati in 12 Regioni - ma non in Lombardia e in Piemonte -, con Umbria, Basilicata, Calabria e Sardegna senza vittime. Che tuttavia ieri sono state ancora 454.

Tutti numeri e indicazioni che, però, non consentono di sciogliere il nodo sul quale da giorni si sta consumando il confronto sempre più acceso tra governo e regioni sulle modalità della riapertura in vista del 4 maggio. IL'esecutivo di Giuseppe Cont è sempre più orientato a un avvio differenziato della Fase 2,mentre i presidenti del Nord premono per un'unica data per tutto il paese. Come si ripartirà, dunque? Un dato da cui iniziare c'è e sono le analisi degli esperti che, ormai da giorni, ripetono come se è vero che il dato complessivo italiano conferma la discesa dei contagi, è altrettanto chiaro a tutti che il virus continua a muoversi in maniera non uniforme, con alcuni territori che fanno molto più fatica di altri ad uscire dall'emergenza.

L'ultima è quella dell'Osservatorio nazionale sulla Salute nelle regioni italiane coordinato da Walter Ricciardi, il consulente dell'Oms e del ministro della Salute Roberto Speranza che è anche uno dei principali sostenitori della riapertura 'differenziata'. Lo studio sottolinea che proprio la Lombardia, assieme alle Marche, sarà l'ultima regione ad avere zero nuovi casi, non prima del 28 giugno. Il Piemonte e il Veneto ci arriveranno il 21 maggio mentre molte altre regioni del Centrosud tra la fine d'aprile e l'inizio di maggio. Le conclusioni le tira il direttore scientifico Alessandro Solipaca. "Il passaggio alla Fase 2 dovrebbe avvenire in maniera graduale e con tempi diversi da Regione a Regione". Un concetto ribadito dal membro del Comitato tecnico scientifico Luca Richeldi: "Prevedo un network di misure sul territorio nazionale - dice - ma non posso escludere misure specifiche a livello regionale". Che è proprio il tema su cui da giorni montano le frizioni tra governo e regioni. E tra gli stessi governatori.

Perché se un'intesa sembra esserci sulla necessità di avere linee guida nazionali che devono poi esser adattate su ciascun territorio, lo scontro è sulle date delle riaperture. Il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha definito "quasi impossibile" gli zero contagi e ribadisce la sua contrarierà a qualsiasi regionalizzazione: "o siamo in grado di contenere il contagio, allora si apre tutti, o se non siamo in grado non c'è chi 'è più o chi è meno'. Perché se il contagio riprende anche da chi è meno è un rischio per tutti". Lla sindaca di Torino Chiara Appendino gli ha fatto da sponda chiedendo "che il Piemonte e la mia città possano ripartire insieme alle altre regioni". Mentre Luca Zaia, nel chiarire la volontà del Veneto di attendere le indicazioni degli scienziati e di non voler mettere a repentaglio la vita dei cittadini, ripete quel che dice da giorni: "noi siamo pronti".

Strategie diverse di pressione sul governo, così come quelle dei governatori del Sud, pronte a muoversi autonomamente - "l'Abruzzo non aspetterà il 4 maggio con le braccia conserte", dice il governatore Marco Marsilio - e a bloccare gli arrivi dal Nord come ha fatto sapere ampiamente il presidente della Campania, De Luca.

Per decidere, Conte attende per mercoledì la relazione del coordinatore della task force Vittorio Colao - che dovrebbe contenere una serie di indicazioni concrete su lavoro, trasporti, mobilità - ma intanto ha riunito i capi delegazione della maggioranza. L'idea che si fa strada è quella di aperture 'mirate' e scaglionate, cercando però di non arrivare ad uno scontro frontale con i presidenti e le loro smanie di 'governatori', a partire da Fontana, facendo leva sulle indicazioni scientifiche.

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