Estero

Accordo in Israele, Netanyahu e Gantz insieme al governo

I due ex avversari si intendono su un esecutivo a guida alterna. delusi i sostenitori dell'ex generale

20 aprile 2020
|

La crisi è finita: Israele ha un nuovo governo ed è composto da due ex acerrimi nemici, Benyamin Netanyahu e Benny Gantz. A distanza di oltre un anno e tre combattute elezioni, la pandemia coronavirus ha portato ad un governo di emergenza nazionale che mette insieme due leader che finora si erano sempre proclamati totalmente alternativi l'uno all'altro.

"Ho promesso a Israele - ha sottolineato Netanyahu - un governo di emergenza nazionale che operi per salvare le vite umane ed il lavoro dei cittadini. Continuerò a fare tutto il possibile per voi, cittadini di Israele'. Stessa enfasi da parte di Gantz: "abbiamo impedito - ha detto - una quarta tornata elettorale. Difenderemo la democrazia. Combatteremo il coronavirus e avremo cura dei cittadini".

L'intesa, firmata questa sera a Gerusalemme dopo settimane di estenuanti alti e bassi e lo spettro di quarte elezioni, prevede un esecutivo a due teste, con 36 ministeri che vedrà per i primi 18 mesi al comando Netanyahu con Gantz come 'premier alternato' (da responsabile della difesa). Poi toccherà al leader di Blu-Bianco, attualmente presidente della Knesset, governare con Netanyahu come 'premier alternato'. Nella ripartizione dei ministeri 15 andranno 15 a Blu Bianco: tra questi gli esteri, la giustizia e l'economia. Al blocco della destra, religiosi compresi, il resto: tra cui le finanze, la sicurezza interna e la sanità. A patto - hanno osservato gli analisti più smaliziati - che l'intesa regga oltre il fatidico primo anno e mezzo.

Fatto sta che l'accordo almeno sulla carta è destinato a rimettere in moto un paese che la crisi politica ha bloccato a lungo nella precarietà e in una durissima contrapposizione tra i due schieramenti di destra e centrosinistra. Una paralisi aggravata dalla incriminazione formale per corruzione, frode e abuso di potere di Netanyahu che a maggio dovrà comunque affrontare le accuse in tribunale a Gerusalemme. Senza contare che ora - visto che Netanyahu sarà di nuovo premier - dovrebbe pronunciarsi la Corte Suprema che finora ha respinto come "premature" le petizioni contro questa eventualità.

Nell'intesa - secondo i media - sono state recepite due questioni sulle quali si è battagliato fino all'ultimo. La prima - fortemente osteggiata dai palestinesi - riguarda il fatto che dal 1 luglio Netanyahu sottoporrà al governo o alla Knesset l'approvazione dell'annessione, in base al via libera del piano di pace di Trump, della Valle del Giordano e degli insediamenti ebraici in Cisgiordania. A conferma che, salvo rarissime eccezioni, ormai, la questione palestinese è perla politica israeliana una mera questione di sicurezza e sull'altro.

La seconda - importante per Netanyahu vista la sua incriminazione - è la Commissione della Knesset sulla nomina dei giudici la cui presidenza dovrebbe andare ad un parlamentare di Blu Bianco ma gradito anche al Likud che in ogni caso ne avrà la maggioranza. Contro l'accordo si sono scagliati gli ex alleati di Gantz: in primis Yair Lapid che ha denunciato "il compromesso" in atto, specie quello sulla nomina dei giudici. Vane le proteste degli elettori che in Gantz avevano visto un'alternativa a Netanyahu: il potere è un piatto più ghiotto.
 

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE