Via libera del Parlamento di Ankara al sostegno del Governo di Tripoli, sotto minaccia dei ribelli
Il bello è che Donald Trump e Recep Tayyip Erdogan “auspicano una soluzione diplomatica” per la crisi libica. Il contenuto della telefonata tra i presidenti statunitense e turco è stato reso noto poche ore dopo il via libera del parlamento di Ankara alla missione militare turca in Libia. Spedizione che risponde alle ambizioni neo-ottomane di Erdogan, ma che gli è stato agevole presentare come riposta alla richiesta di aiuto di Fayez al-Sarraj, il cui esecutivo a Tripoli è il solo riconosciuto dalle Nazioni Unite, e si trova sotto la minaccia dell’offensiva lanciata da Khalifa Haftar. Se il generale che da aprile cerca di conquistare Tripoli deciderà di ritirare le sue truppe, hanno spiegato fonti ufficiali turche, Ankara non si metterà di mezzo. Ma Erdogan non ha inviato i soldati in Nord Africa per fare turismo. Da al-Sarraj, il presidente turco ha già ottenuto di estendere la propria area di interesse economico fino a ridosso delle coste libiche. E i soldati sono laggiù a scoraggiare chi non dovesse essere d’accordo...
Il voto al parlamento turco era in origine previsto per la prossima settimana ma si è deciso di anticiparlo per le difficoltà incontrate dal governo libico dell'Unione nazionale (Gna) a Tripoli, dove si è intensificata negli ultimi giorni l'offensiva delle forze di Haftar. In una sessione parlamentare straordinaria, i parlamentari turchi hanno dunque approvato con un'ampia maggioranza – 325 deputati a favore e 184 contrari – una mozione che per un anno consentirà a Erdogan l'opzione di mandare soldati sul terreno.
Subito dopo il voto, messaggi allarmati sono arrivati dai Paesi confinanti Algeria e Egitto e dalla Lega Araba, che si oppone a ogni ingerenza straniera nel Paese, ma i cui membri hanno già sul posto milizie debitamente addestrate...