Estero

Presidenziali Usa, tramonta l'astro nascente O'Rourke

L'ex deputato texano 47enne, che fra i democratici aveva impressionato, ha annunciato il suo ritiro dalla campagna per la Casa Bianca

Basta così
1 novembre 2019
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Da astro nascente, quando sfiorò la vittoria al Senato contro Ted Cruz nel 2018, a candidato presidenziale flop: è la parabola dell’ex deputato texano dem Beto O’Rourke, 47 anni, che oggi ha annunciato il suo ritiro dalla campagna per la Casa Bianca a causa di carenza di fondi e dei deludenti risultati nei sondaggi, che ostacolavano la sua qualificazione al prossimo dibattito dem di novembre.

Beto ha fatto sapere anche di non voler correre per nessun’altra carica, neppure in Senato. "La nostra campagna ha sempre riguardato il vedere chiaramente, il parlare onestamente e l’agire con decisione. In questo spirito sto annunciando che il mio servizio al Paese non sarà come candidato o come nominato", ha annunciato su Twitter. "Riconoscere questo ora è nel miglior interesse di quelli impegnati nella campagna, di questo partito mentre cerchiamo di unirci intorno ad un nominato, e del Paese", ha scritto, promettendo di sostenere qualunque candidato vinca la nomination per "sconfiggere Trump".

Beto aveva cominciato bene, annunciando la sua candidatura a metà marzo, quando era entrato nelle primarie con un alone di celebrità e un vasto entusiasmo tra i democratici, compreso Barack Obama, per aver quasi vinto il duello con un pezzo da novanta qual è Cruz in un "red state" come il Texas. Nei primi giorni si era dimostrato anche un ottimo "fund raiser" e aveva cavalcato la difesa degli immigrati attaccando il muro di Trump.

Ma poi la sua stella si è offuscata e la sua campagna non è mai decollata, con percentuali rimaste sempre intorno al 2%-3%. Complici alcuni errori di vanità ma anche la difficoltà di sfondare in un parterre affollatissimo con abili oratori come il più giovane Pete Buttigieg o l’esperta Elizabeth Warren. Con la sua uscita il numero dei candidati dem scende a 17. Tra quelli in difficoltà c’è anche la senatrice Kamala Harris, che dopo la spinta iniziale ora è stata costretta a tagliare lo staff e a ridistribuirlo sempre per carenza di fondi.

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