Sotto l'occhio vigile dei tecnici (e dei curiosi), l'impalcato del moncone ovest tra le pile 7 e 8 del viadotto è stato sollevato
Dopo una giornata intera di lavori preparatori, la scorsa notte poco prima delle 24 l'impalcato del moncone ovest tra le pile 7 e 8 del viadotto Morandi a Genova è stato sollevato. Per i tecnici era il momento più delicato. E' stato questo il segnale tangibile che la demolizione del ponte stava compiendosi, avviando la fase che porterà alla ricostruzione del ponte e alla rinascita della città, spezzata in due dal 14 agosto scorso, quando il crollo di parte del ponte fece 43 vittime, feriti, sfollati e danni all'economia di una regione.
Una volta sollevata quella che una volta era parte della carreggiata del viadotto sono cominciati i lavori per "liberarla" dal resto della struttura: è stato tagliato tutto ciò che la univa al ponte e poi è cominciata la discesa a terra. La demolizione. Lo smontaggio della trave era iniziato ieri alla presenza del premier italiano Giuseppe Conte, del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, del viceministro Edoardo Rixi, del sindaco di Genova e commissario Marco Bucci e del governatore della Regione Liguria Giovanni Toti.
È iniziata la demolizione del Ponte Morandi di Genova. Sono passati sei mesi dal giorno del crollo del ponte, in cui hanno perso la vita 43 persone. Secondo il progetto firmato da Renzo Piano, il nuovo viadotto dovrebbe essere pronto il 15 aprile 202… https://t.co/dQFb0oXChc pic.twitter.com/uVCRh97hYo
— Corriere della Sera (@Corriere) 9 febbraio 2019
Sotto gli occhi attenti dei tecnici delle ditte Omini e Fagioli, responsabili della demolizione del Morandi, e sotto gli sguardi di curiosi che si sono avvicinati alla zona "armati" di binocoli e macchine fotografiche per scrutare e immortalare come mutava lo skyline della Valpolcevera, l'impalcato è stato calato. Un'operazione lenta e monitorata momento per momento, per ricercare la massima sicurezza, che ha conosciuto anche momenti di stop e di ripartenze.
Ponte Morandi, la discesa del primo tratto smontato: tutti a vedere il viadotto che scompare https://t.co/O1zIm1uvmv pic.twitter.com/HHIUtdudo6
— La Stampa (@LaStampa) 9 febbraio 2019
"Ma non ho mai avuto dubbi che qualcosa potesse andare storto, anche se questa operazione è stata più complessa di quella compiuta sulla Concordia", ha detto Emilio Omini. Alla fine, dopo oltre 10 ore di discesa, quel manufatto da circa 900 tonnellate, lungo 36 metri e largo 18, ha percorso 48 metri per arrivare a quota zero, dove si è appoggiato a dei sostegni. Erano le 18,20. Ha "viaggiato" a una velocità media di 5 metri all'ora, accompagnato dalla bandiera di Genova, la croce di San Giorgio, una croce rossa in campo bianco. "La bandiera di Genova sul primo pezzo di ponte Morandi che è stato smontato rappresenta il nostro orgoglio e la nostra voglia di ripartire più forti di prima", ha detto il governatore Giovanni Toti.
Sul fronte dell'inchiesta, la relazione dei tecnici svizzeri che hanno analizzato i reperti del viadotto parla di "corrosione di diversi gradi" e di "un processo di degrado in atto da molto tempo". Intanto il secondo incidente probatorio, quello sulle vere e proprie cause del crollo del ponte Morandi, potrebbe essere chiesto a breve. E' quanto trapela da palazzo di giustizia. L'accelerata è legata all'allungarsi dei tempi del primo accertamento che rischia di chiudersi a giugno inoltrato in base alle esigenze dei periti del giudice per le indagini preliminari e i consulenti di procura, indagati e parti civili. A questa seconda richiesta è legato anche il numero di indagati destinato ad allungarsi inevitabilmente per consentire loro di partecipare alle operazioni peritali.
"Non è un lavoro semplice - sottolinea il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi - ma il cerchio sta per stringersi. Bisogna capire con esattezza fino a che periodo spingersi indietro e individuare chi faceva cosa in quel periodo e chi fosse a conoscenza dell'ammaloramento del viadotto. Ma questo tipo di lavoro è già a buon punto".