Confine

Quattro indagati per reati fallimentari, uno è di Melano

Il Nucleo di polizia della Guardia di Finanza di Milano ha arrestato anche un manager ticinese, vecchia conoscenza della giustizia italiana

Scattano le manette
(Ti-Press)
11 giugno 2023
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Fondi pubblici per circa 500mila euro equivalenti a poco più di 485mila franchi incassati fraudolentemente, ai danni di Simest, società pubblica italiana che supporta la crescita delle imprese all’estero e controllata dalla Cassa depositi e prestiti, questa è la principale ipotesi di reato che nei giorni scorsi ha portato il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano ad arrestare quattro persone, tra cui un manager ticinese di Melano.

Sequestrati beni per 5 milioni di euro

L’indagine è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano. Tra le varie accuse contestate ai quattro indagati, differenti a seconda delle posizioni di ognuno, ci sono anche reati fallimentari, come la bancarotta fraudolenta e il trasferimento fraudolento di beni. Nell’ambito dell’inchiesta al manager ticinese sono stati sequestrati beni mobili e immobili per un valore di 5 milioni di euro (pari a circa 4 milioni 850 mila franchi), il manager è una vecchia conoscenza della giustizia italiana, era già finito in carcere nel 2016 nell’ambito di in un'altra inchiesta simile. Secondo gli inquirenti gli indagati avrebbero realizzato “la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” al fine di "ottenere fraudolentemente finanziamenti pubblici che venivano, poi, impiegati nell'interesse del manager e di un suo socio”.

‘Riciclare capitali illeciti’

Per altre due persone indagate è stata disposta la misura dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. La Guardia di Finanza ha eseguito perquisizioni in varie parti d’Italia, nelle province di Milano, Torino, La Spezia, Monza e Brianza, Napoli e Lecce in cui sono state impiegate anche unità cinofile utili per la ricerca di denaro contante. Il frequente ricorso, spiegano gli investigatori, “da parte degli indagati a prestanome, veicoli societari fittizi e articolati negozi giuridici” era “finalizzato a riciclare capitali illeciti provenienti da plurimi reati tributari e fallimentari e a eludere le misure di prevenzione patrimoniale previste dalla normativa antimafia”.

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