Economia

Powell affronta l'ultimo discorso a Jackson Hole sotto attacco di Trump

Il presidente della Fed cerca equilibrio tra critiche e incertezze economiche mentre Trump valuta il suo successore

20 agosto 2025
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Jerome Powell sale per l'ultima volta sul palco di Jackson Hole nelle vesti di presidente della Fed. Il discorso di venerdì è probabilmente uno dei più difficili per il numero uno della banca centrale americana: fra gli attacchi incessanti di Donald Trump e un contesto macroeconomico pieno di incertezze legate soprattutto all'impatto dei dazi, Powell si trova a dover cercare un equilibrio che mantenga compatto il board della Fed, spaccato sulle prossime mosse e, a sua volta, sotto il fuoco incrociato di critiche del tycoon.

L'ultima in ordine temporale a finire del mirino di Trump è la governatrice Lisa Cook, nominata da Joe Biden. Il presidente ne ha chiesto le dimissioni sul suo social Truth e, dietro le quinte, starebbe valutando di silurarla. Cook è accusata da un alleato del presidente di frode: ha falsificato documenti - è la tesi - per ottenere un mutuo a condizioni più vantaggiose.

Mentre l'escalation di attacchi non accenna a rallentare, dalla montagne del Wyoming il presidente della Fed si appresta delinea la strategia per i prossimi mesi, se ci saranno o meno tagli dei tassi di interesse. E lo fa davanti a un pubblico 'amico', ovvero altri banchieri centrali convinti che l'indipendenza sia nel Dna delle banche centrali e pronti a sostenerlo di fronte incessanti critiche di Trump.

Gli analisti danno per scontato che alla prossima riunione del 16 e 17 settembre, la banca centrale americana ridurrà il costo del denaro almeno di un quarto di punto per la prima volta dal dicembre 2024. Una sforbiciata destinata a non accontentare Trump, che vorrebbe tassi ridotti di due o tre punti. La frustrazione del presidente per la lentezza della Fed ad agire, soprattutto se confrontata ai ripetuti tagli della Bce, si è tradotta in un'accelerazione della ricerca per il successore di Powell, definito troppo "stupido e politico". Contro il numero uno della banca centrale, il presidente americano non ha poi escluso una possibile azione legale per i "troppo costosi" lavori di ristrutturazione della sede della Fed.

A guidare il processo per il dopo-Powell è il segretario al Tesoro Scott Bessent che, a partire da settembre, avvierà i colloqui con i candidati. In corsa sono in 11, un "gruppo incredibile", ha detto. I colloqui serviranno a sfoltire il numero dei papabili così da presentare a Trump una rosa ristretta di nomi fra cui scegliere. Fra i pretendenti al dopo Powell, il cui mandato scade nel maggio del 2026, ci sono: la presidente della Fed di Dallas Lorie Logan, la governatrice della Fed Michelle Bowman e il vice presidente della banca centrale Philippe Jefferson.

Ma anche Kevin Hasset, gli ex della Fed Kevin Warsh e James Bullard, l'economista Marc Sumerlin e il governatore della Fed Christopher Waller. Bullard ha confermato di aver avuto contatti con Bessent e precisato che accetterebbe la guida della Fed se l'indipendenza della banca centrale fosse rispettata. Con la scelta per il dopo Powell - è la convinzione degli osservatori - in gioco c'è proprio l'indipendenza della Fed. Il rischio è che venga trasformata in un organismo politico e perda quel ruolo di salvatore di ultima istanza che le ha consentito di salvare l'economia mondiale in più occasioni.