Economia

L'Europa si prepara a nuovi dazi mentre Trump rilancia la sua politica tariffaria

L'UE studia contromisure per proteggere settori strategici mentre negozia con gli Stati Uniti

17 luglio 2025
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Tramontata l'utopia dei dazi zero, l'Europa si muove tra l'incudine del 30% minacciato da Donald Trump e la possibilità di un'intesa tra il 10 e il 15%. L'ombra di un'aliquota al 20% continua però a stagliarsi sul tavolo negoziale.

Il presidente degli Stati Uniti ha rilanciato la sua dottrina tariffaria con un'imposta generalizzata per oltre 150 Paesi "più piccoli", lasciando aperto uno spiraglio anche per Bruxelles seppur a condizioni "molto diverse" dal passato.

È su quella formula generica - e carica di imprevedibilità - che Maros Sefcovic e il suo team cercano in queste ore di cucire l'intesa a Washington prima della scadenza fatidica del primo agosto.

Il sentiero resta stretto, ostacolato dai nodi irrisolti su settori strategici continentali - dall'automotive all'agroalimentare - e dalla nuova minaccia della Casa Bianca di stangate anche su farmaci e semiconduttori. Per questo, forte anche della maggiore propensione di Berlino ad agire, l'Ue affila le armi studiando un terzo pacchetto di contro-dazi sui servizi - Big Tech, ma non solo - e controlli all'export, da attivare in caso di rottura.

Sefcovic è entrato nelle ore decisive del negoziato vedendo separatamente Jamieson Greer e Howard Lutnick, gli uomini-chiave della linea Trump, nel tentativo di decifrare le reali intenzioni del tycoon. Ma "capire cosa voglia davvero" Trump, è l'osservazione filtrata a Bruxelles, "non è mai stato facile" e trattare con una controparte "profondamente ideologica" resta un esercizio diplomatico ad alta tensione.

L'Europa, un tempo "brutale", ora si sta comportando "in modo molto gentile", è tornato a commentare Trump ai microfoni di Real America's Voice, continuando ad alimentare le speranze continentali di un accordo che per l'India invece "è vicino", mentre per il Canada appare più lontano.

Di fronte all'incertezza, gli emissari europei - stando a fonti vicine alla trattativa - hanno già superato molte delle loro linee rosse per evitare lo scontro diretto, offrendo anche un segnale di distensione nel ridimensionare il secondo pacchetto di contro-dazi da 72 miliardi di euro.

Nonostante questo, è l'ammissione, l'ombra ingombrante di un'aliquota al 20% è tutt'altro che archiviata. La partita si gioca ancora sui terreni più delicati di auto, farmaci e agroalimentare. E sul primo fronte - sotto la pressione delle ammiraglie tedesche -, Bruxelles ha messo sul piatto l'ipotesi di ridurre l'attuale dazio del 10% sulle auto americane in cambio di un impegno chiaro dell'amministrazione americana a non superare la soglia del 20% sulle esportazioni europee, scendendo dall'attuale 25%.