Economia

La BCE impone misure di vigilanza alla Banca Popolare di Sondrio

Gravi carenze nella governance e nel rischio di credito spingono Francoforte a intervenire con un piano di riforme

12 maggio 2025
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Schiaffo della BCE alla governance della Banca Popolare di Sondrio, afflitta da "gravi" e "significative carenze" che "incidono" anche sul "sistema di gestione del rischio di credito". Per risolvere le disfunzioni Francoforte ha imposto una serie di "misure di vigilanza", volte a migliorare il governo societario, le cui problematiche coinvolgono non solo le funzioni di risk management, compliance e audit ma anche "la struttura e il funzionamento" della dirigenza apicale e del cda.

Rilievi e rimedi sono contenuti nella decisione con cui la BCE ha chiuso un'ispezione condotta a Sondrio tra ottobre 2022 e marzo 2023, avente ad oggetto il rischio di credito. Le valutazioni, comunicate alla banca alla vigilia dell'assemblea del 29 aprile sul rinnovo parziale del cda, rappresentano un duro colpo alla governance "territoriale" che da sempre comanda in Valtellina, incarnata dall'amministratore delegato Mario Pedranzini, fiero oppositore dell'offerta di Bper. E per converso potrebbero riportare al centro dei processi decisionali un cda in cui i rappresentanti del mercato sono da poco diventati maggioranza.

Il "cahier de doléances" di Francoforte è lungo. "Sussistono gravi carenze nel quadro di governance del soggetto vigilato" i cui organi decisionali "non sono riusciti a istituire un quadro di controllo interno completo, efficace ed affidabile che individui, misuri, monitori e valuti in maniera adeguata i rischi di credito", si legge nella decisione, che si dilunga sulle debolezze riscontrate a vari livelli decisionali e di controllo.

Le criticità espongono Sondrio "a una potenziale sovrastima dei propri fondi" e "destano preoccupazioni di carattere prudenziale" in merito "all'adeguata valutazione della rischiosità del portafoglio creditizio" e "all'affidabilità" delle indicazioni sulla "qualità degli attivi". Come dimostra la richiesta di riclassificare come inadempienze probabili 219 milioni di euro di crediti che la banca si ostina a mantenere in bonis pur avendoli già svalutati alla fine del 2023 su indicazione della stessa vigilanza: lo spostamento, che non ha impatti sul conto economico, porterebbe gli npl lordi dal 2,9% al 3,3% e quelli netti dall'1% all'1,4%.

Ma è soprattutto sulla governance che si abbatte il pugno duro di Francoforte. A Sondrio viene chiesto di procedere al "rafforzamento dell'efficacia" del cda e al potenziamento della "sua governance sul quadro di gestione del rischio di credito" attraverso la predisposizione di un piano "che delinei le azioni necessarie" e le relative tempistiche di attuazione. Molto più invasive le prescrizioni con cui viene chiesto di "migliorare la struttura e il funzionamento" del top management (il cosiddetto C-Level: ceo, cro, cfo etc) "compresi tra l'altro" l'ad, il capo del risk management e il capo dei crediti.

La BCE chiede infatti "una valutazione indipendente" da parte "di un consulente esterno" che dovrà indicare non solo come "evitare la concentrazione di responsabilità e poteri nelle mani di pochi dirigenti", "assicurare un'adeguata separazione" e "chiare responsabilità tra le funzioni dirigenziali chiave" e "migliorare la sorveglianza dei processi decisionali" ma anche esprimersi "sull'adeguata composizione dell'attuale squadra di C-level". I tempi sono stretti: la BCE attende il piano entro il 30 settembre con "azioni" che dovranno "migliorare la struttura e il funzionamento" del top management entro fine 2025.