Economia

Credit Suisse-Ubs, intesa da trovare possibilmente entro lunedì

Autorità elvetiche al lavoro unitamente a quelle britanniche e statunitensi alla ricerca dell’accordo, ‘l’unica opzione’ per arginare la crisi di Cs

A breve semaforo verde?
(Keystone)
18 marzo 2023
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Corsa contro il tempo salvare Credit Suisse. Stando a diversi media, le autorità elvetiche starebbero lavorando in collaborazione con quelle britanniche e americane alla ricerca di un accordo che metta in sicurezza il colosso svizzero e allenti le pressioni sull’intero settore bancario.

La strada individuata come ‘unica opzione’ per arginare la crisi di fiducia sarebbe quella di un’acquisizione da parte di Ubs. Un’intesa – è l’imperativo – va raggiunta entro l’apertura dei mercati lunedì, possibilmente anche prima.

I consigli di amministrazione delle due banche sono attesi riunirsi nelle prossime ore per valutare l’accordo su cui si sta lavorando freneticamente. I nodi da sciogliere sono molti.

Accantonato lo scetticismo iniziale a nozze forzate, UBS starebbe puntando a ottenere concessioni da parte della Banca nazionale svizzera (Bns) e dalla Finma, l’autorità di regolamentazione dei mercati, per portare a termine l’accordo. Fra queste qualche forma di indennità o di aiuto per coprire i possibili costi legali e le perdite future.

Uno dei maggiori ostacoli, secondo indiscrezioni, sarebbe la divisione banca di investimento di Credit Suisse, sulla quale Ubs avrebbe sollevato perplessità per le perdite accumulate e per gli scandali di cui è stata protagonista. Mentre si lavora ai contorni dell’accordo, con Ubs che potrebbe acquistare il 100% o solo una parte di Credit Suisse, Deutsche Bank monitora per verificare se ci dovessero essere aperture che le consentirebbero di acquistare alcuni asset della banca guidata da Ulrich Koerner.

Anche se al momento nessuna proposta formale sarebbe stata presentata, il dibattito interno a Deutsche Bank procede su quali asset di Credit Suisse potrebbero essere attraenti e a quale valutazione. Smentito invece da BlackRock un suo possibile interesse alle trattative.

Ai lavori per chiudere un’intesa rapidamente starebbero partecipando anche le autorità americane considerato che Credit Suisse e Ubs hanno significative attività negli Stati Uniti e sono considerate importanti a livello di sistema. Per il Tesoro americano un accordo fra i due colossi svizzeri potrebbe tradursi in una minore pressione sulle banche regionali americane, e soprattutto su First Republic.

L’istituto è stato oggetto di una pioggia di vendite nell’ultima settimana, archiviata a Wall Street in calo del 72% nonostante l’iniezione da 30 miliardi di dollari da parte delle 11 maggiori banche americane. Colpita da una serie di downgrade da parte delle maggiori agenzie di rating, First Republic sta valutando le sue alternative, inclusa una raccolta di capitale tramite la vendita di azioni in un collocamento privato.

Un’altra opzione è quella di una sua vendita. Una decisione sulle prossime mosse è attesa a ore, anche in questo caso prima dell’apertura dei mercati di lunedì quando potrebbe essere annunciata l’acquisizione di Signature Bank da parte di Bank of America. Tutte operazioni che, nell’emergenza che si è venuta a creare e nel panico che si è scatenato, stanno spingendo le autorità ad accantonare il concetto di banche ‘too big to fail’, contro il quale si sono battute dal 2008 per anni.

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