Economia

Credit Suisse-Ubs, per l’accordo forse questione di ore

Al lavoro per trovare una soluzione prima dell’apertura settimanale dei mercati. La Svizzera sta pianificando misure di emergenza

La giornata forse più lunga
(Keystone)
19 marzo 2023
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L’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs dovrebbe concludersi entro oggi. Secondo fonti vicine alla questione citate dal Financial Times, la Bns, la Finma e le due banche stanno lavorando per trovare una soluzione prima dell’apertura dei mercati di domani.

La Svizzera sta pianificando misure di emergenza per un’eventuale acquisizione della grande banca in difficoltà da parte di Ubs. L’obiettivo sarebbe quello di accelerare l’acquisizione dell’istituto finanziario di importanza sistemica mondiale, secondo quanto riportato ieri dal britannico Financial Times.

Le autorità svizzere non hanno rilasciato alcun commento immediato. Tuttavia, le banche si starebbero preparando per un possibile annuncio odierno.

Secondo il Financial Times, le autorità stanno rivedendo le regole, come il periodo di consultazione di sei settimane solitamente concesso agli azionisti in caso di acquisizione. In questo caso questo potrebbe essere allentato. I dettagli sono ancora in fase di elaborazione.

Ieri sera si è tenuta a Berna un’altra riunione urgente del Consiglio federale sulla situazione di Credit Suisse. Il portavoce del governo André Simonazzi ha dichiarato a Keystone-Ats di non voler commentare.

Secondo la Nzz, i sette consiglieri federali si sono riuniti alle 17 nella sede del dipartimento delle finanze. Diversi esperti e funzionari si sono poi uniti all’incontro, durato circa due ore.

Unica soluzione

La Banca nazionale svizzera e l’Autorità di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) avrebbero indicato alle autorità straniere interessate che un’acquisizione della banca a due vele da parte di Ubs sarebbe l’unica soluzione per evitare il calo della fiducia in Credit Suisse.

Una situazione del genere avvantaggerebbe Ubs, che avrebbe il sostegno della Finma, finora escluso, secondo l’esperto di investment banking Andreas Ita, che ha parlato alla stampa domenicale. Secondo il quotidiano britannico, nell’ultima settimana il Credit Suisse avrebbe subito un prelievo di circa 10 miliardi di franchi al giorno.

Le autorità di regolamentazione di Stati Uniti, Regno Unito e Svizzera starebbero valutando la struttura legale dell’operazione. L’accordo si baserebbe su una serie di concessioni a Ubs. Il leader bancario svizzero vorrebbe essere in grado di soddisfare gradualmente i requisiti patrimoniali internazionali.

Il gruppo avrebbe inoltre chiesto un risarcimento o un accordo alla Confederazione per coprire la liquidazione di parti di Credit Suisse e le eventuali spese legali. Reuters ha riportato nella tarda serata di ieri che la cifra si aggira intorno ai sei miliardi. Su richiesta di Awp, Credit Suisse e Ubs hanno rifiutato di commentare le informazioni.

Breve tregua

Mercoledì, la sfiducia di investitori e partner ha spinto la Bns a concedere un prestito di 50 miliardi di franchi svizzeri per dare respiro al Credit Suisse e rassicurare i mercati. Ma la tregua è stata di breve durata.

La banca zurighese è reduce da due anni segnati da diversi scandali che hanno rivelato, secondo la stessa direzione, ‘debolezze sostanziali’ nel suo ‘controllo interno’. La Finma le aveva rimproverato di aver ‘gravemente mancato ai suoi obblighi prudenziali’ nel fallimento della società finanziaria Greensill, che ha segnato l’inizio dei suoi guai.

Al contrario, Ubs, che ha impiegato diversi anni per riprendersi dallo shock della crisi finanziaria del 2008 e da un massiccio salvataggio da parte dello Stato, sta iniziando a raccogliere i frutti dei suoi sforzi e, secondo quanto riportato da diversi media, prima del fine settimana la banca non aveva alcuna intenzione di lanciarsi nell’impresa del Credit Suisse. Anche la Commissione per la concorrenza potrebbe sollevare dei dubbi a seconda della configurazione dell’acquisizione.

Alla fine di ottobre, Credit Suisse ha presentato un importante piano di ristrutturazione che prevedeva il taglio di 9’000 posti di lavoro entro il 2025, pari a oltre il 17% della sua forza lavoro. La banca, che a fine ottobre contava 52’000 dipendenti, intende separare l’investment banking dal resto delle sue attività per concentrarsi sulle aree più stabili, tra cui la gestione patrimoniale.

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