Economia

L’economia bussa alla politica: ‘Più formazione, meno imposte’

Queste le richieste principali del mondo economico ticinese per la prossima legislatura. Maderni: ‘Congelare la riduzione delle aliquote sarebbe grave’.

‘Nei prossimi anni mancheranno 5mila profili specializzati’
(Ti-Press)
10 marzo 2023
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«Il mondo economico ticinese è preoccupato e vuole lanciare un segnale alla politica». Un appello che arriva, non a caso, a poche settimane dalle elezioni cantonali del 2 aprile. «È l’economia, e le aziende che la compongono, a creare la ricchezza nel nostro paese», ha spiegato Andrea Gehri, presidente della Camera di commercio e dell’industria del Ticino (Cc). «Bisogna recuperare una sana cultura del confronto basato su fatti e dati. È da questi che bisogna partire per prendere le decisioni politiche rivolte al futuro». A presentare questa mattina in conferenza stampa le richieste del mondo economico – oltre alla Camera di commercio – erano presenti anche Associazione industrie e Unione contadini ticinesi. Due le principali preoccupazioni emerse: la scarsità, soprattutto in prospettiva, di manodopera e la fiscalità. «Mancano lavoratori qualificati. È un problema che non tocca solo il Ticino e che potrebbe diventare ancora più grave nei prossimi anni, quando andranno in pensione i ‘baby boomer’ e non ci saranno abbastanza giovani per sostituirli», ha dichiarato Gehri. I giovani diventeranno quindi sempre più ricercati. Parlando in cifre: è stato spiegato che nei prossimi anni mancheranno circa 5mila profili specializzati in Ticino. «Dai nostri rilevamenti emerge che c’è scarsa conoscenza dei settori, dovuta a una distanza tra scuole e aziende e poco interesse per l’apprendistato», ha detto Gehri. C’è poi il discorso della concorrenza della Svizzera interna, con la sua attrattività salariale. «Ma non è solo limitato a quello, ma si lega anche alla mobilità intercantonale». Ecco quindi la richiesta: «Investire nell’istruzione e proporre nuove vie formative, al passo con i tempi e le più moderne tecnologie».

Maderni: ‘Le riforme fiscali non possono aspettare’

L’accento si è poi spostato sul tema della fiscalità. «Abbiamo bisogno di riforme, è l’aspetto più urgente che va segnalato alla politica», ha dichiarato Cristina Maderni, vicedirettrice della Cc. «Il nostro sistema poggia su basi fragili, visto che poche persone si fanno carico di una buona fetta dei contributi». Questi i dati condivisi dalla Camera di commercio a sostegno delle proprie rivendicazioni: l’1% dei contribuenti (circa 2mila cittadini) versa il 33% del gettito fiscale totale. A questo si aggiunge, ha proseguito la vicedirettrice della Camera di commercio, che mille aziende versano circa il 75% del gettito totale e 270 imprese garantiscono i due terzi dei ricavi dell’imposta sul capitale. «I Paesi intorno a noi si muovono in fretta. La nostra democrazia invece è più lenta e sotto tanti aspetti il Ticino è rimasto fermo al palo», ha proseguito Maderni. «Siamo nella parte alta della classifica dei cantoni dove si pagano più imposte, e questo è un problema per le aziende soprattutto nei momenti di difficoltà». Un cambiamento in questo senso entrerà in vigore nel 2025, quando entrerà in vigore l’aliquota sull’utile aziendale al 5,5% (attualmente è dell’8%). «È un passo fondamentale. La storia ci insegna che ridurre la pressione porta a maggiori entrate fiscali».

‘La riduzione dell’aliquota al 5,5% è fondamentale’

La riduzione dell’aliquota, votata dal Gran Consiglio nel novembre 2019, fa parte di un’ampia riforma fiscale che prevede, tra le altre cose, la riduzione del coefficiente d’imposta cantonale al 96% e l’introduzione di una deduzione a favore dell’innovazione. Nelle scorse settimane il Partito socialista aveva inoltrato un’iniziativa parlamentare per "congelare la riduzione dell’aliquota fino al 2028, in attesa che i conti cantonali siano in equilibrio". Una proposta che il mondo economico chiede di rispedire subito al mittente: «Sembra facile posticipare questa misura. Ma non è così», ha puntualizzato Maderni. «Le aziende hanno bisogno di certezze, soprattutto quelle più grandi che pianificano la loro strategia sul lungo termine». E c’è un altro aspetto che la vicepresidente ha voluto rimarcare: «Questa misura fa parte di quello che possiamo definire un ‘patto di paese’. Le imprese hanno fatto la loro parte con aiuti alla socialità, non si può chiedere di rivedere ora l’accordo». Sulla riforma fiscale, va ricordato, la sinistra aveva lanciato un referendum. Fallito.

‘In Ticino senza industria non c’è ricchezza’

«Siamo un cantone molto attento a chi ha redditi modesti e che offre importanti concessioni alle famiglie con figli» ha detto Oliviero Pesenti, presidente dell’Associazione industrie ticinesi. «Allo stesso tempo puniamo i redditi più alti, ovvero chi paga più imposte in questo cantone. Oltre a nuove attività ci servono manager d’azienda, che altrimenti si trasferiscono a Svitto o nei Grigioni». Per Pesenti la politica deve quindi avere in chiaro come aiutare l’economia, «servono strumenti importanti, come stanno facendo altri cantoni. Ben venga il Polo dell’innovazione, ma la maggior parte dei posti di lavoro resterà nelle aziende già attive ora che vanno aiutate». In che modo? «Accompagnandole, ad esempio, nel processo di digitalizzazione. Nella nostra regione ci sono molte piccole imprese, che devono aggiornarsi ma non sempre hanno mezzi propri sufficienti. Dobbiamo ricordarci che un Ticino con poca industria è un Ticino con poca ricchezza». Per quanto riguarda la formazione, Pesenti ha inoltre suggerito di «introdurre più materie tecniche nella scuola media, come l’informatica e l’elettronica. Non intendiamo proporre vere e proprie materie, ma un’istruzione di base sulla quale un ragazzo può basarsi per fare le sue scelte formative».

‘Anche il mondo contadino fa parte dell’economia’

Al tavolo dell’economia era presente anche l’agricoltura, con il presidente dell’Unione contadini ticinesi (Utc) Omar Pedrini che ha subito voluto mettere le cose in chiaro: «I contadini sono parte del mondo economico. L’agricoltura è spesso vista come organo di tutela del paesaggio, ma siamo convinti di poterne fare parte in maniera importante, soprattutto in Ticino, del circuito economico. Siamo produttori e datori di lavoro». Anche per Pedrini il problema del ricambio generazionale è urgente, «trovare giovani che si vogliono lanciare nel settore è sempre più difficile. A rischio sono soprattutto le attività nelle regioni periferiche». Il presidente dell’Utc ha poi ricordato come «il mondo dell’agricoltura c’è sempre stato, anche nei momenti difficili come la pandemia».

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