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La proposta Ps: ‘Imposta sugli utili, riduzione da congelare’

Iniziativa parlamentare socialista propone di sospendere l’abbassamento dell’aliquota deciso nel 2019. Ridiscutendolo a conti cantonali ‘in equilibrio’

Quattro anni fa la maggioranza del Gran Consiglio ha deciso di passare dall’8 al 5,5%
(Ti-Press)
2 marzo 2023
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Sospendere la riduzione dell’aliquota sull’utile delle persone giuridiche fino al "2028" e quando le finanze cantonali avranno trovato una stabilità "ridiscutere" l’abbassamento dell’imposta. È quanto propone il Partito socialista attraverso un’iniziativa parlamentare, allestita nelle forma elaborata, di cui è primo firmatario il capogruppo in Gran Consiglio Ivo Durisch. Iniziativa con cui si chiede di congelare la prevista riduzione dell’aliquota.

Quattro anni in più

"Mentre il governo prepara i tagli per colmare un deficit strutturale di 150 milioni, frutto delle minori entrate cantonali, dal 2025 verrà ridotta l’imposta delle persone giuridiche dall’8% al 5,5%. Una modifica – si sostiene nell’iniziativa – che andrà a favore delle persone più facoltose". I socialisti propongono quindi di modificare l’articolo 314b della Legge tributaria, ritoccandone l’ultimo capoverso nel modo seguente: "Per i periodi fiscali dal 2020 al 2028 compreso (ndr: nella versione attuale "dal 2020 al 2024 compreso"), in deroga all’articolo 76 capoverso 1, l’aliquota dell’imposta sull’utile delle società di capitali e delle società cooperative, come pure delle persone giuridiche di cui all’articolo 59 capoverso 3 è dell’8 per cento dell’utile netto".

La riduzione, va ricordato, fa parte della più ampia riforma fiscale cantonale approvata dal Gran Consiglio nel novembre del 2019 che prevede, tra le altre cose, la riduzione del coefficiente d’imposta cantonale al 96% e l’introduzione di deduzioni a favore dell’innovazione. Contro la riforma (votata da Plr, Lega, Udc e Centro) era stato lanciato un referendum (poi fallito) proprio dal Ps con il sostegno delle altre forze di sinistra.

"Le finanze del Cantone sono fragili. Questo dato è sotto gli occhi di tutti", scrive Durisch. "A essere differenti sono le letture delle cause che ci hanno portato in questa situazione. La narrativa portata avanti dal centrodestra è che la spesa sia cresciuta a dismisura e che vada quindi ridotta". I socialisti sostengono invece che "la spesa pubblica è cresciuta perché sono aumentate le necessità, ma non è esplosa. Corre parallelamente all’aumento del prodotto interno lordo cantonale". La posizione del Ps è chiara: "Se la ricetta del centrodestra è quella di tagliare, e lo stiamo vedendo in questi giorni, la nostra è invece di smetterla con la riduzione di imposte a chi non ne ha bisogno". E allora "la nostra proposta è quella di rinunciare alla prospettata riforma fiscale dal costo di 60 milioni di franchi, principalmente a beneficio delle persone particolarmente facoltose, e ridiscutere la riduzione dell’aliquota sulle persone giuridiche quando la situazione finanziaria sarà in equilibrio e il capitale proprio sufficientemente solido per affrontare imprevisti come ad esempio l’emergenza Covid-19 o il mancato versamento delle quote degli utili della Banca nazionale svizzera".

Le reazioni

È un coro di no

È un no su tutta la linea quello del deputato democentrista Paolo Pamini alla proposta socialista. «Si gioca col fuoco – dice perentorio –. E qui l’ideologia non c’entra. Questo abbassamento dell’aliquota deriva dalla riforma federale che, per risolvere il contenzioso con l’Ue, ha fatto saltare gli statuti speciali e i conseguenti privilegi fiscali. Attualmente, e fino al 2024, siamo in un regime di transizione che mantiene in altra forma alcuni privilegi: se dal 2025 non si riducono le aliquote, il grande concreto rischio è che le grosse società e il loro top management – parliamo dunque di grandi contribuenti – si spostino in altri cantoni maggiormente attrattivi sul piano fiscale per quanto riguarda la tassazione degli utili. In Ticino rimarrebbero così, per esempio, la logistica, nella quale sono impiegati soprattutto frontalieri, ma le funzioni ad alto valore aggiunto opterebbero per altri cantoni in cui le aliquote sono e saranno più basse della nostra. Insomma, se passasse la proposta del Ps sarebbe un bagno di sangue in termini di perdita di substrato». La proposta è però di ‘congelare’ la riduzione… «Fatta senza studiare i dettagli tecnici – afferma il granconsigliere dell’Udc –. In questo momento queste imprese mica pagano l’8% di imposta cantonale, ma ben di meno grazie ai regimi transitori 2020-2024, nel caso estremo solo l’1%! Un 8% di aliquota cantonale nel 2025, anziché il 5,5%, sarebbe per loro un aumento sensibile che eviterebbero appunto con la migrazione in altri cantoni. Una volta che i top manager e le grosse società si spostano in altri cantoni, secondo me il ritorno in Ticino non avverrebbe prima di dieci anni. Un tempo sufficiente per distruggere l’ecosistema locale e far colare a picco i conti del Cantone».

La riforma della Legge tributaria, annota a sua volta la capogruppo del Plr in parlamento Alessandra Gianella, «è già stata decisa dal Gran Consiglio nella sessione di novembre del 2019 e nel rapporto di maggioranza sulla riforma fisco-sociale si diceva chiaramente che sarebbe stata prevista una riforma generale della legge, tenendo conto dello spazio di manovra garantito dalla diminuzione transitoria del moltiplicatore. La rinuncia alla riforma della Legge tributaria, così come chiesto dal Ps, significherebbe aumentare le imposte, visto che il moltiplicatore è previsto che torni al 100%. Per quanto concerne la riduzione dell’aliquota sull’utile dall’8 al 5,5%, tengo a ricordare – continua Gianella – che il Partito socialista aveva cercato di raccogliere le firme per il referendum ma non è riuscito nell’intento, di conseguenza entrerà in vigore automaticamente dal 1. gennaio 2025».

Osserva la vice capogruppo della Lega Sabrina Aldi: «La politica del Ps la conosciamo ed è quella del tassa e spendi: la sua proposta quindi non mi sorprende. Il contesto economico attuale impone di aiutare, attraverso sgravi fiscali, sia i cittadini del ceto medio, e qui mi riferisco per esempio all’avvenuta riduzione delle imposte di circolazione e alla nostra iniziativa popolare per la deducibilità integrale del premio di cassa malati, sia le aziende, soprattutto le piccole e medie imprese che rappresentano il grosso del tessuto economico del Paese. Il decreto Morisoli, avallato lo scorso maggio dal voto popolare, stabilisce che il risanamento dei conti del Cantone deve avvenire senza aumentare le imposte. Quello dei socialisti è un escamotage, che non ci trova d’accordo».

Quanto avanzato dal Ps, premette il capogruppo de il Centro Maurizio Agustoni, «è una proposta di riequilibrio delle finanze cantonale ed è positivo che anche da parte della sinistra ci sia un’attenzione ai conti pubblici. Ed è anche positivo il fatto che invece di proporre un aumento delle imposte, come ha fatto in passato, si limiti a chiedere di congelare una riduzione dell’aliquota, comunque già decisa dal Gran Consiglio. Detto questo, in uno stato di diritto – tiene a sottolineare Agustoni – non è pensabile di pianificare delle modifiche fiscali, su cui magari le aziende hanno fatto affidamento, e poi cambiare le carte in tavola dopo qualche anno o poco prima che queste modifiche entrino in vigore. Del resto la riduzione dell’aliquota per le persone giuridiche è stata decisa in relazione alla soppressione dei regimi fiscali internazionali e per fare in modo che il Ticino non scivolasse in fondo alla graduatoria intercantonale quanto alla pressione fiscale sulle aziende, e in ogni caso anche con il previsto abbassamento dell’aliquota resteremo nella parte bassa di questa graduatoria, ossia fra i Cantoni che tassano di più le persone giuridiche. Faccio quindi fatica a pensare che il nostro gruppo parlamentare possa sostenere la proposta socialista».

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