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‘Ultimo tango’ a Porretta (mezzo secolo dopo)

Con il Festival del Cinema di Porretta Terme, torna il film di Bertolucci là dove si tenne la prima italiana (e prima del rogo medievale della pellicola)

Da sinistra, Bernardo Bertolucci, Marlon Brando, Maria Schneider
(Keystone)
10 dicembre 2022
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Si è aperta nel weekend scorso la XXI edizione del Festival del Cinema di Porretta Terme, che ha quale epigrafe un simpatico aforisma di Sir Alfred Hitchcock: "Il cinema non è un pezzo di vita, è un pezzo di torta". Una kermesse dal volto umano, poiché non assale lo spettatore con la solita opulenta cornucopia di proiezioni, quelle che ai festival più importanti costringono sovente a forsennate chicane per non perdersi questo o quel film. A Porretta (in provincia di Bologna, sull’Appennino tosco-emiliano) ad attirare un pubblico attento quanto fedele, nella storica sala del Kursaal ci saranno però alcuni importanti appuntamenti: la Retrospettiva dedicata a Luciano Salce nel centenario della nascita; il Premio alla carriera a Emanuele Crialese (‘Respiro’, ‘Nuovo Mondo’, ‘Terraferma’, ‘L’immensità’); i cinque lavori che si disputeranno il Premio Elio Petri; mentre si chiuderà con l’anteprima europea di ‘Além de nòs’, del brasiliano Rogèrio Rodrigues.


Keystone
Da ‘Ultimo tango a Parigi’

Venerdì 15 dicembre 1972

In quanto anteprime, tuttavia, Porretta può vantare un precedente clamoroso: quella italiana di ‘Ultimo tango a Parigi’. Dopo la prima assoluta a New York il 14 ottobre 1972 e quella europea del 14 dicembre a Parigi, il film suscitò immediatamente un tale scandalo che si scelse quale ‘prima’ in Italia la piccola cittadina emiliana, proprio per evitare altre polemiche: allora infatti la sua rassegna si chiamava ‘Festival del cinema libero’ e sembrava il palcoscenico ideale per evitare altre polemiche. Al Kursaal, in quella sera del 15 dicembre 1972, c’era un Procuratore inviato dal Tribunale di Bologna che, forse più ammaliato dal jazz di Gato Barbieri che scandalizzato dalla celeberrima scena col burro, non batté ciglio. C’era però un altro spettatore, il quale uscì dalla sala profondamente turbato da quella sessualità selvaggia, prese carta e penna e denunciò il film quale chiara offesa al comune senso del pudore. Si avviò così un iter giudiziario durato oltre un decennio e ritmato da clamorosi rovesci giudiziari: assoluzione nel 1973 (quando il film era valso a Bertolucci un Nastro d’Argento, un David di Donatello ed era in corsa per gli Oscar); sentenza di condanna al rogo di stampo medievale per la pellicola – fortunatamente se ne salvarono 3 copie – e a 5 anni d’interdizione dai pubblici uffici per il regista, il quale rischiò addirittura la galera! Chiaramente una sentenza politica, poiché i catoni italiani non batterono ciglio quando in quello stesso 1972 uscirono film dal titolo più che esplicito: ‘Quel gran pezzo dell’Ubalda, tutta nuda e tutta calda’; ‘Giovanna coscia lunga disonorata nell’onore’ o ancora ‘La bella Antonia, prima monaca e poi demonia’.

I togati azzurri affermano che "Ultimo tango va condannato per il suo esasperato pansessualismo inteso a solleticare i deteriori istinti della libidine con crude, ributtanti e veristiche rappresentazioni di congressi carnali anche innaturali" (bellissimo quel congressi carnali!). Bertolucci pensa seriamente all’esilio: se a malapena aveva sopportato la censura francese che impose un taglio di 10 secondi al suo pregnante ‘Il conformista’, ritenendo troppe le coltellate inflitte al professore/alter ego di Carlo Rosselli (ucciso col fratello Nello dai fascisti nel 1937 in Normandia), vedersi infliggere una condanna ben più pesante nella sua Patria gli sembra troppo. Anche perché, nel frattempo, pure il suo altro capolavoro ‘Novecento’ è interdetto su tutto il territorio nazionale per oscenità dalla Procura di Salerno e ci volle una sentenza dei giudici di Bolzano a riabilitare il bieco Gérard Depardieu e la dolce Dominique Sanda. Pare che a convincere Bertolucci a rinunciare all’addio all’Italia fu PP Pasolini (con cui Bertolucci iniziò la sua carriera quale assistente regista), a sua volta censurato per ‘Teorema’. Bernardo resiste e finalmente, nel 1987, il film è assolto con la classica formula "il reato non sussiste".


Keystone
Da ‘Ultimo tango a Parigi’

Segnata, per sempre

Se Marlon Brando risollevò la sua carriera con quel film – e con ‘Il padrino’, uscito in quel fatidico 1972 – le cose non andarono così bene per Maria Schneider. Catapultata nell’Olimpo della VII Arte a soli vent’anni, quell’Ultimo tango (e il burro annesso) la segnò per sempre. Dopo aver girato ‘Professione Reporter’ accanto a Jack Nicholson e diretta da un Maestro come Michelangelo Antonioni, rifiutò altre scene di nudo, perdendo così qualche ruolo importante. Cadde in depressione e fu ricoverata in un ospedale psichiatrico. Divenne eroinomane, accusando Bertolucci per quell’immagine da schiava/sciupauomini che le aveva fatto assumere. Tentò pure il suicidio, e morì a soli 59 anni per un tumore ai polmoni.

Quant’è cambiato quel comune senso del pudore: il 21 settembre del 1988, Canale 5 diffuse il film senza tagli in prima serata. Natalia Aspesi commentò sorniona: "Per la gioia delle famiglie". A Porretta verrà invece proiettata la versione recentemente restaurata con la supervisione di Vittorio Storaro, direttore della fotografia (tre Premi Oscar in bacheca) sul set di quel film scandalosamente storico.

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