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Angelo Maugeri, un poeta di frontiera

Un ricordo dell’autore scomparso venerdì a Montano Lucino, all’età di 82 anni, già presidente dell'Associazione degli scrittori della Svizzera italiana

Angelo Maugeri

Angelo Maugeri amava definirsi un “poeta di frontiera”. Per lui la poesia era un varcare i confini: soprattutto il confine fra il noto e l’ignoto, fra il territorio che conosciamo e percorriamo ogni giorno nella vita quotidiana e le terre misteriose che stanno al di là e che talvolta la poesia ci lascia intuire. Per esprimere questa necessità di oltrepassare le frontiere che la vita spesso oppone all’immaginazione, in una poesia della sua ultima raccolta (‘Lo stupore e il caos’), ha inventato una splendida parola: “Oltreandare”.

Ma ci sono anche le frontiere fisiche e reali, quelle che separano le regioni e i paesi. Anche di queste Maugeri era esperto. Era nato a Motta Camastra, in provincia di Messina, il 29 marzo 1942. Dopo la laurea in Lettere si trasferì in Lombardia per esercitare la professione di insegnante, prima a Como, poi a Milano e infine a Campione d’Italia. Da questi luoghi, appena poteva, andava in Germania a trovare i suoi genitori emigrati lì negli anni Sessanta.

‘Mappa migratoria’ è il titolo significativo della sua prima raccolta di poesie, pubblicata nel 1974 dall’editore Geiger di Torino. In questo primo libro è già possibile avvertire la sua volontà, come poeta, di percorrere strade non battute, di oltrepassare i confini rassicuranti della lingua standardizzata. Ma il successo arriva con il terzo libro, ‘Passaggio dei giardini di ponente’, edito da Società di Poesia-Lunario Nuovo nel 1983 con una presentazione di Antonio Porta. Qui davvero la sua voce si rivela inconfondibile e la sua ricerca di una lingua poetica in perenne movimento, “metamorfica”, come la definì egli stesso, raggiunge risultati notevoli che si confermeranno nella raccolta successiva, ‘Kursaal’, pubblicata da Guanda nell’89. La condizione di sradicamento di chi ha dovuto lasciare la propria terra natale e in fondo si sente un nomade che non ha casa in nessun luogo è uno dei temi prediletti: “Io potrei / essere qui ma non sono / che là dove si affollano voci d’innumerevoli / lingue di terra e d’acqua”, dice una poesia di ‘Kursaal’.

Chi ha conosciuto di persona Angelo Maugeri ne ha potuto apprezzare la modestia, l’intelligenza e l’affabilità, e ha anche potuto scorgere nel suo sguardo una vena di indefinibile nostalgia, la stessa che traspare dai versi del libro ‘Lo stupore e il caos’, apparso tre anni fa, nel quale compaiono, a tratti, immagini dei luoghi di «acqua e sabbia» che il poeta, un giorno ormai lontano, si è dovuto lasciare alle spalle. Sono i luoghi di cui leggiamo nella sua ultima opera, uscita da pochi mesi. È un romanzo autobiografico intitolato ‘La passione del poeta’. Un libro in bilico tra finzione e realtà, in cui l’autore ha voluto raccontare sé stesso con la semplicità e la sincerità di chi si guarda indietro e cerca di riassumere il senso della propria vicenda esistenziale e intellettuale riannodando il filo dei ricordi, rievocando le figure dei genitori, cercando le radici della propria vocazione letteraria. Il protagonista si chiama Stefano e insegue la parola poetica “come un sensibile fantasma d’amore”. Nelle ultime pagine, quasi ricapitolando l’intero significato della propria vita, scrive: “Ho amato il mondo, lo amo ancora, continuerò ad amarlo. Per questo lego al filo della scrittura la sua esistenza”: l’esistenza del mondo, sembra dirci Angelo Maugeri, acquista senso nella scrittura e l’amore per il mondo, per chi come lui è mosso dalla vocazione poetica, si esprime nella sua pienezza solo attraverso l’amore per la scrittura.

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