Cinema

Quel rifugio chiamato OtherMovie

Il festival (non solo) cinematografico torna il 7 aprile. Tema della 13esima edizione ‘I rifugi della mente’, isole non solo fisiche sulle quali riparare

Dal 7 al 14 aprile tra Lugano e Massagno. Il direttore arttistico Drago Stevanovic. A destra Luka Popadic, regista di ‘Echte Schweizer’, Premio del Pubblico a Soletta, tra gli ospiti
26 marzo 2024
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Drago Stevanovic, l’OtherMovie in persona, chiama le tredici edizioni del suo film festival “tredici vittorie”. Più precisamente e tennisticamente parlando, “tredici Master”, dice, ma per lui valgono quanto un Grande Slam, ne siamo sicuri. Dal 7 al 14 aprile si tiene la 13esima edizione dell’OtherMovie Lugano Film Festival, presentata oggi dal direttore artistico davanti (di fianco) al vicesindaco Roberto Badaracco e alla presenza di molti rappresentanti delle sinergie in essere, e cioè gruppi, associazioni, realtà culturali, artisti, tutti insieme calati sul tema dell’anno: ‘I rifugi della mente’, luoghi non solo fisici nei quali trovare riparo dalla quotidianità sempre più complessa, fatta di discriminazioni fisiche, di genere, di orientamento sessuale, religione e nazionalità, più facce di una stessa medaglia da analizzarsi durante le 11 giornate di festival, nei 30 eventi in agenda, traendo spunto dai 43 film proiettati e nell’abituale forma non esclusivamente cinematografica della rassegna, estesa a mostre, dibattiti e performance artistiche.

«Dodici anni fa – ci dice Stevanovic a margine dell’incontro di presentazione – lavoravo nel campo dell’arteterapia con persone vittime di crash psicologici. Misi quella mia esperienza in un documentario che intitolai ‘Il rumore dell’anima’. In un certo senso quel concetto porta sino a qui. Quando stai male cerchi riparo, gli artisti lo fanno con la propria arte. Sono momenti particolari nei quali senti la necessità di un luogo in cui nasconderti, e crei un rifugio per te e per gli altri».

Da Atene a Teheran (e ampi dintorni)

Raccontato per sommi capi, OtherMovie comincia il 7 aprile allo Studio Foce ma ‘in trasferta’ sull’isola greca di Ikaria, ‘blue zone’ di pace, longevità e benessere. La proiezione del documentario ‘My Own Ikaria’ di Spyros Teksos chiuderà una lunga giornata dai contenuti prettamente ellenici. Lunedì 8 aprile si apre il concorso dei cortometraggi, gli ‘OtherSwiss Short’ (le produzioni svizzere) e lo ‘[S]guardo da vicino’ (quelle internazionali). In quell’occasione si conoscerà la giuria di OtheMovie: la presidente, la regista e insegnante di yoga e meditazione Antonella Kurzen; Serena Maisto, artista; Vito Robbiani, regista; Patrick Paul, regista e fotografo; Luca M. Venturi, critico d’arte e comunicatore.

Da martedì 9 aprile, spazio al Concorso, di cui diciamo poco sotto. Un salto al 10 aprile per dire della serata sostenuta da Generando-Iniziative, che va dalla tavola rotonda ‘Accettazione, pregiudizio e libertà di espressione artistica’, sulle tematiche Lgbtq in Ticino, alla proiezione di ‘Bixa Travesty’ (2019, per adulti) di Claudia Priscilla e Kiko Goifman, storia della cantante e attivista Lgbtq brasiliana transgender Linn da Quebrada. È questa occasione cui Stevanovic tiene particolarmente: «Anni fa, prima del Covid, ci fu una conferenza simile con Imbarco Immediato di grande interesse. Spero che quel successo si possa ripetere». Altri rifugi umani sabato 13 aprile, nel focus India/Iran: il giurato Vito Robbiani offrirà frammenti da ‘Mamma Yamuna’, film (in lavorazione) sulle inquinate acque del fiume Yamuna, che scorre dietro il Taj Mahall; a seguire, ‘Donne, Iran e cinema’, selezione di corti iraniani.

‘Svizzeri veri’

In Concorso, o meglio, nella categoria ‘L’Incontro ­– The international competition for feature film’, tra i titoli al vaglio della giuria spicca ‘Echte Schweizer’ (Svizzeri veri, 2023) di Luka Popadic, fresco vincitore del Premio del Pubblico alle più recenti Giornate del Cinema di Soletta. Gli svizzeri veri di cui si parla nel film sono Saâd, Thurubanm Andrija e Luka, ufficiali confederati con radici serbe, srilankesi e tunisine. Quello di Popadic è uno sguardo sull’esercito svizzero e sui tanti ‘secondos’ (figli di migranti) che lo popolano, un film che mette in discussione, con il giusto tasso d’ironia, concetti come patria e identità. Giovedì 11 aprile al Lux, per la prima ticinese del film, saranno in sala il regista (capitano dell’Esercito svizzero, niente di più autobiografico), la produttrice Aline Schmid e tre dei protagonisti. Il tema del film tocca anche il direttore artistico: «Sono qui dal 1974, i miei figli sono nati qui, ho tifato l’hockey svizzero, provo amore per la terra che mi ha accolto. Mi sento svizzero, senza l’aggiunta del passato migratorio».

Un passo indietro al 9 aprile per dire della proiezione (allo Studio Foce) di ‘Pierre Pinoncelli, The Artist Who Cut Off His Finger’ (Francia, 2022) di Virgile Novarina (ospite della serata), che a partire dal 2011 ha filmato una serie di interviste Pinoncelli (all’anagrafe Pinoncely), pittore francese quanto meno controverso che dagli esseri spettrali e gli scheletri d’inizio carriera passò a performance artistiche quali l’assalto a una banca di Nizza con fucile a salve per protestare contro il gemellaggio della città con Città del Capo, o l’attacco all’orinatoio di Marcel Duchamp al Carré d’Arte di Nîmes, preso a martellate (l’orinatoio) dopo avervi orinato. La storia di Pinoncelli, morto nel 2021, include anche l’autoamputazione di una falange del mignolo come atto di protesta contro l’arresto della politica colombiana Íngrid Betancourt, rapita dalle Forze armate rivoluzionarie della Colombia.

Di cyber-misoginia ed errori giudiziari

Un passo avanti al 12 aprile per la proiezione, alle 17.30 alla Franklin University di Sorengo, di ‘Heavy Craving’ (2019) di Pei-Ju Hsieh, film sul fat shaming, la discriminazione delle persone obese. La serata è organizzata in collaborazione con l’Associazione culturale Ananasli di Zurigo, che riunisce la comunità taiwanese in Svizzera. Alle 20.15 al Cinema Iride di Lugano, ‘Backlash: Misoginy in the Digital Age’ di Léa Clermont e Dion Guylaine Maroist, sguardo documentaristico sulla cyber-misoginia in forma di simil-thriller psicologico che segue quattro donne in due continenti: l’ex Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, l’ex deputata democratica statunitense Kiah Morris, l’attrice e YouTuber francese Marion Séclin e Donna Zuckerberg, sorella del fondatore di Facebook, specialista di violenza online contro le donne.

In Concorso sono anche i ‘100 preludi’ (2023) di Alessandra Pescetta, storia di una talentuosa violoncellista giunta in Italia dall’Albania, convinta che solo l’isolamento e la privazione possano portare al concerto perfetto, e ‘Nel nome di Gerry Conlon’ (2023) di Lorenzo Moscia, storia di uno dei più clamorosi errori giudiziari nella storia del Regno Unito. Conlon è una delle quattro persone arrestate e condannate all’ergastolo per al pub di Guilford, vicino Londra: era il 1974, e tutti gli incriminati vennero assolti quindici anni più tardi. Durante la serata, l’annuncio dei vincitori dei concorsi.

«Mi aspetto un bel festival», conclude Stevanovic. «Ho cercato di portare a Lugano un mondo non troppo esplorato, sempre partendo dal cinema». E come di consueto, a margine del tutto, due appuntamenti post-festivalieri: quello dell’8 giugno a Casa Astra, a Mendrisio, con una selezione dei migliori film della rassegna, e quello del 7 settembre a Lugano, alla Fondazione Claudia Lombardi per il Teatro, dal contenuto ancora da scoprire (programma completo e tutti i dettagli sulla manifestazione sul sito ufficiale www.othermovie.ch).

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