Culture

L’A*dS in difesa delle traduttrici e dei traduttori

L'Associazione autori e traduttori della Svizzera esprime le sue preoccupazioni in un contesto di crescente ricorso all'intelligenza artificiale

La dichiarazione è disponibile integralmente su www.a-d-s.ch
8 marzo 2024
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La riflessione è iniziata nel dicembre scorso, in occasione del 15esimo Simposio svizzero delle traduttrici e dei traduttori organizzato ogni anno dall'A*dS, Autrici e Autori della Svizzera. Riguarda il crescente ricorso all'intelligenza artificiale (IA) nel campo della traduzione, per la quale la professione dei traduttori e delle traduttrici rischia di perdere gran parte del suo prestigio e del suo valore. L'associazione ha quindi elaborato una dichiarazione (disponibile integralmente su www.a-d-s.ch) per sottolineare la criticità della cosa.

Per analizzare il fenomeno in Svizzera, un gruppo di progetto guidato dalla traduttrice Anita Rochedy ha condotto un ampio studio finanziato da Pro Helvetia, avente come oggetto i traduttori attivi in Svizzera nel settore dell'editoria libraria, indipendentemente dalla loro affiliazione all'A*dS. Lo studio qualitativo ha visto all'opera un gruppo di cinque traduttori cui è stato affidato il compito di lavorare su un testo tradotto dall'IA seguendo istruzioni diverse (incluso l'utilizzo di DeepL come dizionario).

Gli esiti dettagliati dello studio, anch'essi disponibili sul sito web di A*dS, sono qui riassunti in sintesi: “La revisione di un testo pre-tradotto dall'IA comporta, nella migliore delle ipotesi – si legge – un guadagno di tempo pari a zero, nella peggiore una perdita di tempo enorme. I vari esperimenti hanno anche dimostrato che la traduzione richiede capacità di riflessione e analisi nonché una sensibilità che le macchine ancora non possiedono”. La convinzione che la traduzione letteraria possa fare a meno della componente creativa e riflessiva umana “non solo mette a repentaglio una professione, ma rischia anche di portare a un evidente impoverimento della lingua”. A partire da qui, “potrebbero diventare accettabili testi di cui nessuno si assume la responsabilità; la dimensione sociale e la mediazione interpersonale, premesse su cui si fonda ogni traduzione, finirebbero per scomparire; verrebbe meno il confronto critico con i testi che leggiamo”.

C'è poi la questione del copyright. “Le traduzioni generate dalla macchina esistono solo perché questa sfrutta il lavoro pregresso delle traduttrici e dei traduttori umani” e più precisamente “perché è alimentata da traduzioni umane, alcune delle quali protette da copyright. I testi e le traduzioni generate dalla macchina vanno dunque a collocarsi in una zona grigia della ‘creazione intellettuale’ intesa in senso giuridico”. Partendo dal presupposto che le traduzioni letterarie generate dall'IA “non possono essere un'alternativa alle traduzioni frutto della creazione umana”, a tutela della professione, l'A*dS chiede “totale trasparenza nell'uso dell'intelligenza artificiale nella traduzione; i testi pre-tradotti dalle macchine devono essere contrassegnati come tali”; “obbligo di autorizzazione (cessione dei diritti) e partecipazione ai ricavi quando le traduzioni vengono utilizzate per addestrare programmi generativi”; “una chiara politica normativa per regolamentare l'uso dell'intelligenza artificiale e la rinuncia a sovvenzionare le traduzioni generate dall'intelligenza artificiale”.

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