LA RECENSIONE

In treno da Milano a Zurigo

In ‘TranSiti’ i testi di Valentina Giuliani e le foto di Barbara Fässler offrono uno sguardo delicato e partecipe sulle persone e sulla natura

La copertina del libro
21 novembre 2023
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"Il fascino del viaggio l'accompagnava da tutta una vita. Non un viaggio inteso come spostamento più rapido possibile da un luogo a un altro, con il solo fine di raggiungere la destinazione desiderata, ma il viaggio come occasione d'incontro, come esperienza di vita, come un lento assaporare di paesaggi, luci, colori che cambiano. Un viaggio in treno, seduta accanto al finestrino per non perdere niente di quello che scorre via, un viaggio in seconda classe, seduta tra gente comune, tra persone diverse ciascuna con la propria storia da raccontare". Un viaggio che è un passaggio, un'attitudine, un'apertura mentale, uno sguardo meno superficiale e più attento verso gli uomini, le cose, la natura: nel delizioso e leggero ‘TranSiti’, edito da Armando Dadò, i testi di Valentina Giuliani, corredati delle foto in bianco e nero di Barbara Fässler, non sono semplici bozzetti da guida turistica, ma testimonianze delle reazioni che eventi esterni o paesaggi indifferenti ai piccoli destini umani provocano in chi li osservi con occhi curiosi, disponibilità a lasciarsi sorprendere e a non farsi influenzare da quei pregiudizi che, oltre a risparmiare la fatica di pensare, non permettono di conoscere veramente i luoghi, le persone e i fatti.

Tra spazi urbani e paesaggi naturali

Sono impressioni, ricordi, sogni, versi, racconti di fantasia, sensazioni vissute lungo la tratta ferroviaria tra Milano ("brillante, vivace, caotica e un po‘ ruffiana") e Zurigo, con lo Zürich-West, prima quartiere industriale, poi terra di nessuno tra spaccio di droga, prostituzione e cumuli di rifiuti, infine quartiere di tendenza, dal ricco fermento culturale, rinato grazie all'intraprendenza, al senso civico e alla voglia di reagire al degrado dei commercianti e dei cittadini. Sono uomini e donne che vivono oneste quotidianità, piccoli disagi, graziosi imprevisti entro spazi urbani e paesaggi naturali che non fanno solo da sfondo a queste storie, ma le caratterizzano, fungendo quasi essi stessi da personaggi: il monte Brè e le imponenti vetrate del LAC intravisti dagli asettici ambienti di un ovattato, silenziosissimo e un po’ inquietante studio medico; le mura di cinta del Castel Grande di Bellinzona, tra cui si muove a piccoli passi un equilibrista sospeso per aria; le montagne che accolgono escursionisti silenziosi e comitive allegre e disordinate, che improvvisano canti e poesie per sopportare meglio la fatica del cammino. E tutto è raccontato con una tale partecipazione e immedesimazione da far pensare che, in fin dei conti, il viaggio di TranSiti sia soprattutto un delicato itinerario interiore

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