IL RICORDO

Morta a 87 anni la scrittrice Antonia Byatt

Col romanzo ‘Possessione’ nel 1990 aveva vinto il Booker Prize. Era nota anche per i racconti e le fiabe

Sempre con la penna in mano
(@Keystone)

"Di tanto in tanto ci sono letture che fanno rizzare e tremare i peli sul collo, il nostro vello inesistente, quando ogni parola brucia e splende aspra e chiara e infinita ed esatta, come pietre di fuoco, come stelle puntiformi nel buio - letture in cui la consapevolezza che conosceremo ciò che è scritto in maniera diversa o migliore o soddisfacente, precorre qualsiasi capacità di dire ciò che sappiamo, o come lo sappiamo. In tali letture, la sensazione che il testo sia interamente nuovo, mai visto prima, è seguita, quasi immediatamente, dalla sensazione che sia sempre stato là, che noi lettori sapevamo che c'era, e abbiamo sempre saputo che era così com'era, benché ora per la prima volta abbiamo riconosciuto, diventandone pienamente consapevoli, la nostra conoscenza": queste righe, tratte da ‘Possessione’, descrivono l'effetto che poteva fare ai neofiti la lettura di Antonia Byatt. Affrancatasi dai pregiudizi del giornalismo culturale britannico, che a dispetto di Jane Austen, di George Eliot, delle sorelle Brontë aveva diffuso la falsa idea che nessuno avesse descritto il pensiero delle donne, aveva iniziato a scrivere con l'intenzione di colmare questa lacuna, guidata all'osservazione di Iris Murdoch sul dovere, per ogni romanziere, di rendere conto dell'infinita diversità di esseri umani che popolano il pianeta, e inoltre della possibilità per ognuno di loro di evolversi o di peggiorare. Nei suoi romanzi era infatti una specie di camaleonte che moltiplica le voci e adotta punti di vista e stili diversi a seconda dei personaggi: "Mi piacciono i romanzi con un gran numero di persone e percezioni, non quelli che adottano un'unica visuale ristretta". Attitudini che in ‘Possessione’, romanzo vincitore del Booker Prize nel 1980 (da cui era stato ricavato nel 2002 un film con Gwyneth Paltrow), avevano toccato il loro apice. Antonia Byatt è morta oggi all'età di 87 anni. Lo ha annunciato il suo editore Penguin Random House, che la ricorda come "uno degli scrittori e critici più significativi del nostro tempo".

Scrittura compulsiva e trame complesse

Nata nella città inglese di Sheffield, nello Yorkshire, il 24 agosto 1936, e formatasi all'Università di Cambridge, al Bryn Mawr College in Pennsylvania e infine a Oxford, Byatt aveva insegnato alla Central School of Art and Design e allo University College di Londra tra il 1972 e il 1984, prima di dedicarsi interamente alla letteratura. I suoi romanzi e racconti si ispirano ai temi della letteratura romantica o vittoriana, mentre le fiabe si incentrano su argomenti naturalistici e fantastici. Il suo primo romanzo ‘L'ombra di un sole’, pubblicato nel 1964, racconta la storia di una giovane ragazza che cresce all'ombra di un padre dominante. ‘Il gioco’, del 1967, studia invece il rapporto tra due sorelle. Aveva suscitato forti polemiche dopo aver criticato senza mezzi termini la saga di Harry Potter di J.K. Rowling, "scritta per persone la cui immaginazione è confinata ai cartoni animati televisivi e al mondo delle soap, ai reality televisivi e ai pettegolezzi sulle celebrità". Nella sua lunga carriera Byatt ha vinto una serie di importanti riconoscimenti letterari, dal premio Hans Christian Andersen nel 2018 all'italiano premio Malaparte nel 1995, oltre al Booker Prize, e nel 1999 ha ricevuto il titolo onorifico di dama. "Piangiamo la sua perdita, ma è di conforto sapere che le sue opere penetranti abbaglieranno, brilleranno e si rifrangeranno nelle menti dei lettori per le generazioni a venire", ha detto la sua editor Clara Farmer, che ha aggiunto: “Il suo modo di scrivere in modo compulsivo (taccuino A4 sempre a portata di mano) e la sua capacità di creare trame complesse erano notevoli”.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔