Culture

Lepori: ‘Sono deluso da lei’; Bertoli: ‘Faccio cose concrete’

Il giornalista in un audio al vetriolo sul capo del Decs; e il capo del Decs replica per iscritto. Entrambi si ritroveranno tra poche ore a Moby Dick.

Manuele Bertoli, capo del Decs (Ti-Press)
13 novembre 2020
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C’è un termine che ben riassume l’approccio di qualcuno che a un certo punto sbrocca. Il termine è “non gliele manda a dire”. In questo caso, sempre entro i limiti della decenza, è lo scrittore e giornalista Pierre Lepori dalle frequenze di Rete Due che non le manda a dire a Manuele Bertoli, capo del Decs. La vicenda è quella dei cinque posti in sala, ma anche e soprattutto del dopo, delle spiegazioni chieste e delle motivazioni addotte. “Lunedì scorso – esordisce Lepori in una sorta di lettera aperta, e premendo sull’aggettivo – su questa rete culturali, nel frattempo riportate in modo quasi surrealista a 30 persone”.

Lepori cita Bertoli: “Posso capire che ci sono delle differenze tra quello che è un cinema o, che ne so, una fiera, e che non è il momento per cose dedicate più magari (sic) all’appagamento dell’anima come può essere la cultura”; il giornalista si dice scioccato per l’assenza, in quel discorso, di una sola parola “per tutti coloro che la cultura la vivono, la fanno ed è il loro mestiere”. Tutti coloro che hanno visto fermato il proprio lavoro, artisti e maestranze. Lepori cita anche da una successiva intervista del capo del Decs – “Il cinema e il teatro, nel complesso, hanno un’importanza minore” – ribattendo: “Lei non è il ministro del complesso, ma proprio di queste cose minori”.

Nel ricordare a Bertoli che i lavoratori del mondo della cultura non sono “simpatici perdigiorno”, Lepori è certo che una città importante – “Berlino, New York, o Losanna” – di fronte “alla sua completa mancanza d’empatia verso il mondo culturale che dovrebbe fare la ricchezza critica di questo paese”, avrebbe chiesto le sue dimissioni. Chiude così Lepori: “Io non lo farò, per carità, non è il mio ruolo, ma non credo di essere l’unico, onorevole, a essere profondamente deluso. E anche un po’, se mi consente, profondamente incazzato”.

Se il clima non fosse già abbastanza rovente, alle dieci di domani, sabato 14 novembre, Lepori ospiterà Bertoli a ‘Moby Dick’ su Rete Due, insieme a Carmelo Rifici, direttore artistico del Lac e Cristina Galbiati di ‘t. Professionisti dello spettacolo Svizzera’, quest’ultima anche tra i protagonisti di ‘Generi di conforto’, podcast de laRegione in onda ogni sabato su www.laregione.ch/generidiconforto.

La replica di Manuele Bertoli

Giunge in serata la replica del capo del Decs, qui riportata integralmente:

Mi spiace aver fatto arrabbiare il signor Lepori per affermazioni che cercavano di contestualizzare la decisione di domenica scorsa, poi corretta martedì, sulle manifestazioni pubbliche, che secondo le indicazioni federali comprendono anche gli spettacoli teatrali, cinematografici ecc.

È vero, io non sono il ministro della salute, ma le discussioni su come affrontare la pandemia in corso, che fa dei morti, che vede tanta gente finire all’ospedale, che vede interventi sanitari rinviati per far spazio a chi è contagiato e necessita di cure, che vede i tanti addetti sanitari tornare in trincea dopo esserci stati in primavera, investe tutto il Governo, non solo il responsabile della salute. Così funzionano le nostre istituzioni, che immagino Lepori conosca bene. Così a mio parere deve ragionare un Consigliere di Stato che ha a cuore il bene dell’intera comunità, la stessa comunità che fruisce delle attività culturali.

Forse il signor Lepori non ha compreso che per combattere questo maledetto virus è necessario ridurre drasticamente i contatti. Una necessità velenosa, malefica, maledetta per la cultura, che vive di relazioni e di pubblico, ma questa è purtroppo la realtà con cui siamo oggi tutti confrontati, nessuno escluso.

Forse avrei potuto evitare di mettere l’accento sulle ospedalizzazioni in ascesa e mostrare più empatia per i professionisti della cultura. C’è chi in politica è abile a manifestarsi con sorrisi e abbracci ed in questo è certamente molto più bravo di me. Io preferisco mostrare la mia considerazione per il settore culturale lavorando per valorizzare tutto ciò che questo settore ci propone. In questi anni, tra l’altro, ho proposto (poi approvata dal Parlamento cantonale) la Legge sul sostegno alla cultura, ho contribuito a far nascere il Forum per l’italiano in Svizzera, mi sono prodigato per salvare la biblioteca cantonale di Mendrisio oggi collocata nel nuovo centro culturale comunale la Filanda, ho contribuito a far nascere il nuovo Museo d’arte della Svizzera italiana unendo museo cantonale e comunale di Lugano in un’importante realtà sul piano nazionale, ho dato avvio ai lavori per il museo digitale, il portale Samara, la digitalizzazione della cultura. E ancora, ho contribuito al consolidamento dell’Orchestra della Svizzera italiana con la nuova convenzione con SSR e la professionalizzazione della struttura amministrativa, per le arti sceniche ho promosso nel 2019 una discussione aperta con tutti per rivedere i parametri sull’erogazione dei contributi, ho sempre difeso le risorse per la cultura criticate da destra perché eccessive (siamo il secondo Cantone per spesa pro capite), ho subito risposto alla chiamata di Berna per allestire il sistema di aiuti straordinari a seguito della pandemia (ad oggi sono 2.2 i milioni spesi in Ticino in aggiunta ai contributi ordinari ed altri arriveranno a breve con la nuova ordinanza) e continuerò a farlo malgrado i dubbi di Lepori.

Cose concrete, a favore della cultura ticinese.

Probabilmente per qualcuno contano di più le belle frasi di circostanza, anche di fronte a un contesto difficile, per cui basta un nonnulla per suscitare l’ira, per incazzarsi, per emettere sentenze definitive. Lascio a questi giudici le certezze assolute, io mi accontento di continuare a fare il mio lavoro a favore del settore culturale e delle tante persone che vi lavorano. Cittadini che come molti altri stanno facendo fatica in questi tempi difficili.

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