Culture

Canetta: giudicate l’offerta musicale, non gli organigrammi

Il direttore della Rsi risponde alle critiche del musicologo Carlo Piccardi sulla marginalizzazione della musica all'interno del servizio pubblico

Canetta (Archivio Ti-Press)
4 luglio 2020
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No, la musica non è condannata all’irrilevanza: è netto Maurizio Canetta, direttore della Rsi, nel rispondere alle critiche avanzate da Carlo Piccardi nell’intervista pubblicata mercoledì. Certo, le cose sono cambiate e nell’organigramma del Dipartimento cultura e società – nato, lo ricordiamo dalla fusione dei dipartimenti cultura e intrattenimento e guidato da Cathy Flaviano – il settore musica ha adesso il cappello “Eventi e musica” ed è affidato a Gian-Andrea Costa, sulla cui competenza musicale Piccardi ha espresso dubbi, ma il direttore della Rsi invita a giudicare «la realtà dell’offerta, non gli organigrammi aziendali».

Preoccupazioni eccessive, quelle di Piccardi?

La prima cosa da dire è la grande gratitudine che c’è in Rsi per Carlo Piccardi: ha lavorato per tanti anni con noi e ha fatto cose importanti, è stato colonna del settore musicale, operatore culturale e un musicologo di grande qualità. È un grande del nostro passato.

Che ha espresso delle critiche sul presente.

Partirei forse da alcuni dettagli – aspetti secondari ma comunque importanti. Non è vero che Gian-Andrea Costa, nuovo responsabile del settore Eventi e musica, non era presente alla conferenza stampa dell’Orchestra della Svizzera italiana: c’era, semplicemente ha lasciato parlare Christian Gilardi (responsabile dell’Offerta classica, jazz, world, ndr). Oltretutto Costa un master l’ha fatto, anche se non in musicologia come forse piacerebbe a Piccardi. Nell’intervista ha detto che è “un redattore di Rete Tre”, come se fosse una cosa negativa: durante il concorso Costa ha presentato tutta una serie di garanzie, di visioni, di approcci che ci hanno fatto scegliere una strada giovane. Se questa è una colpa, me la assumo.

Altro dettaglio: Piccardi afferma che abbiamo soppresso la collaborazione con l’Istituto di Studi italiani dell’Usi, ma non è così. Semplicemente per rivedere il formato e valutare l’impatto radiofonico quest’anno il progetto non ha avuto luogo, ma la collaborazione è ancora attiva. Nessuna cancellazione, quindi.

Sono comunque aspetti secondari delle critiche di Piccardi: il problema non sono i titoli di studio o la singola iniziativa, ma l’importanza della musica all’interno della Rsi.

Sono dettagli che hanno comunque un peso, dal momento che vengono considerati segnali preoccupanti – e una correzione era quindi dovuta.

Dal punto di vista della produzione musicale, noi continuiamo a investire circa 3 milioni di franchi all’anno nell’Osi e nei Barocchisti, proponiamo concerti, proponiamo registrazioni – a beneficio sia dei programmi sia del pubblico.

Rispetto al passato però la situazione è mutata.

È vero che sono cambiate le modalità di collaborazione – cosa su cui c’è stato ampio dibattito. Siamo passati da organizzatori a un contratto di prestazione, anche per allinearci ai parametri nazionali e con il concetto Ssr per il quale non ci sostituiamo agli operatori culturali ma li sosteniamo.
E, ma anche di questo si è ampiamente discusso, il nuovo accordo ha comportato una riduzione del nostro contributo all’Osi: siamo in fase di contenimento dei costi e questo vale per tutti. Similmente, abbiamo un accordo quinquennale con i Barocchisti.

La lista delle cose che abbiamo fatto e che faremo dimostra il nostro impegno: il ‘Barbiere di Siviglia’ con i Barocchisti al Lac, la ‘Cavalleria rusticana’ coprodotta con Arte e Rai… Ogni settimana in televisione c’è ‘Paganini’, una trasmissione di due ore dedicata alla musica e non credo che siano molte, le tv generaliste con un’offerta simile.
Nulla è pensato in chiave riduttiva. Nelle scorse settimane è partito il progetto MusicaViva, iniziativa del tanto criticato settore Eventi e musica: un ritorno alla musica dal vivo che ha nel suo ampio ventaglio una forte presenza di musica classica.

La risposta è quindi che l’offerta musicale c’è.

E in nuove forme: l’offerta Rsi è anche su web – al quale evidentemente Piccardi non pensa. Lo splendido esempio, prodotto dal settore Eventi e musica di Gian-Andrea Costa e dall’Osi, è il video sulle note rossiniane realizzato durante il Lockdown dall’Orchestra della Svizzera italiana.

Affermare che ci sia la volontà di marginalizzare la musica è profondamente errato.

Però conferma una delle tesi sostenute da Piccardi: la Rsi ha cambiato ruolo, da grande protagonista della vita culturale a sostenitore esterno.

Noi continuiamo a esserci, produciamo e promuoviamo concerti sia pubblici sia registrati. Semplicemente – ma questo è stato spiegato quando è stato concluso l’accordo con l’Osi – noi oggi acquistiamo e produciamo concerti secondo un concetto che è uguale al resto della Svizzera. Con un investimento come detto importante, maggiore di quello delle altre regioni, e al quale non viene tolto un franco con la creazione del nuovo dipartimento Cultura e società.

Rimane il fatto che nell’organizzazione di quel dipartimento la musica è ‘annacquata’.

No. Una cosa che Piccardi dimentica è che da Christian Gilardi in giù ci sono persone molto brave, che lavorano come prima e che hanno lo stesso margine d’azione di prima.

Abbiamo voluto mettere tutta la musica che esiste nel nostro mondo sotto uno stesso tetto per avere una visione d’insieme: il settore della musica classica continua a esistere e continua a lavorare nella direzione di sempre.

Insomma, la struttura è cambiata, ma la sostanza no.

Anzi: credo che da un accorpamento ci si possa solo guadagnare, per esempio con degli impulsi, prima meno evidenti, su un settore importante che è quello della diffusione online. Cosa che, ribadisco, si aggiunge all’offerta tradizionale fatta di concerti – che conta su Gilardi e su tutto il gruppo della musica classica.

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