Ognuno a casa sua

Andrea Bignasca, grande rock in 45 metri quadri

'Where things grow mean', nuovo singolo e video. Non sbaglia un colpo il rocker ticinese: 'Più libero di andare, e senza catalogazioni'.

'Where things grow mean' (© Luca Tonellotto)
9 maggio 2020
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Il tempo in cui Andrea Bignasca ritorna non è mai tempo perso. Che si tratti di un album intero come ‘Murder’ – li chiamano 'della maturità', ma va bene anche 'superbi' – o di un singolo come ‘Where things grow mean’, dove al primo ascolto si torna da dove si era venuti – i rocker che convivono nel Bignasca e fanno sempre un rispettoso e mai invadente capolino – ma con la sensazione nuova di libertà melodiche prese al volo, parzialmente inattese. E il tallone dell’ascoltatore che batte sulle piastrelle ha lo stesso valore del giro in più d’auto sotto casa (ma in questi giorni si preferiscono le piastrelle) per arrivare alla fine del pezzo.

No autocatalogazione

«Scrivo sempre canzoni così, ma per la prima volta non ho avuto paura di suonare troppo pop, troppo ‘catchy’», ‘acchiappante’, orecchiabile. «Non è una decisione presa a tavolino, è qualcosa che accade da qualche parte, forse inconscia», racconta alla ‘Regione’ Bignasca in una serena segregazione casalinga di cui dirà più avanti. «Se una volta avevo l’impressione di non poter portare sino alla fine un riff o una melodia, la abbandonavo. Ora, indipendentemente da questi pensieri, porto a conclusione tutte le idee che mi arrivano. E mi dico che mi va di metterci la faccia, a differenza di tante canzoni del periodo ‘Murder’ che mi sembravano meno ‘pregne’. Per 'When things grow mean', però, non c’è stata alcuna decisione di scrivere ‘catchy’. Piuttosto, la sensazione di essere meno imbrigliato, libero di andare, di non dovermi musicalmente autocatalogare». E il tallone ha apprezzato.

Piano sequenza

‘Where things grow mean’, ufficialmente il “ritratto dello struggimento di tenere vivo l’amore”, scrive Bignasca; «L’amore esige l’azione dell’amare, piuttosto che essere innamorati e vivere di rendita. Può essere questo il nocciolo del testo», aggiunge a voce. «È più lo sprazzo della storia di qualcuno, non la definirei autobiografica, ferma restando la presenza di concetti che credo di avere imparato nella mia relazione, che è abbastanza lunga per l’età che ho. Eloquente come al solito, vero?». In epoca in cui, in risposta a “Cosa mai volevi dirci?”, sempre più spesso si ottiene “Volevo emozionare e spero di esserci riuscito”, la cripticità del Bignasca scende come oro colato sul mondo della lirica (intesa come ‘lyric’, testo).

In ‘Where things grow mean’ il livello è sempre alto. Emotivo e tecnico. Il video è un lungo piano sequenza che nella quasi totale assenza di elementi scenografici passa in rassegna stati d’animo e luoghi (Premio alla Fotografia per le luci strobo che ci portano in un live da centomila persone e invece di persone ce ne sono solo altre quattro a muoversi intorno all’artista). «Ho avuto il video in testa dalla A alla Z, e al 93% sono riuscito a ricrearlo. A parte registrarlo in pieno febbraio, in maniche corte, di notte e in piano sequenza» (che dev’essere il 7%).

Il segreto della vita

Com’è andata la quarantena del rocker? «Ho due vite. Una nomade che mi porta a suonare fuori casa e una sedentaria. Perciò l’unica cosa che è cambiata è che ho avuto una vita sola ora. Peccato che solo una delle due mi faccia guadagnare. Cosa è cambiato? Vendo i miei dischi e le mie magliette per posta invece che allo stand a fine concerto. Suono molto meno, perché in casa non sono più solo durante il giorno. Viviamo in 45 metri quadrati senza balcone». Un solo live streaming per la Rsi e – per dirla con James Taylor – ‘The secret o’ life’, l’apprezzare il tempo che passa: «Tanto fino ad agosto è tutto annullato. Mi aspettavano una ventina di concerti per poi entrare in studio in autunno e registrare il grosso dell’album». Il 22 maggio, nel frattempo, un altro cd fisico, esattamente come questo. Un ulteriore nuovo singolo.

Quando al rocker piace il maghetto

Dicevamo: cosa si porta via il rocker dalla reclusione forzata? «Ho goduto del tempo trascorso con la mia ragazza in una situazione così stretta, io che sono abituato ad avere i miei spazi. Ne ho fatto tesoro. Da una parte mi sembra molto stupido parlarne in questi termini, ma è come se la società avesse ufficializzato il mio gradire lo stare in casa. Io ne passo di tempo in casa, perché sto bene, sono uno che non deve uscire ogni sera. E ora è come se tutti si fossero accordati sul fatto che tutto questo sia socialmente accettabile. Ma penso a chi è in casa perché ha perso il lavoro, e c’è poco da consolarsi».

Più che ascoltare musica, in questi giorni Bignasca legge. E non necessariamente un rocker legge Salinger, Kerouac o Bukowski: «La lettura è una cosa che nel mio caso ha un andamento abbastanza sinusoidale. Forse da me qualcuno potrebbe attendersi qualcosa di più elegante, ma confesso di aver riletto per l’ennesima volta gli Harry Potter». Il rocker è fan del maghetto: si capisce? (www.bignascaandrea.com)

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