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Giustizia e nomine, il Pvl: ‘Prima il merito, poi le casacche’

Pure i Verdi liberali chiedono di spartiticizzare l'attuale sistema: ‘Il compito dovrebbe spettare al Consiglio della magistratura’. Dias: ‘Cambiare’

‘Senza una maggioranza in Gran Consiglio si esprima la popolazione’
(Ti-Press)
7 marzo 2024
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“L'attribuzione delle cariche in magistratura deve avere una logica basata sul merito, sulle competenze legali e sull'esperienza”. A sostenerlo sono i Verdi liberali, che dopo il caos emerso riguardo alle proposte di nomina per chi in Procura dovrà succedere alle pp Marisa Alfier e Pamela Pedretti, che hanno dato le dimissioni e partiranno a fine aprile, prendono posizione e hanno un'idea più che chiara: “Chi aspira a una carica a Palazzo di giustizia lo fa per un senso di dovere pubblico, e quindi la carica richiede importanti capacità professionali e personali”. Partendo da questo assunto, il Pvl “auspica un rapido cambiamento di sistema, e accoglie favorevolmente la proposta di togliere la competenza delle nomine dei magistrati al Gran Consiglio”.

E un'idea della direzione da prendere c’è: “La soluzione proposta dal procuratore generale Andrea Pagani, che si inserisce nel percorso di un'iniziativa parlamentare di qualche anno fa, è una proposta che va sostenuta”. Scrive ancora il Pvl in una nota: “Dovrebbe spettare al Consiglio della magistratura il compito di nominare i procuratori pubblici”. Questo, si legge ancora, “permetterebbe di garantire una maggiore indipendenza da logiche politiche partitiche e una maggiore celerità nel processo di selezione. I candidati con la giusta esperienza, le competenze e la statura necessaria per assumere il ruolo di procuratore o procuratrice avrebbero così l'opportunità di ricevere la nomina”.

‘Basta con il poltronismo’

Il Pvl si spinge anche più in là del parlamento, però. Perché “qualora questo cambiamento non dovesse ottenere una maggioranza in Gran Consiglio, i Verdi liberali auspicano che la popolazione possa in futuro esprimersi sul tipo di giustizia che vogliamo per il nostro Cantone: una giustizia con nomine indipendenti o una giustizia dove le nomine sono decise da un antiquato poltronismo partitico a scapito della competenza”.

Insomma, anche i Verdi liberali vanno diretti verso una possibile spartiticizzazione delle nomine nella giustizia, perché per il presidente del Pvl Stefano Dias, raggiunto da ‘laRegione’, è netto: «Questo sistema è al capolinea. Si era già visto all'epoca dei cinque pp non ritenuti idonei alla rielezione del Ministero pubblico pochi anni fa, questo ultimo caso di cronaca per la sostituzione di Alfier e Pedretti è altrettanto eclatante e bisogna agire: quanto sostiene il procuratore generale è un'idea da portare avanti, e ricordo che c’è anche pendente una mozione del Plr che attende risposta. In questo senso la rappresentanza del Pvl in Gran Consiglio inoltrerà presto un'interrogazione per sapere lo stato dell'arte».

Dias: ‘La casacca politica non deve contare più di competenze ed esperienza’

Sparticizzazione e rappresentanza politica in seno al Ministero pubblico per Dias «sono però due cose diverse». Perché certo «speriamo si vada verso quel traguardo», ma «possono esserci anche vie di mezzo e di transizione. Anche Verdi e Udc hanno chiesto di copiare il sistema attuato dalle Camere federali, che prende in considerazione il parlamento e non le quote in Consiglio federale. In più, se proprio volessimo parlare di rappresentanza, dovremmo considerare anche la scheda senza intestazione». Un esempio di come le cose dovrebbero funzionare, riprende Dias, il Pvl l'ha in casa: «Noi abbiamo in corsa il segretario giudiziario Riccardo Maiolo che è da 12 anni nel Ministero pubblico e che ogni volta, nonostante chiare competenze e idoneità messe nero su bianco dagli esperti e che gli sono riconosciute, non riesce a essere nominato procuratore per via della sua casacca e per il fatto che non vuole svendere i suoi valori (chiaro il riferimento al non menzionato Alvaro Camponovo, fu Pvl e ora in quota Lega, protagonista delle polemiche delle ultime settimane, ndr)».

Quindi avanti tutta verso la spartiticizzazione, «ma tenendo conto che una quota politica per forza di cose dovrà esserci sempre. In maniera minoritaria però, sicuramente non come primo criterio».

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