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‘Si è creato un carro armato per colpire una mosca’

Da ottobre i Comuni sono tenuti a denunciare alla Procura i morosi di cassa malati che non si presentano quando convocati. Bruno Cereghetti: ‘Allibito’

La procedura è disciplinata nel nuovo articolo 38a del Regolamento della legge di applicazione della LAMal
(Keystone)
15 dicembre 2023
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«Non solo non sono mai state istituite delle ‘help list’, ma sono addirittura state create delle ‘criminal list’. È sconcertante che adesso chi è in mora con il pagamento dei premi di cassa malati venga denunciato penalmente nel caso in cui non si presenti in Comune dopo una convocazione. In questo modo si criminalizzano delle persone molto fragili e marginalizzate. Lascia inoltre allibiti pure l’enorme lavoro supplementare così generato per casi bagatella di cui verrà caricato il Ministero pubblico, già ai limiti delle proprie capacità gestionali». È decisamente amareggiato Bruno Cereghetti – già responsabile per 18 anni, fino al 2009, dell’Ufficio assicurazione malattia (Uam) da lui stesso impostato – di fronte al nuovo articolo 38a inserito dal Consiglio di Stato nel Regolamento della legge di applicazione della LAMal, la legge federale sull’assicurazione malattie. Entrato in vigore lo scorso 1° ottobre, l’articolo prevede che i Comuni denuncino al Ministero pubblico gli assicurati morosi ed escussi che non si sono presentati alla prima convocazione o non hanno fornito le informazioni richieste. Per loro viene applicato l’articolo 292 del Codice penale che recita: “Chiunque non ottempera a una decisione a lui intimata da una autorità competente o da un funzionario competente sotto comminatoria della pena prevista nel presente articolo, è punito con la multa”.

‘Si tratta di persone con pronunciati problemi di ordine sociale ed economico’

«Giustamente, come avevo insistito in passato nel ruolo di capo dell’Uam e come poi accolto dal Consiglio di Stato, gli assicurati morosi, ovvero coloro che non pagano i premi di cassa malati, vanno segnalati ai Comuni affinché in quanto autorità di prossimità siano a conoscenza della situazione particolare di queste persone – considera Cereghetti –. Questo perché da studi scientifici condotti dal Dipartimento sanità e socialità (Dss) era emerso che buona parte di questa popolazione era costituita da persone con pronunciati problemi di ordine sociale, economico e sovente anche legati alla gestione delle incombenze ordinarie che vivono ai margini della società e sono difficilmente intercettabili. Persone con difficoltà di diversa natura, ma fuori dai radar dell’assistenza o delle prestazioni complementari». L’altra metà degli assicurati morosi, illustra Cereghetti, è invece molto volatile: «Si tratta di persone che non pagano i premi o perché sono arrabbiate con l’assicuratore malattia o perché hanno avuto spese straordinarie e alla fine di un determinato mese non riescono a far fronte a tutte le fatture. Tuttavia appena ricevono la comminatoria di un precetto esecutivo corrono a saldare il debito. Questa categoria non desta preoccupazioni in quanto rientra dopo poco nell’ordinarietà. Per quanto riguarda invece il “nucleo duro”, è fin da subito emerso che il semplice tentativo di contatto dei Comuni non aveva grande presa».

‘Le conseguenze sono un accumulo di attestati di carenza beni’

«Al posto di agire mettendo in campo una risposta più articolata a livello sociale, coinvolgendo ad esempio degli operatori di prossimità come per la politica giovanile – lamenta Cereghetti – con mia somma sorpresa e costernazione il Cantone ha reagito sul piano penale adottando una misura assolutamente sproporzionata e fuori luogo. Il classico carro armato per andare a colpire una mosca». Ciò che indispone ancora più l’esperto è che «il Consiglio di Stato è a conoscenza, grazie ai citati studi, del fatto che i morosi “cronici” presentano un dato medio pro capite di 50 attestati di carenza beni per un debito già escusso di 110mila franchi. Ovvero che si tratta di una fascia di popolazione connotata da un importante indebitamento generale. Evidentemente molti non si presenteranno nemmeno di fronte al Ministero pubblico e verranno puniti con una multa per disobbedienza a un’autorità. Ma dare una multa a una persona in condizioni debitorie del genere avrà come conseguenza unicamente la produzione di un ennesimo attestato di carenza beni». C’è però anche un altro interrogativo che solleva Cereghetti: «Cosa succede se il moroso non paga la multa? Viene incarcerato? Perché il rifiuto di pagare la multa porta a questo. E sarebbe il colmo».

‘Il Ministero pubblico viene investito da una marea di nuove procedure bagatellari’

A giudizio di Cereghetti «siamo di fronte a una macchina amministrativa che intasa gli Uffici di esecuzione oltreché il Ministero pubblico. E questo è veramente fuori posto visto che la Procura è già oberata di lavoro e a giusta ragione invoca il potenziamento del personale. Ora invece si troverà investita da una marea di nuove procedure bagatellari su cui sarà costretta ad aprire degli incarti». In una recente intervista a ‘laRegione’ (13 novembre), il procuratore generale Andrea Pagani ha reso noto che l’Istituto delle assicurazioni sociali stima che per questo nuovo articolo verranno inoltrate annualmente al Ministero pubblico da parte dei Comuni tra le duemila e le quattromila denunce annuali. «Sono cifre sicuramente verosimili», osserva Cereghetti, che aggiunge: «Non va dimenticato che tutto questo genera anche ingenti costi per la collettività. Mi chiedo sinceramente il fine di una procedura simile».

‘Quella dei furbetti non intercettati è una leggenda metropolitana’

Forse, ipotizza il nostro interlocutore, «qualcuno culla ancora l’idea che tra il “nucleo duro” di morosi ci siano dei “furbetti”, dei debitori solvibili che possiedono i mezzi ma non vogliono pagare i premi. Anche questo è stato smentito dalle ricerche. Nel caso in cui una persona abbia i soldi necessari, viene avviata una procedura esecutiva che prevede il pignoramento del salario – col rischio che il datore di lavoro lo venga a sapere – e il sequestro di beni e possedimenti. L’Ufficio esecuzioni è molto severo e quando ci sono dei premi malattia scoperti fa tutte le trattenute possibili lasciando alle persone il minimo vitale, che è molto più basso di quello dell’assistenza o delle prestazioni complementari». Insomma, afferma Cereghetti, «quando si finisce sotto le forche caudine della Legge esecuzione e fallimenti non se ne esce bene. Può darsi che l’Ufficio esecuzioni lasci in mano i soldi ai morosi affinché paghino direttamente i premi, ma esige anche sempre la prova degli avvenuti versamenti, e se qualcuno sgarra quei soldi non li gestisce più autonomamente. Quindi ci sono già tutte le procedure che tengono sotto pressione la categoria del “furbetto” e che questo si possa nascondere tra le fila dei morosi di lunga data è una leggenda metropolitana. Cui prodest? – ribadisce Cereghetti –. A chi giova un provvedimento del genere?».

La soluzione? «È quella di investire con alta priorità e in modo efficace nella socialità», afferma Cereghetti. Eppure proprio la socialità sta per essere particolarmente colpita dai tagli iscritti nel Preventivo 2024 del Canton Ticino. «In effetti di fronte a un governo che propone un simile esercizio di abbattimento sociale – andando a rivedere i sussidi delle assicurazioni malattia, quelli per le persone con disabilità, e in generale colpendo proprio la parte più debole della società – non ci si dovrebbe meravigliare che abbia introdotto la denuncia penale nei confronti dei morosi. Ma al di là di questo, preoccupa molto l’impatto dei tagli sulle fasce di popolazione già al limite della precarietà che rischiano di superare un punto oltre il quale riemergere per conto proprio dalle difficoltà socioeconomiche risulterà estremamente complicato».

Il presidente del governo

‘Chi non può pagare non deve temere nulla’

Ogni anno il numero dei morosi LAMal in Ticino varia tra i 23mila e i 24mila. A indicare la cifra è il direttore del Dipartimento sanità e socialità, nonché presidente del Consiglio di Stato Raffaele De Rosa, a cui abbiamo posto alcune domande sull’articolo entrato in vigore a inizio ottobre.

Qual è lo scopo di questo nuovo articolo introdotto dal governo?

Innanzitutto occorre premettere che i cittadini che non pagano le fatture della propria cassa malati generano un costo annuo che varia tra i 16 e i 23 milioni di franchi. Costo che ricade su tutta la collettività perché preso a carico dal Cantone, e in parte dai Comuni. È quindi nell’interesse generale verificare se queste persone non pagano poiché non possono, ossia non hanno mezzi sufficienti, oppure perché non vogliono. Questa verifica viene svolta puntualmente dai Comuni tramite la convocazione individuale dei cittadini morosi per un colloquio, che deve servire a conoscere la situazione socioeconomica della persona o della famiglia che accumulano debiti verso le casse malati. È quindi un’opportunità importante che permette al Comune di informare personalmente sulle numerose possibilità di aiuto esistenti, che consentono a ogni persona di vivere dignitosamente, senza dover rinunciare a saldare le spese obbligatorie. Ma è altresì occasione per richiamare al proprio dovere chi non paga i premi pur avendone i mezzi. Purtroppo l’esperienza accumulata negli anni insegna che circa il 50-60% delle persone convocate non si presenta al colloquio. Per questo motivo il gruppo di lavoro misto Cantone-Comuni, creato appositamente per analizzare e migliorare la procedura di gestione dei morosi LAMal, ha proposto diverse misure di miglioramento, fra cui la creazione dell’obbligo legale di presentarsi alle convocazioni del Comune. Obbligo che è stato formalizzato di recente con il nuovo articolo di regolamento citato.

L’Istituto delle assicurazioni sociali ha stimato fra 2’000 e 4’000 le denunce che arriveranno annualmente al Ministero pubblico da parte dei Comuni. Il timore della Procura, già oberata di lavoro, è di trovarsi in enormi difficoltà per l’aggiunta di tale quantità di procedure bagatellari da trattare. Come reagisce a queste preoccupazioni?

Considerando l’elevato numero di persone che si rifiuta di dare riscontro alle convocazioni comunali, il potenziale teorico di segnalazioni al Ministero pubblico è dell’ordine delle migliaia. Da questo punto di vista i timori sono comprensibili. Tuttavia va precisato che la nuova procedura non prevede la segnalazione immediata al Ministero pubblico, bensì dei passi intermedi in cui il Comune sollecita il contatto, sensibilizzando sull’opportunità di svolgere questo colloquio. Una possibilità offerta dal Comune di dare consulenza e sostegno, di cui si può beneficare soltanto presentandosi al colloquio. Prima di segnalare il caso al Ministero pubblico, il Comune invia un sollecito e, se necessario, un ultimo avviso con comminatoria. Auspichiamo così che molte persone capiscano l’importanza di questo servizio, senza che si debba arrivare alla segnalazione in Procura da parte del Comune.

Secondo l’ex direttore dell’Ufficio assicurazione malattia Bruno Cereghetti è molto difficile che tra i morosi che non rispondono ai solleciti dei Comuni ci siano dei “furbetti” che potrebbero pagare ma non lo fanno: l’Ufficio esecuzione sarebbe già molto severo. Non si rischia di criminalizzare persone marginalizzate da cui peraltro non si otterrebbe nulla?

È proprio con l’intento di aiutare queste persone che è stata rafforzata questa procedura. Lo scopo è quello di “agganciarle”, per dare loro sostegno. Indipendentemente dalla situazione finanziaria pregressa, se effettivamente non possono provvedere al pagamento del premio vi sono una serie di strumenti che possono essere attivati in loro aiuto, come i sussidi. In sostanza, lo scopo di tutta la procedura è di permettere ai Comuni di parlare con i propri cittadini in difficoltà – e a maggior ragione se si tratta di persone marginalizzate – e di fornire tutta la consulenza e l’assistenza necessaria per aiutarli a uscire dalla spirale dei debiti in cui si dovessero trovare. Lo ribadisco: chi non può pagare poiché si trova in ristrettezze economiche non deve temere nulla. Anzi, potrebbe trovare consigli preziosi e risposte concrete ai propri problemi. Mentre, per coloro che non pagano i premi di cassa malati pur avendone i mezzi, è giusto avere un atteggiamento più severo e rigoroso, nell’interesse della collettività.

Nel caso in cui queste persone non si presentassero nemmeno di fronte al Ministero pubblico verrebbero punite con una multa che se non pagata sfocerebbe in un ulteriore attestato di carenza beni. Così anche l’Ufficio esecuzione si vedrebbe caricato di ulteriore lavoro con, anche in questo caso, conseguente aumento dei costi per la collettività. Non si tratta di un controsenso in un momento in cui si stanno operando dei tagli alla spesa pubblica che colpiranno in particolare le fasce di popolazione più fragili?

Lo scopo di questa misura è di indurre il cittadino moroso a dialogare con il proprio Comune. Non ci sembra una pretesa insensata, anzi, e ha il pregio di distinguere fra chi non paga perché non può, da chi non paga perché non vuole. In questo senso, e contrariamente a quanto inteso nella domanda, l’obiettivo è proprio quello di cercare di aiutare le persone più fragili. Per chi, malgrado tutto, dovesse ostinarsi a rifiutare il contatto con l’autorità comunale potrebbe scattare una multa, volta a ricordare che ognuno ha dei doveri verso la collettività. Soprattutto quando, come in questo caso, tutta la collettività è poi costretta a pagare le fatture di chi si rifiuta anche solo di entrare in dialogo.

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