Ticino

Caso Unitas, ‘il governo segnali tutto al Ministero pubblico’

Lo chiede un’interpellanza interpartitica critica verso l’agire del Cantone presentata dai Verdi. ‘Elementi sufficienti per aprire d’ufficio un’inchiesta’

(Ti-Press)
11 gennaio 2023
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"Ci sono elementi che non possono essere accolti così come sono stati esposti dal Consiglio di Stato e da Unitas". Detto altrimenti, quanto emerso pubblicamente in merito ai risultati dell’audit esterno condotto sulla gestione dei casi di molestie sessuali e mobbing all’interno dell’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana (Unitas) è tutt’altro che chiaro e sufficiente.

È questo l’avviso di un gruppo di deputati appartenenti a diverse aree politiche (Verdi, Centro/Ppd, Plr, Lega, Udc, Più Donne; spicca l’assenza del Ps) affidato a una lunga interpellanza rivolta al governo, tra le cui domande figura quella per sapere se il Consiglio di Stato intenda inoltrare l’audit al Ministero pubblico per un complemento d’inchiesta "affinché quest’ultima possa valutare se sono riportati reati non ancora in prescrizione e/o perseguibili d’ufficio, di cui non si era a conoscenza quando il Ministero pubblico (dopo la segnalazione alle autorità giudiziarie nel 2021, ndr) ha decretato il non luogo a procedere a causa dei termini di prescrizione". Per gli interpellanti è infatti "molto verosimile che da quanto emerso dalle differenti fonti sui contenuti dell’audit vi siano abbastanza elementi per indurre il Consiglio di Stato o il Dipartimento sanità e socialità (Dss) stesso a segnalare al Ministero pubblico il tutto, in modo che si apra d’ufficio una procedura d’inchiesta per coazione sessuale, per sfruttamento dello stato di bisogno e/o eventualmente per altri reati non emersi precedentemente".

L’atto parlamentare di cui primo firmatario è il verde Marco Noi muove dalla volontà di ottenere una rigorosa e urgente chiarificazione sui risultati emersi dall’audit. Questo nel rispetto delle vittime che hanno subito per anni le molestie di un ex dirigente dell’Associazione che se l’è cavata a causa della prescrizione dei reati perpetrati. L’interpellanza passa dettagliatamente in rassegna le informazioni note sull’audit, in un primo momento commissionato dallo stesso Comitato di Unitas e poi passato in mano alla Divisione dell’azione sociale e delle famiglie (Dasf) del Dss. Audit – affidato agli avvocati Raffaella Martinelli Peter e Stefano Fornara – da cui sono emerse "criticità di natura formale e organizzativa", in particolare per quanto riguarda i ruoli, la vigilanza interna, la gestione delle segnalazioni e il flusso di informazioni, scrivevano il 16 dicembre scorso in due comunicati stampa Unitas e il Cantone, quest’ultimo direttamente interessato alla vicenda in quanto ente sussidiante e vigilante di un mandato di prestazione all’Associazione.

Rendere pubblici i risultati del rapporto

I deputati innanzitutto ritengono non corretto che "in una procedura di indagine così delicata dove lo Stato interviene come autorità super partes, esso non abbia ancora compiutamente informato sui risultati dell’audit tutte quelle persone che vi hanno partecipato come parti lese (come peraltro era stato annunciato dal direttore della Dasf), mentre abbia già informato la dirigenza di Unitas, sulla quale gravava più di un’ombra, permettendole di prendere visione di una parte del rapporto". Per questo chiedono al Consiglio di Stato se intenda sollecitare o abbia già sollecitato il Dasf affinché i risultati vengano al più presto resi noti alle persone che vi hanno partecipato in veste di parti lese e se ritenga possibile che il rapporto sull’audit possa essere anonimizzato e messo a disposizione delle persone coinvolte per una migliore comprensione di cosa è successo.

"Spiace poi dover rimarcare che nel suo comunicato stampa il Consiglio di Stato contribuisca al misconoscimento dei fatti accaduti e del vissuto di quelle persone che lungo gli anni hanno subito molestie sessuali, mobbing o altro ancora da una persona che ha occupato per tutto quel tempo ruoli dirigenziali", scrivono i 12 granconsiglieri, che nel tracciare un istoriato degli avvenimenti tengono a ricordare al governo come "prima di qualificare come ‘indegni e intollerabili’ i comportamenti dell’alto dirigente, facendo di fatto una virata di 180 gradi", il presidente di Unitas Mario Vicari aveva affermato alla stampa, "a difesa evidentemente del collega di lunga data, che ‘voler riaprire questa vicenda è diffamazione’. Non proprio una bella dimostrazione della capacità di sapersi assumere le proprie responsabilità", valutano.

Vincolare il sussidio al cambio di dirigenza?

Evidenziando poi come vi sia ormai certezza che diverse persone abbiano subito molestie sessuali e mobbing, gli interpellanti ritengono che le informazioni rilasciate dalle Autorità tramite comunicato non aiutino a chiarire quale tipo di coinvolgimento abbiano avuto le persone che negli anni hanno occupato e tuttora occupano gli organi dirigenti di Associazione e Fondazioni: "Alcune delle persone che hanno deciso di esporsi con nome e cognome lasciano intendere che tutti sapevano e hanno coperto le malefatte per 20 anni". Nell’atto parlamentare vengono dunque chiesti dettagli su quante persone siano state sentite dai mandatari dell’audit, quante siano state oggetto di molestie sessuali, a quando queste risalgono e se siano da ascrivere a un’unica persona. E poi: quali organi dirigenti ha occupato tale persona nel periodo in cui si è macchiata dei fatti? Quante di queste molestie o atti a sfondo sessuale sono stati segnalati e a quali organi? Quante persone autrici di mobbing siedono ancora in organi dirigenti?

Alla luce del rapporto sull’audit e delle recenti reazioni di forte disappunto di un gruppo di utenti, soci, volontari e collaboratori che ha reiterato la richiesta di dimissioni del Comitato e dei membri delle Fondazioni, Marco Noi e cofirmatari sollecitano altresì il governo per sapere se ritenga di poter aver ancora fiducia nella dirigenza dell’Associazione e delle due Fondazioni e se la qualità delle prestazioni – non solo tecniche ma pure relazionali – sia garantita per tutte le persone che afferiscono a Unitas. Nonché se non ci siano chiaramente gli estremi per chiedere il commissariamento dell’intera direzione di Unitas e vincolare la concessione del sussidio al cambio di dirigenza del Comitato e dei due Consigli di fondazione.

I deputati desiderano inoltre sapere se in occasione delle discussioni sul tema avvenute in seno all’esecutivo il consigliere di Stato Manuele Bertoli – dirigente di Unitas per oltre un decennio prima di venir eletto in governo – abbia partecipato alle stesse o si sia ricusato. Nella prima eventualità, "il Consiglio di Stato non ritiene di dover rifare le discussioni in sua assenza, come peraltro già capitato in altre occasioni dove un consigliere di Stato si è trovato in una situazione di conflitto d’interesse?".

Mps: questione da rianalizzare diversamente

Su una simile lunghezza d’onda si modula anche una presa di posizione dell’Mps che ritiene "inaccettabile che queste vicende (come già è stato per il caso Rsi) si concludano in questo modo". Perciò chiede al governo "innanzitutto di rendere pubblici i risultati dell’audit e di rimettere all’ordine del giorno la discussione su questa vicenda, che dovrà essere rianalizzata e affrontata in modo diverso. Si tratta inoltre di rispondere in modo adeguato alle preoccupazioni delle vittime che chiedono un azzeramento delle strutture direttive dell’associazione", ciò che per i tre deputati Mps rappresenta "un atto dovuto per cercare di salvare la sua credibilità, non foss’altro per il fatto che, al suo interno, siede una persona che per anni ha diretto questa associazione".

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