Ticino

Anziani, l’assistenza sia il più possibile a casa

L’invecchiamento della popolazione è più accentuato in Ticino. La pianificazione per il 2030 prevede una sollecitazione maggiore dei servizi a domicilio

Servizi Spitex da potenziare entro il 2030
(Ti-Press)
16 dicembre 2021
|

L’invecchiamento della popolazione è una delle sfide principali di quasi tutte le società occidentali. Il Ticino non sfugge a questa tendenza tanto è vero che – stando a uno scenario dell’Ustat – entro il 2030 la popolazione ultraottantenne aumenterà del 50%: dagli attuali 24’171, a 36’319. Anche la fascia di età tra i 65 e i 79 anni è prevista in netto aumento, sempre entro il 2030: dai 135mila circa del 2018, ai quasi 174mila tra una decina di anni. Ma un indicatore inequivocabile del processo d’invecchiamento della popolazione è dato dal ‘rapporto di dipendenza della popolazione anziana’, ossia il numero di persone ultra 65enni rispetto al numero di persone in età attiva (20-64 anni). Per il Ticino questo indicatore era nel 2020 pari al 39,1% quando quello nazionale era del 30,7%. Bisogni di cura e assistenza della popolazione anziana sono quindi al centro dell’azione politica del Consiglio di Stato che, tra le altre cose, ha il compito di rilevare i bisogni esistenti e fissare l’ordine di priorità degli interventi da sostenere in questo settore del welfare retto da due leggi cantonali: la LAnz (Legge anziani) e la Lacd (Legge sull’assistenza e cure a domicilio). Si tratta in pratica di pianificare e orientare, in modo integrato, gli investimenti in questo ambito.

E proprio ieri il Dipartimento della sanità e della socialità, per conto del Consiglio di Stato, ha presentato il messaggio con il quale, oltre a uniformare l’orizzonte temporale tra le due pianificazioni previste da LAnz e Lacd, si dà «un nuovo approccio basato sull’analisi e sulla valutazione coordinata di tutte le prestazioni erogate nei settori regolamentati dalle due leggi», ha spiegato il consigliere di Stato Raffaele De Rosa.

Il rapporto è comunque frutto di un’ampia consultazione tra enti (28) e Comuni (57) interessati e rappresentativi comunque di circa l’80% della popolazione. Sono stati tre gli scenari presi in considerazione: il mantenimento dello status quo in tutti e tre gli ambiti (case per anziani, cure a domicilio e servizi di appoggio); sviluppo più contenuto del settore stazionario a vantaggio dell’offerta ambulatoriale; riduzione dei posti in casa per anziani ai soli autorizzati (870 invece di 1’180) e aumento più pronunciato dei settori domiciliari. Dalla consultazione – ha continuato De Rosa – è emerso un consenso attorno al secondo scenario. Questo ultimo prevede un onere finanziario annuale entro il 2030 a carico dell’ente pubblico di 340,6 milioni di cui l’80% a carico dei Comuni (272,5 milioni). L’incremento totale della spesa rispetto al 2019 sarebbe di 126,5 milioni di cui 101 in capo ai Comuni. Dei tre scenari, il secondo è comunque il più economico. Ma a far propendere per questa pianificazione è il fatto che dei 1’180 nuovi posti nelle case anziani, quasi tre quarti (870) sono già stati autorizzati. Inoltre, spiega Gabriele Fattorini, direttore della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie, «l’aggiunta di 310 posti letto consente di garantire l’equità territoriale».

C’è infine il fatto che il Ticino, primo in Svizzera, ha adottato da circa un ventennio il principio ‘ambulatoriale prima dello stazionario’, con l’obiettivo di mantenere il più a lungo possibile la permanenza dell’anziano al proprio domicilio. Questo è possibile, ha ricordato invece De Rosa, anche grazie a una rete molto fitta di familiari curanti oltre alla presenza sul territorio di strutture diurne e servizi di cura.

Tra le priorità individuate dalla pianificazione integrata – ha continuato De Rosa – vi è quella di avviare le riflessioni per uniformare le due leggi settoriali «e introdurre una norma legale per rendere effettivi i diritti degli anziani, in particolare per quelli collocati nelle case per anziani». Più a lungo termine c’è anche l’obiettivo di riconoscere la prestazione delle collaboratrici familiari meglio note come badanti. «Poiché le sfide demografiche e i cambiamenti della società in questo settore saranno significativi e richiedono quindi approcci nuovi, la pianificazione integrata prevede un monitoraggio costante e aggiornamenti regolari, così da poter adeguare tempestivamente l’offerta ai bisogni», ha spiegato ancora il consigliere di Stato. «L’obiettivo è di garantire flessibilità e risposte in tempi rapidi e finanziariamente sostenibili, a fronte di mutate condizioni della popolazione di riferimento», conclude De Rosa.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE