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Vaccinati e anche non più contagiosi. ‘Buone probabilità’

Il dottor Ceschi sui ‘blandi’ effetti collaterali del vaccino anti-Covid e sulla sua mutazione, ‘questi vaccini possono venir modificati rapidamente’

Il dottor Alessandro Ceschi, è anche nella task force federale che si occupa della sicurezza del vaccino
22 dicembre 2020
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È una corsa contro il tempo ad ostacoli. Fresco di omologazione da parte di Swissmedic, il primo vaccino (quello della Pfizer/BioNTech) contro il coronavirus, crea già malumori. Alcuni cantoni stanno accelerando, Lucerna inizia le prime vaccinazioni domani, altri cantoni il 28, il Ticino il 4 gennaio. Differenze nelle tempistiche ai più incomprensibili che fanno arricciare il naso anche alla politica, in due interpellanze il Plrt chiede come mai il Ticino inizierà la campagna con due settimane di ritardo e perché la regia non è federale. Polemiche a parte, il vero ostacolo, oltre allo scetticismo di una fetta di svizzeri non troppo convinta di farsi vaccinare, si chiama mutazione. C'è una variante del Covid in circolazione (per ora non scovata in Ticino) più contagiosa ma sembra non maggiormente letale: il vaccino funzionerà ancora? Dubbi che abbiamo girato al dottor Alessandro Ceschi. Il primario e direttore medico e scientifico dell’Istituto di scienze farmacologiche della Svizzera italiana dell'Eoc, professore USI e membro della task force federale che si occupa della sicurezza del vaccino ci aiuta a capire quale è la posta in gioco. Il vaccino è considerato sicuro contro una malattia che miete tante vittime. Ciascuno dovrà decidere che cosa fare. È coperto dalla cassa malati e caldamente consigliato dalle autorità soprattutto agli over 65 anni e chi presenta fattori di rischio (obesità, diabete, ipertensione, malattie cardiache o polmonari, tumore...).

Swissmedic garantisce che il vaccino Pfizer/BioNTech è sicuro, lei che cosa ne pensa, lo farà?

Sì certo, lo farò quando sarà il mio turno. Dopo l’attenta e dettagliata analisi dell’autorità regolatoria elvetica su efficacia, sicurezza e qualità del vaccino, possiamo ritenerlo sicuro. Le valutazioni in Svizzera si sono svolte in modo indipendente, senza pressioni di natura politica o economica. Comunque altre autorità regolatorie internazionali (quella inglese, canadese, americana) sono arrivate alla medesima conclusione.

E l’altro vaccino, quello di Moderna, è ancora in fase di verifica?

Sì, Swissmedic lo sta attualmente verificando, l’omologazione potrebbe arrivare tra qualche settimana.

Quali effetti collaterali sono stati osservati per il vaccino Pfizer?

Negli studi clinici, che hanno coinvolto oltre 40mila volontari, sono state osservate reazioni avverse il giorno stesso o quelli seguenti la vaccinazione, nessuna però grave. Ad esempio dolore al sito della puntura, stanchezza, mal di testa o dolori osteo-muscolari, a volte brividi o febbre. Reazioni di regola che scompaiono spontaneamente dopo qualche giorno e possono essere semmai attenuate con paracetamolo.

In Inghilterra si è osservata una reazione allergica al vaccino in due operatori sanitari, il video è in rete e spaventa molte persone...

Facciamo tesoro dell’esperienza inglese, ora sappiamo che ci possono essere queste reazioni allergiche di tipo anafilattico in certe persone e abbiamo adeguato precauzioni e controindicazioni. Può riguardare soprattutto chi ha già avuto una reazione allergica simile in passato ad un vaccino, ad uno dei suoi componenti o a medicamenti. Queste tipo di reazioni avverse, relativamente rare e non emerse durante la fase di studio, sono comunque ben trattabili in un contesto medicalizzato adeguato come quello in cui si somministra un vaccino e non sono una prerogativa di questo vaccino. 

Nessuno ha studiato eventuali effetti collaterali a lungo termine, siamo tutti, in un certo senso, cavie?

Parlare di cavie mi sembra provocatorio. Per tutti i nuovi farmaci o vaccini sul mercato, al momento dell’omologazione si ha una buona certezza che sono efficaci, sicuri e di qualità, ma non c’è mai la conoscenza totale nel dettaglio su eventuali reazioni avverse rare o tardive. Nel caso di questo vaccino, c'è stato uno sforzo coordinato della comunità medico-scientifica internazionale senza precedenti e sono stati abbreviati soprattutto i tempi amministrativi, non quelli di studio. In ogni caso la guardia sul fronte della sicurezza resterà alta e osserveremo con un sistema di monitoraggio strutturato, attivo e pronto ad intervenire eventuali effetti collaterali tardivi. Proprio di questo si occuperà la task force nazionale di Swissmedic, di cui faccio parte. L’alternativa, poco etica, considerata l’efficacia notevolissima dimostrata dal vaccino e l’emergenza sanitaria globale rispettivamente il numero di decessi, sarebbe stata quella di tenere il vaccino ‘nel cassetto’ studiandolo, ancora per 10 anni prima di metterlo a disposizione. Sulla base delle conoscenze attuali si può concludere con buona certezza che i benefici del vaccino sono indubbiamente più elevati dei rischi. Credo che i tempi fossero maturi per l’omologazione e quindi la messa a disposizione del vaccino ai cittadini.

Come avviene il monitoraggio sul vaccino?

Si appoggia sul sistema di monitoraggio già esistente, ossia la rete svizzera di farmacovigilanza distribuita in 6 centri (uno da noi in Ticino, gli altri negli ospedali universitari d'Oltralpe) che collabora con Swissmedic che, a sua volta, è in contatto con il centro di monitoraggio dell’OMS. Questa rete è già attiva per tutti i farmaci e vaccini in uso in Svizzera. Analizza quotidianamente le segnalazioni di reazioni avverse ai farmaci. Ora, questo sistema è stato
potenziato e verrà affinato per essere ancora più efficace, facilitando al contempo eventuali segnalazioni da parte di operatori sanitari e pazienti.

Sei svizzeri su 10 non hanno fretta di vaccinarsi. Tra di loro, soprattutto donne, evidenziano la poca esperienza maturata con questo nuovo vaccino, che cosa commenta?

Sono dubbi leciti, il vaccino è nuovo e c’è necessità di informazione chiara,
trasparente e affidabile. L’Ufficio federale della sanità pubblica sta preparando una campagna di informazione per la popolazione così che ogni cittadino possa essere informato e prendere una decisione in tutta coscienza. Posso solo dire che è stato fatto un lavoro attento e scrupoloso da parte di Swissmedic. Il vaccino dà buone garanzie per una malattia potenzialmente grave per diverse fasce della popolazione. In ogni caso si manterrà alta la guardia e se dovessero emergere nuovi elementi si interverrà rapidamente.

La mutazione del virus scoperta in Inghilterra spaventa l’Europa, sembra una variante più contagiosa del Covid-19: potrebbe rendere meno efficace il vaccino?

Questo virus come altri tende a mutare. Abbiamo avuto l'opportunità di collaborare con l’istituto Humabs Biomed e l'IRB di Bellinzona ad uno studio a trazione internazionale che analizza l’efficacia della risposta immunitaria alle mutazioni del virus. Sappiamo che i vaccini scatenano una risposta immunitaria abbastanza diversificata, di conseguenza per un virus non è evidente evaderla. Se dovesse succedere, le nuove tecnologie alla base di questo tipo di vaccino possono venire modificate piuttosto rapidamente. Sarà comunque fondamentale approfondire gli studi nei prossimi giorni e settimane.

Chi è vaccinato può contagiare gli altri? 

Ci sono dati preliminari che sembrano indicare un’efficacia anche su questo fronte, ma va ancora approfondito nel dettaglio per capire se la vaccinazione ci aiuterà effettivamente a interrompere la catena di contagio. Il focus della strategia della Confederazione ora, nella prima fase, è però quello di prevenire malattie gravi e decessi delle persone vulnerabili e proteggere il sistema sanitario.

Chi ha già avuto il Covid (ed è guarito) ha senso che faccia il vaccino?

Si può fare, ma per chi ha avuto la malattia di recente non c’è urgenza, perché verosimilmente nei primi 3 mesi dopo malattia si ha una protezione immunitaria sufficientemente buona. In una situazione, come quella attuale, di carenza di vaccino, queste persone potrebbero aspettare. 

I vaccinati possono tornare alla vita ‘di prima’ o devono continuare ad osservare le misure (lavarsi le mani, mascherine)?

Non subito. Non si sa ancora con certezza se la vaccinazione impedisce ‘solo’ di ammalarsi o anche di essere contagiosi. Anche chi è vaccinato è importante che continui ad osservare le misure anti-Covid.

Chi ha appena fatto il vaccino contro l’influenza, come molti anziani, può fare anche quello contro il Covid?

Non dovrebbero esserci problemi se è stata fatta da un paio di settimane. Se si soffre di una malattia acuta (febbre etc) si consiglia di rinviare la vaccinazione.

Quanto dura la protezione?

Non sappiamo ancora se dura diversi mesi o anni e sarà un aspetto fondamentale da studiare prossimamente. Non è escluso che una vaccinazione di richiamo possa essere necessaria.

Quanto tempo dopo la vaccinazione si è protetti?

La vaccinazione richiede due dosi a 3-4 settimane di distanza l’una dall’altra. La protezione parziale inizia già due settimane dopo la prima dose ed ma è completa (attorno al 95%) solo una settimana dopo la seconda dose.

Molti cantoni iniziano la campagna di vaccinazione questa settimana o la prossima, il Ticino, tra due. Stiamo perdendo tempo prezioso?

Questa strategia spetta all’autorità cantonale, ci sono molti aspetti organizzativi da preparare con cura, tra cui anche dare informazioni adeguate per poter prendere una decisione cosciente a chi per primo potrà sottoporsi alla vaccinazione, ovvero in primis gli anziani. Tre settimane è un periodo che ha un impatto trascurabile sulla situazione pandemica. Capisco però che queste
differenze tra cantoni possono generare dubbi nella popolazione e confido su un’informazione adeguata ai cittadini da parte dell’Autorità.

Il vaccino risolverà subito tutti i problemi?

Nei primi mesi il vaccino non sarà sufficiente a risolvere la crisi, si dovrà continuare ad applicare scrupolosamente le misure che tutti conosciamo. Si vedrà probabilmente una efficacia più importante verso fine primavera-inizio l’estate, quando una quota più grande della popolazione sarà vaccinata, ci sono esperti internazionali di alto livello che ipotizzano che nella seconda metà del 2021 si potrà tornare progressivamente alla normalità.

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